Fuori legge


Alessandro Dal Lago


Da oggi, la discriminazione degli stranieri diventa stigma ufficiale, un marchio legale impresso sull’esistenza, sui corpi e sulle possibilità di vita di chi è già privo di diritti, escluso o marginale. Una vergogna che ci coinvolge tutti…


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Fuori legge

E’ come se la politica della sicurezza in Francia fosse dettata da Le Pen. Le misure approvate al Senato descrivono il baratro in cui è caduta l’Italia, oggi il Paese occidentale in cui una parte consistente della popolazione residente è letteralmente perseguita in nome di un ideologia xenofoba e dal ricatto della Lega. Da oggi, la discriminazione degli stranieri diventa stigma ufficiale, un marchio legale impresso sull’esistenza, sui corpi e sulle possibilità di vita di chi è già privo di diritti, escluso o marginale. Una vergogna che ci coinvolge tutti e che rende oscena ogni mediazione tra opposizione e maggioranza, anche su qualsiasi altro argomento. Intendiamoci. Con queste misure, il governo va a caccia di guai e di ulteriore riprovazione internazionale. La possibilità per i medici di denunciare i clandestini non potrà che ripugnare alla coscienza umana e professionale di chi si sente vincolato al giuramento di Ippocrate. Non è difficile prevedere su questo punto una vasta obiezione civile. Quattro anni di carcere a chi è sottratto all’espulsione significano intasamento degli uffici giudiziari e delle carceri, nonché nuove prigioni e Cpt. La tassa sul permesso di soggiorno  è una gabella rivoltante che una società opulenta impone a chi cerca di sopravvivere solo con il proprio lavoro. Le ronde, armate o disarmate che siano sono uno scotto pagamento alla brama di delazione e di menare le mani che spira direttamente dalle osterie lombarde. Quanto al registro dei senza tetto, eccoci tornati al virtuale imprigionamento dei poveri dell’Inghilterra settecentesca. Sono norme grottesche e in larga parte inattuabili, ma che diffonderanno il terrore tra chi vive già nell’angoscia dell’esclusione. Misure indegne della costituzione. E vedremo se passeranno il vaglio delle supreme autorità. In ogni caso, dimostrano ampiamente quanto abbiano ragione, in Brasile o in Francia, quelli che dubitano della giustizia italiana. Una volta di più, la responsabilità di questa inarrestabile deriva razzista non è esclusivamente della destra. Se un partito xenofobo impone alle sue ossessioni a gente che ha la faccia tosta di proclamarsi cattolica o liberale, è perché sente i consenso di fondo di gran parte del ceto politico, compreso quello che è minoranza in parlamento. Magari non sulle singole norme , ma sulla cultura che le sottende. L’oscena equazione “insicurezza uguale immigrazione”, lo strepito bipartisan che ha visto metter alla gogna lavavetri, mendicanti, marginali, ambulanti e così via. Un consenso che non evita all’opposizione un declino inarrestabile, in un paese che si contorce senza fine nella paura.

Fonte: il Manifesto

6 gennaio 2009

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