I tempi stanno cambiando


Antonio Di Bella


"Il mercato? Può fare danni. I musulmani: rispetto e interesse." Bastano queste due frasi per capire la radicalità della svolta che il discorso di Obama ha impresso all’America.


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I tempi stanno cambiando

 

 

 

 

 

 

 

 

"Il mercato? Puo' fare danni. I musulmani: rispetto e interesse." Bastano queste due frasi per capire la radicalita' della svolta che il discorso di Obama ha impresso all'America. Sull'economia il neopresidente ha detto che il mercato puo' fare danni e va corretto. Sul rapporto fra stati ha buttato alle ortiche il mito della superpotenza unica di Bush parlando di dialogo, cooperazione, unita' di intenti.  Invece di scontro di civilta' (la teoria neocon) ha esaltato la convergenza fra nazioni su obiettivi comuni come la pace, la lotta alla poverta', il rispetto dell'ambiente. Ha citato l'energia solare, la difesa del pianeta. Ha messo in guardia contro il ricorso alla potenza mettendo l'accento sull'importanza dei valori. Ha parlato di etica della responsabilita', a cominciare da quella del pubblico dipendente che dovra' rispondere di ogni dollaro speso per ristabilire la fiducia fra elettori ed eletti. Ha ringraziato in apertura George Bush  a significare la volonta' di dialogo anche con l'opposizione, una volonta' gia' manifestata nei giorni scorsi con  ripetut incontri con il suo avversario elettroale McCain.  Non ha nascosto i pericoli, la paura per un declino americano, una paura che va combattuta con la speranza, il lavoro duro, l'umilta'.  Non ha mancato di promettere risposte decise a chi attacchera' l'america, ma che differenza rispetto ai toni del "guerriero" Bush (quantomeno quello del primo mandato)! E poi c'e' la commozione per il realizzarsi di un sogno. "Fino a pochi anni fa, ha detto Obama, in questa citta' un afroamericano poteva essere bloccato sulla porta di un ristorante". Oggi un afroamericano e' presidente degli Stati Uniti. Una lezione per il mondo.

Sì, davvero come cantava Bob Dylan, i tempi stanno cambiando.

Fonte: Articolo21

20 gennaio 2009

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Obama si muove su Guantanamo
il carcere sarà chiuso entro l'anno

da Repubblica.it

WASHINGTON – Chiusura di Guantanamo e impegno per il Medio Oriente. E un deciso segnale all'insegna di un cambio di rotta sulla "segretezza" e le lobby. Il giorno dopo il giuramento il neopresidente Usa Barack Obama lancia segnali precisi sia sul fronte esterno che interno.

Guantanamo chiude. In compagna elettorale Obama ne aveva promesso la chiusura. E oggi ecco spuntare una bozza con l'ordine di mettere i sigilli al carcere cubano entro il 2009. Inoltre, su ordine del presidente, i pubblici accusatori dei tribunali di Guantanamo per i crimini di guerra hanno chiesto ai giudici militari di 'congelare' per 120 giorni i casi in sospeso. Il Pentagono riesaminerà completamente le procedure per la detenzione dei prigionieri accusati di terrorismo, in attesa di nuove direttive da parte della Casa Bianca.

Dello stop a Guantanamo si è avuta notizia quando ancora non si era conclusa la lunga giornata dell'insediamento di Obama alla Casa Bianca. Oggi un giudice ha annunciato la sospensione del processo a cinque presunti responsabili delle stragi dell'11 settembre, che era in preparazione nella base americana a Cuba: i cinque rischiano tutti la pena di morte.

Medio Oriente. Dall'Ufficio Ovale sono partite le prime telefonate ufficiali, fatte a leader mediorientali, con la promessa "di lavorare per aiutare a consolidare il cessate il fuoco" a Gaza. Obama ha chiamato per primo il presidente dell'Anp Abu Mazen, affermando di voler impegnarsi per trovare una soluzione duratura alla crisi di Gaza e assicurando di voler ''lavorare con lui e i suoi partner per stabilire una pace duratura nella regione''. Ha poi parlato con il premier israeliano Ehud Olmert, il presidente egiziano Hosni Mubarak, il sovrano giordano Abdallah II.

Nel suo colloquio con Obama, Olmert ha auspicato che l'impegno internazionale contro i traffici di armi verso Gaza possa consolidare il processo di pace e ha assicurato che Israele "farà ogni sforzo" in favore delle esigenze umanitarie della popolazione palestinese della Striscia. Obama, inoltre, sta esaminando anche la nomina di un inviato speciale per il Medio Oriente, con l'ex-senatore George Mitchell favorito.

In arrivo le norme "etiche". Le hanno chiamate "misure etiche". In pratica norme per la trasparenza dell'amministrazione. Anzitutto l'accesso ai documenti federali sarà ampliato. Poi saranno "congelati" gli stipendi dei collaboratori che guadagnano più di 100.000 dollari all'anno. "In questo periodo di difficoltà economiche le famiglie americane sono costrette a tirare la cinghia e lo dovrà fare anche Washington – ha detto il presidente – Per questa ragione saranno congelati gli stipendi dei miei principali collaboratori alla Casa Bianca". Vita dura anche per i lobbisti americani. Da oggi in poi saranno sottoposti ai più rigorosi limiti mai avuti sotto un'amministrazione americana. Obama ha annunciato che i membri della sua amministrazione non potranno accettare regali da nessuna delle lobby americane per evitare conflitti di interesse. "La trasparenza e il rispetto della legge devono diventare la pietra di paragone della mia amministrazione – ha detto il presidente – Tutte le agenzie federali devono sapere che a partire da oggi sarà schierata non dalle parte di chi cerca di tenere segreti i documenti, ma dalla parte di chi cerca di conoscerne il contenuto". Obama ha aggiunto che la norma riguarderà anche il presidente: per tenere informazioni segrete dovrà avere l'avallo del Ministero della Giustizia.

Hillary approvata dal Senato. E, in serata, Hillary Clinton diventa ufficialmente segretario di Stato Usa, ottenendo il via libera quasi unanime del Senato.
Hanno votato a favore di Hillary 94 senatori, mentre i voti contrari sono stati soltanto due, e ambedue espressione dei repubblicani all'opposizione. Hanno detto di no a Hillary l'ultraconservatore David Vetter della Lousiana (era previsto), al quale si è aggiunto Jim DeMint della South Carolina.

Il via libera del Senato a Hillary, lei stessa senatrice uscente dello Stato di New York, era scontato. Non era altrettanto scontata la quasi unanimità, visto che una serie di senatori avevano espresso alcune perplessità per i legami con suo marito Bill, l'ex presidente degli Stati Uniti che guida una Fondazione finanziata anche da diversi governi stranieri.

Non è chiaro chi sostituirà la Clinton al Senato. Caroline Kennedy, la figlia dell'ex presidente John Fitgerald Kennedy si è candidata, e la decisione spetta al Governatore dello Stato di New York, David Paterson, che non si è ancora pronunciato, ma sostiene di avere le idee chiare. Un altro nome che circola è quello di Andrew Cuomo, il ministro della giustizia statale, figlio dell'ex Governatore Mario Cuomo.

 
21 gennaio 2009
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