Più crisi, meno diritti
Andrea Pira - ilfattoquotidiano.it
"Dietro alla crisi economica si cela un’esplosiva crisi dei diritti umani" denuncia il Rapporto annuale di Amnesty International. E per prevenire l’esplosione l’associazione lancia la campagna "Io pretendo dignità".
Presentato a Roma il Rapporto 2009 di Amnesty International. Una denuncia della crisi economica, definita una bomba ad orologeria che può esplodere in ogni momento. Il Rapporto 2009 fotografa la situazione dei diritti umani in 150 Paesi nel mondo «Se prima i diritti umani erano messi in secondo piano in nome della sicurezza, ora lo sono in nome della crisi economica», queste le parole di Christine Weise, presidente della sezione italiana di. Alla presentazione sono intervenuti anche Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, Daniela Carboni, direttrice dell’ufficio campagne e ricerca, e l’attrice Sabrina Impacciatore testimonial della nuova campagna di Amnesty “Io pretendo dignità”.
Amnesty sottolinea l’esigenza di «un new deal dedicato ai diritti umani.». Evidenzia una correlazione tra l’aumento della disuguaglianza ,del razzismo della xenofobia e la mancanza di sicurezza, giustizia e dignità. Gli esempi più evidenti di questa crisi sono la negazione dei diritti indigeni in alcuni paesi in forte crescita economica come Brasile, India ed Messico; il vertiginoso aumento dei prezzi del cibo, la violenza sulle donne; le politiche restrittive come reazione alla pressione migratoria, gli sgomberi forzati di centinaia di migliaia di persone.
Emergenze evidenziate dai numeri: 963 milioni di persone nel mondo soffrono la fame, un miliardo di persone vive in insediamenti precari, 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all’assistenza sanitaria di base, 20 mila bambini muoiono ogni giorno perchè non hanno accesso a servizi igienici adeguati .
La nuova campagna mira a sensibilizzare i governi contro questi abusi puntando su tre temi fondamentali: mortalità materna, gli insediamenti abitativi precari, la responsabilità delle aziende. Un modo per dare voce e coinvolgere nelle decisioni chi è senza diritti.
Fonte: Lettera22, il Manifesto
29 maggio 2009