Le due parti
Piero Piraccini
Fra alcuni mesi si torna a votare. Si rinnovano amministratori locali ed europei. E’ la democrazia! Per fortuna? No, grazie a coloro che oggi si battono perchè essa sia consentita e che alcuni decenni fa sconfissero chi ne aveva ideato la fine."
Sembra non esista fondo alcuno al peggio, anche se ogni volta si ha l'impressione di averlo toccato.
E invece no che non è vero. Risolte le vicende giudiziarie del capo di governo con provvedimenti legislativi avversi allo spirito della Costituzione ed orripilanti a chi, ancora, conosce il significato della parola dignità, si continua nello stesso solco su altre materie.
Mentre ogni evento viene declinato con una deriva angosciante sicchè all'immigrazione consegue il razzismo, al fine vita (angosciante di suo) lo stato padrone dispotico, all'urbanistica la cementificazione del territorio, all'antifascismo la demonizzazione della Resistenza e del 25 Aprile, … tanti elementi affastellati che rendono impazzito il dibattito nella politica e nella società finendo per perdere il filo della ragionevolezza in nome di un'unica logica: la destra peggiore ha vinto e, dunque, pone e dispone come, dove, quando vuole. Aiutata dalle televisioni che possono titolare “L'Europa approva il piano casa di Berlusconi” dando la parola al premier il quale comunica che trasmetterà il testo alle ambasciate europee (addirittura!), salvo sentirgli dire, pochi giorni dopo, che non ne condivide il contenuto. Senza parlare del ministro ad hoc, Matteoli, che in TV, ignorando la smentita, illustra lo stesso piano giurandone la giustezza. Roba da superare l'immaginazione di qualunque sceneggiatore, solo che in questi casi si tratta di realtà.
Così come è realtà la decisione del governo di impegnare il nostro Paese per 14 miliardi di euro per produrre 131 cacciabombardieri JSF (aerei d'attacco che possono trasportare armi nucleari) e di rifiutare il sostegno ai redditi delle famiglie di chi viene licenziato in seguito alla crisi economica.
L'elenco è infinito talchè sembra superato quel limite che fa sentire l'eccezionalità della cosa
perchè oramai tutto è eccezionale, dunque nulla rischia di esserlo più.
Dunque, ben a ragione, si può affermare che “Preoccupa soprattutto l'accettazione passiva che penetra nella cultura. Una nuova incipiente legittimità è all'opera per avvilire quella costituzionale. Non sono difetti o deviazioni occasionali ma segni premonitori su cui si cerca di stendere un velo di silenzio che forse un giorno sarà sollevato e mostrerà che cosa nasconde, ma sarà troppo tardi”. (Zagrebelesky ed altri).
Questo, da una parte.
Fra alcuni mesi si torna a votare. Si rinnovano amministratori locali ed europei. E' la democrazia! Per fortuna? No, grazie a coloro che oggi, si batte perchè essa sia consentita ed a chi alcuni decenni fa sconfissero chi ne aveva ideato la fine. I cui nomi sono scolpiti, alcuni, su infinite lapidi a volte ingiallite, altri nell'isola di Ventotene, o sono stati pronunciati recentemente ad Auschwitz da studenti di Cesena, o a Napoli da oltre centomila ragazzi che hanno richiamato i valori della legalità contro le mafie. Sono le voci della libertà contrapposte a quelle, infinitamente più potenti di chi in altre epoche ed in queste ha creduto (avendo ragione) e crede che un mondo diverso sia possibile.
E' l'altra parte che, tuttavia, da tempo passa da politica in politica, in un continuo percorso verso un dove di cui si intravvede solo la traversata e non il fine, portatrice di nomi sempre diversi da renderne affannoso il ricordo, attratta da un cupio dissolvi che la rende debole nella proposta, sia che si mostri unita per eventi recenti sia che si mostri divisa, colpita da una maledizione perenne. Né sa trovare il necessario collante davanti allo spettro richiamato dallo stesso Zagrebelesky: “il risultato che ci sta dinnanzi spaventoso è un regime chiuso di oligarchi rapaci, che succhia dall'alto, impone disuguaglianza, respinge chi, per difendere la propria dignità, non vuole asservirsi, mortifica le energie fresche e allontana i migliori”.
E' l'altra parte che, in modi affannosi ed in tempi affannati, si ingegna a trovare meccanismi di unità a fronte delle prossime elezioni di giugno vuoi con spirito unitario vuoi con spirito identitario, a volte disegnando una prospettiva che va oltre il mese di giugno a volte specificando che l'unità è legata proprio a quel mese perchè i meccanismi elettorali rischiano di far scomparire, chissà fino a quando, la rappresentanza politica di qualche milioni di italiani.
E' l'altra parte che, incapace di pensarsi già oggi portatrice di speranze, sceglie il piccolo cabotaggio perchè – dice, illudendo se stessa e deludendo gli altri- ci sarà un dopo in cui ricostruire una forte identità. Forse a ragione, forse no. Certo che il tutto subito è troppo ma il niente dopo è più di un rischio. E la prima delle parti, beata, potrebbe guarderà l'altra che si lecca (ancora una volta) le ferite.
Autore Piero Piraccini