Come riempire il vuoto a sinistra


Mario Pianta, Giulio Marcon


L’appello “per una lista unica della sinistra alle elezioni europee”, sottoscritto da duemila persone nel febbraio scorso, è rimasto inascoltato. La sinistra, dopo essere sparita un anno fa dal Parlamento italiano, scompare anche dal Parlamento europeo.


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Come riempire il vuoto a sinistra

L'appello “per una lista unica della sinistra alle elezioni europee”, sottoscritto da duemila persone nel febbraio scorso, è rimasto inascoltato. La sinistra, dopo essere sparita un anno fa dal Parlamento italiano, scompare anche dal Parlamento europeo. Paradossalmente, scompare per la mancanza di visione e strategia unitaria per i dirigenti dei partiti, quando i comportamenti elettorali rivelano un’area di opposizione in forte crescita (6,5% se sommiamo Rifondazione e Sinistra e Libertà, 2,9% ai Radicali, 8% all’Italia dei Valori), a cui si affianca un forte astensionismo “di protesta”.
Il voto del 6-7 giugno mostra che è temporaneamente rallentata l’onda del berlusconismo, con il suo attacco alla democrazia, mentre l’aggravarsi della crisi economica e dell’insicurezza alimenta una spinta populista verso la Lega Nord e Di Pietro; la crescita di queste forze non è che il riflesso del vuoto di una politica alternativa e dell’incapacità della sinistra di rappresentare gli interessi diffusi di cambiamento politico e sociale. La politica dei partiti è sempre più lontana dalla società, proprio quando più necessario sarebbe il ruolo della politica per affrontare le emergenze del paese.
Se l’obiettivo è ricostruire una politica nuova e una sinistra – sociale e solidale, ambientalista e pacifista, plurale e unitaria – capace di incidere sulla politica italiana ed europea, quattro ci sembrano le strade da percorrere.
1. Le forme della politica. Il “passo indietro” dei partiti della sinistra nella loro configurazione attuale, e dei loro gruppi dirigenti, è il necessario punto di partenza. Occorre uscire dalle logiche politiciste e autoreferenziali che hanno portato competizione autodistruttiva tra le liste della sinistra. Una politica nuova deve unire rappresentanza, movimenti e società civile. Un modo nuovo di fare politica deve affermarsi, in cui non ci sia diversità tra forma e sostanza, mezzi e fini. Ora le forme della politica della sinistra sono percepite come non molto diverse da quelle degli altri partiti, e questo provoca disaffezione e distacco. La pari dignità tra le diverse forme dell’azione politica – nei movimenti, nel sociale, nel sindacato, oltre che nei partiti – deve essere alla base del modo di essere della politica. Bisogna pensare a un modello confederale, associativo, territoriale delle conformazioni politiche, con incompatibilità tra responsabilità di partito e cariche elettive, limite temporale delle cariche, equilibrio di genere: serve sviluppare le forme di democrazia diretta (primarie, uso del sorteggio per parte delle cariche), le consultazioni e accordi formalizzati con movimenti e organizzazioni sociali. In queste cose passa il discrimine tra l’essere percepiti come parte della casta e una politica di cambiamento.
2. Il radicamento sociale. La sinistra non sa più leggere e interpretare la realtà sociale che le sta intorno, non è più in grado di costruire una visione e una narrazione della sofferenza e del disagio sociale. Dobbiamo conoscere quello che sta accadendo nel paese per effetto della crisi e del degrado della democrazia, scambiare esperienze, comunicare una realtà nascosta dal clamore mediatico. Dobbiamo capire i meccanismi che hanno portato – nel mondo e in Italia – a recessione, disoccupazione, disuguaglianze, impoverimento, emarginazione, razzismo, autoritarismo, riduzione degli spazi di democrazia, distacco dalla politica.
Il problema della sinistra in questi anni non è stata l’insufficiente autonomia politica dei partiti dalle dinamiche sociali, quanto la totale autonomia dei partiti dalla società. E’ anche per questo motivo che forze come la Lega o Di Pietro – con le loro risposte populiste – hanno esteso il loro radicamento nelle classi popolari del paese.
3. I contenuti delle politiche. Dobbiamo raccogliere le proposte e le pratiche per politiche alternative. Sull’economia, occorrono misure per uscire dalla recessione nella direzione di uno sviluppo governato dalle scelte collettive e non dai mercati, che tuteli il lavoro più dei capitali, sostenibile sul piano ambientale, meno ingiusto nei rapporti Nord-Sud. Il lavoro deve tornare al centro dell’agenda della sinistra. Sulla politica, dobbiamo raccogliere le proposte e le pratiche che possono contribuire a rinnovare la democrazia nei suoi aspetti essenziali – le forme della rappresentanza elettorale, il ruolo del Parlamento, la divisione dei poteri, la libertà e il pluralismo dei mezzi di comunicazione – a estendere la partecipazione popolare alle decisioni collettive, a difendere la Costituzione, a consolidare processi democratici a scala europea e internazionale. Sono questi i contenuti che possono caratterizzare oggi una nuova politica della sinistra.
4. Le reti della nuova politica. Sono moltissime le realtà che in questi anni hanno mantenuto un impegno su questi temi negli ambiti più diversi – sindacato e società civile, enti locali e servizi pubblici, associazionismo e movimenti, giornali e mezzi di comunicazione, ricerca e cultura. Crediamo che quest’impegno quotidiano debba acquisire una visibilità politica, rinnovare la partecipazione, definire forme e contenuti della nuova politica. Sono questi i soggetti sociali che possono diventare protagonisti del cambiamento.
Per dare espressione politica e una sinistra che sul piano sociale, e ance nei comportamenti elettorali, è tutt’altro che scomparsa, è necessario un processo costituente dove tutti concorrano alla pari, senza egemonie di gruppi e ceti politici consolidati, serve quel “percorso, non solo politico, ma anche culturale” unitario proposto dall’editoria di Valentino Parlato sul manifesto di ieri.
L’obiettivo è di rappresentare sul serio le istanze di cambiamento della società italiana. L’appello “per una lista unica della sinistra alle elezioni europee” aveva promesso nuovi appuntamenti per continuare questo lavoro. Questa volta saranno appuntamenti da non mancare.

di Mario Pianta, Giulio Marcon

Fonte: il Manifesto 

9 giugno 2009

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