Pacchetto sicurezza e "rapporti" scomodi
Bruna Iacopino
Il ddl 733b è di nuovo in Senato per il via libera definitivo, l’approvazione a colpi di fiducia alla Camera non ha apportato modifica alcuna al testo di legge. L’ipotesi è che la maggioranza vi faccia nuovamente ricorso.
Il ddl 733b è di nuovo in Senato per il via libera definitivo, l'approvazione a colpi di fiducia alla Camera non ha apportato modifica alcuna al testo di legge. L'ipostesi è che la maggioranza vi faccia nuovamente ricorso. Difatti in questi mesi si sono susseguite le dichiarazioni di sdegno e i rilievi anche di materia costituzionale che fanno temere, in particolare al Ministro dell'interno, un ennesimo stop. Caso vuole, che giusto oggi, la stoccata di turno venga inflitta dal presidente della Camera che già in precedenza aveva manifestato qualche perplessità. Approfittando di un Forum sul giornale spagnolo El Mundo, Fini afferma senza mezzi termini: “ E' assolutamente indispensabile distinguere chi chiede asilo politico. I rifugiati non possono essere automaticamente equiparati al clandestino. La equiparazione automatica farebbe venir meno la dignità della persona umana”. Una virata non da poco per il padre di una legge restrittiva quale quella che porta il suo nome accanto al nome del Senatur leghista, che di certo non avrà apprezzato. Del resto un precedente c'era già stato. Era successo alla Camera in occasione della fiducia sullo stesso ddl. Parlando con i cronisti a proposito dei respingimenti, il presidente dela Camera aveva dichiarato: “… non è un problema di punti di vista: ci sono le norme di diritto internazionale. Esiste il problema del respingimento dei migranti ed esiste il diritto all’asilo. Solo che va verificato. Se si verifica sul territorio nazionale esistono i Cie, se si verifica durante il trasferimento deve essere certo che sia fatto in modo esaustivo e completo”.
Le recenti esternazioni, però, sembrano spingersi ancora oltre, mentre altri affondi provengono dalla pubblicazione di rapporti che tirano in ballo, in maniera più o meno diretta, il fenomeno migratorio in rapporto al nostro paese.
Il primo è quello realizzato dall'Associazione Antigone in merito alla popolazione carceraria in Italia. Problema già sollevato dal recente rapporto del CSM. Sarebbero 63.460 i detenuti presenti nelle carceri italiane, 20.000 in più rispetto alla capienza massima. Una cifra record, conferma l'associazione, che, nota, non si era mai registrata dai tempi dell'amnistia di Togliati nel '46. Se il trend procede come all'inizio di quest'anno a fine 2009 si potrebbe arrivare a 70.000 unità fino ai 100.000 nel 2012. Gli stranieri sono 23.530, di questi 2.482 per non aver ottemperato all'obbligo di espulsione. E il trend potrebbe realmente salire con il nuovo pacchetto sicurezza rendendo la situazione ingestibile, non solo a causa dell'introduzione del reato di immigrazione clandestina, ma per tutta una serie di reati vecchi e nuovi che vengono reintrodotti, uno fra tutti l'oltraggio a pubblico ufficiale. Una situazione che rischia dunque di diventare esplosiva.
Il secondo è il rapporto OCSE sull'immigrazione. Dopo le accuse esplicitamente mosse all'Italia in termini di discriminazione sul posto di lavoro per gli stranieri, oggi il presidente Gurria, nell'ambito di una conferenza stampa tenutasi a Parigi ha invitato i paesi membri a non chiudere le porte all'immigrazione: "Nessun Paese ha detto che chiudera' le porte – ha osservato Gurria. – Ma per esempio l'Italia, che aveva 150.000 posti di lavori per gli immigrati, li ha ora ridotti a zero, l'Australia li ha ridotti del 20%. Si assiste di fatto ovunque a condizioni piu' dure sulla disponibilita' 'aritmetica' all'impiego degli immigrati, ma anche ad atteggiamenti piu' duri. Si e' gia' visto per esempio alle ultime elezioni europee, con l'affermazione di posizioni estreme anti-immigrazione".
Gli immigrati, secondo il rapporto OCSE, sono i primi a perdere il posto d lavoro a causa della presente crisi economica.
“…I lavoratori immigrati- si legge sempre nel rapporto- sono quelli più colpiti dal deterioramento del mercato del lavoro… i primi ad essere licenziati e gli ultimi ad essere assunti.”
L'auspicio è che vengano rafforzate le politiche di integrazione e sostegno sociale per una categoria che ha contribuito non solo ad aumnetare la ricchezza dei singoli paesi, ma che continua a giocare un ruolo determinante per i bilanci demografici. Un ultimo appunto, che merita di essere menzionato, il riferimentio al lavoro nero, reso possibile dalla mancanza di controlli, fenomeno che contrasta apertamente con lo strumento delle quote legali di ingresso. Colpevoli? Spagna e… Italia.
Chissà che questo non dia anche degli spunti per riflettere sul Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro laddove gli immigrati pagano, un caro prezzo. Per loro l'incidenza infortunistica (rapporto INAIL di questi giorni) corrisponderebbe al 44% contro il 39% dei lavoratori italiani.
Fonte: Articolo21
30 giugno 2009