Accordo sul clima, a parole. Solo promesse per l’Africa
Umberto De Giovannangeli - L'Unità
Buoni propositi. Ma le decisioni che pesano sono rinviate nel tempo, al 2050, e vincolate a un improbabile via libera di Cina, India, Brasile. Gli 8 Grandi trovano un’intesa sul clima. Le critiche degli ambientalisti.
«Sapremo trovare le parole» (Frattini dixit). Sull’Iran. Sulle regole finanziarie. Sul clima. Parole. Perché i fatti, le decisioni impegnative, l’assunzione di responsabilità verificabili in tempi certi e condivisi, questo è un altro discorso.
INDIA E CINA FRENANO
A L’Aquila i leader del G8 approvano la dichiarazione sul clima. I firmatari si impegnano a «raggiungere un accordo globale, ambizioso e onnicomprensivo a Copenhagen» sul cambiamento climatico. Nel documento gli Otto Grandi ribadiscono gli obiettivi Onu di ridurre di almeno il 50% le emissioni di gas serra entro il 2050. Gli Otto riaffermano anche la possibilità che questo impegno si traduca per i Paesi industrializzati in «una riduzione dell’80% o più entro il 2050», e riconoscono «l'approccio scientifico secondo cui l'aumento medio globale della temperatura al di sopra dei livelli pre-industriali non dovrà eccedere i 2 gradi centigradi». Insieme a questi obiettivi a lungo termine i Grandi si impegnano a un non meglio precisato « insieme di azioni forti e di riduzioni a medio termine». «Intendiamo garantire la nostra prosperità presente e futura assumendo la guida nella lotta contro i cambiamenti climatici», si legge nel testo. «Facciamo appello agli altri Paesi industrializzati e alle economie emergenti affinché si impegnino attivamente»,continua il testo finale, «in linea con il principio delle responsabilità comuni e differenziate, e sulla base delle rispettive capacità». Ma sulla strada dell’attuazione dei buoni propositi, ci sono tre ostacoli possenti: Cina, India, Brasile, dichiaratamente contrari alla definizione di target specifici. Un fronte che già da oggi intende dare battaglia al summit.
SCETTICISMO VERDE
Secondo il Wwf, i leader del G8 «hanno concordato di mantenere l'aumento delle temperature globali al di sotto dei due gradi, dimostrando di essersi finalmente risvegliati dopo una lunga fase di negazione. Ma hanno completamente omesso di dire come intendono raggiungere l'obiettivo». «Senza una strategia chiara per la riduzione delle emissioni – si legge in un comunicato del Wwf – questo impegno si aggiungerà alla lunga lista delle promesse non mantenute». Sulla stessa lunghezza d’onda è il commento di Kim Carsensten, leader della Global Climate Iniziative: «Se non altro – afferma Carsensten – la buona notizia è che i leader del mondo sono tornati con i piedi per terra. Gli diamo il benvenuto tra noi, ma ci domandiamo perché non abbiano detto come intendono mantenere le loro promesse e cosa faranno tra oggi e il 2020. Se non elaborano un percorso per raggiungere l'obiettivo dichiarato – conclude – l'impegno si andrà ad aggiungere a una lunga lista di promesse non mantenute». «Rimandare gli obiettivi della riduzione delle emissioni al 2050 – incalza Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente – vuol dire solo non affrontare il problema». Promesse. Come quelle contenute nella dichiarazione finale su «Sviluppo e Africa: per una globalizzazione sostenibile e inclusiva». Gli Otto si impegnano a mitigare l'impatto della crisi economica mondiale sui Paesi poveri e a «rinnovare tutti gli impegni verso i Paesi poveri, in particolare verso l'Africa» e gli sforzi per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo Onu del Millennio entro il 2015. È il G8 delle promesse.
Fonte: L'Unità
9 luglio 2009