Festa senza festa ieri a Kabul


Emanuele Giordana - Lettera22


Niente sfilata nell’anniversario della fine del regime di Najibullah Karzai ha approfittato della visita del premier britannico Gordon Brown per annunciare ufficialmente che nel giro di qualche giorno sarà nella lista dei candidati. Razzi sul campo francese: tre feriti. E gli italiani soccorrono l’esercito afgano.


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Festa senza festa ieri a Kabul

Kabul – “L'esercito nazionale afghano e le forze di polizia della regione di Kabul, in un'operazione nel distretto di Musahi, a Sud della capitale, hanno respinto grazie anche all'intervento dei militari italiani, un attacco degli insorti". L'AdnKronos batte la notizia da Camp Arena, Herat, sulla base di quanto riferisce lo Stato maggiore della Difesa italiano da Roma. Che precisa come l'operazione sarebbe stata effettuata lunedi e che, individuata la presenza di un gruppo di elementi ostili nella zona del villaggio di Guldara, le forze di sicurezza afghane hanno richiesto il supporto degli alpini della base operativa avanzata, che sono intervenuti insieme ai militari della coalizione presenti nella valle.
Sono dunque stati “fortunati” i giornalisti italiani – una troupe Rai e alcune colleghe – che proprio lunedi con i militari di Camp Invicta, che li avevano in consegna, si sono ritrovati in zona operativa mentre compivano un sopralluogo coi soldati italiani. Da Kabul, dove siamo rimasti nella vigilia dell'anniversario della presa del potere dei mujaheddin dopo la caduta dell'ultimo baluardo filosovietico nel 1992, vediamo solo partire diversi elicotteri verso Sud ma pensiamo siano i servizi di pattuglia che, da domenica, hanno cominciato a farsi sempre più intensi, in strada e nell'aria, in vista della ricorrenza in agenda ieri, qui festa nazionale. Ma la grande attesa, condita di ogni sorta di allerta e dal divieto a funzionari e personale civile occidentale di uscire di casa, è stata tradita dal nulla di fatto: già lunedi sera il presidente Karzai, che esattamente un anno fa era finito sotto il tiro incrociato delle mitragliette talebane in pieno giorno a Kabul, aveva deciso di abolire la sfilata e dunque l'esposizione della sua persona a un possibile attacco talebano. Questi ultimi del resto si sono limitati a un lancio di razzi che, ieri mattina alle 5 ora locale, hanno colpito la base multinazionale di Camp Warehouse a Kabul.
Nel campo ci sono anche una ventina di militari italiani dello staff del comando regionale a guida francese ma i razzi artigianali, caduti in uno spiazzo della caserma, hanno fortunatamente solo ferito tre soldati francesi, la maggioranza degli ospiti di Camp Warehouse. Di fatto il lancio è una delle tante attività tradizionali che costellano la storia minore della guerra nella capitale: ma è ormai dal famoso assalto coordinato ai ministeri afgani a metà febbraio che i talebani non fanno granché a Kabul. E probabilmente nulla avevano prospettato per ieri: “troppo furbi per ripetersi”, commenta un operatore umanitario…
Se la festa dei mujaheddin per la fine dell'era Najibullah (un'era che – seppur sottovoce – qualcuno rimpiange) non ha visto grandi celebrazioni, Karzai ha scelto la vigilia per rilanciare ufficialmente la sua annunciata ricandidatura. Ma la sorpresa non è questa. All'apertura della campagna elettorale, o meglio del periodo che, sino agli inizi di maggio, consente a chi ne ha motivo di contestare le candidature, la notizia vera sembra essere un'altra: ossia che non c'è altro presidente possibile al di fuori di lui, contestato fino all'altro ieri da destra e sinistra e, soprattutto, dai suoi principali sponsor: gli americani. Ma adesso la musica sembra essere cambiata.
Karzai ha approfittato della visita del premier britannico Gordon Brown per annunciare ufficialmente che nel giro di qualche giorno sarà nella lista dei candidati che, secondo la commissione elettorale, potrebbe allungarsi fino a una quarantina di sfidanti per la tornata che dovrà, il 20 agosto prossimo, decidere per il terzo presidente del “nuovo” Afghanistan post talebano. Karzai si presenta per il secondo mandato anche se, come primo presidente ad interim, sarebbe alla sua terza prova. Lo sfidano nomi più o meno noti come i suoi due ex ministri delle Finanzie , Anwar-Ul Haq Ahadi e Ashraf Ghani Ahmadzai, il suo ex ministro degli Interni, Ali Ahmad Jalali, nonché il suo ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah, ex signore della guerra ed ex braccio destro dell'eroe nazionale Ahmad Shah Massud. Ma nessuno gode del potere personale di Karzai e famiglia nonché di un controllo evidente sui mezzi di informazione anche se molti lo hanno criticato. A Kabul dicono che adesso, che anche Washington si è messa l'anima in pace, la sua riconferma è molto, molto probabile.


Fonte: Lettera22 e il riformista

29 aprile 2009

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