Operatore locale dell’Avsi ucciso in Congo


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Boduin, colpito in pieno da una raffica, è morto prima di raggiungere l’ospedale del villaggio. Nonostante il dolore, la rabbia e la disperazione per questo brutale assassinio, l’equipe di Avsi chiede giustizia e non violenza.


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Operatore locale dell'Avsi ucciso in Congo

Un operatore umanitario locale che da quasi due anni lavorava per l'Avsi è stato ucciso il 15 dicembre nella Repubblica Democratica del Congo. Lo ha reso noto con un comunicato l'ong italiana. Boduin Ntamenya, 52 anni, originario di Goma (Nord Kivu, Repubblica Democaratica del Congo) è stato ucciso nel territorio di Rutshuru. Boduin faceva parte di una equipe di formatori che appoggia e sostiene gli insegnanti e gli studenti che lavorano e studiano in zone di conflitto. Lunedì mattina era partito alla volta di Rutshuru con Ciza Deo Gratias, 57 anni, autista di Avsi. Lo scopo della missione era di censire esattamente le scuole che avevano aperto i battenti dopo gli ultimi scontri tra le truppe governative e i ribelli. Secondo una prima ed approssimativa ricostruzione dei fatti, a pochi chilometri dalla meta l’automobile è stata attaccata da quattro banditi armati che hanno aperto il fuoco sulla cabina del fuoristrada.
Deo Gratias è stato colpito a una mano e al ventre: operato d’urgenza dallo staff di Medici Senza Frontiere di Rutshuru, sta ora combattendo per la vita. Boduin, colpito in pieno dalla raffica, è morto prima di raggiungere l’ospedale del villaggio.  

«In zona di guerra – scrive in una nota il segretario generale dell'Avsi Alberto Piatti – molto spesso la giustizia è sommaria. Se dei banditi come quelli che hanno aperto il fuoco sulla nostra auto vengono catturati, può accadere che vengano lapidati in piazza dalla folla inferocita o fucilati dalle truppe che controllano in quel momento il territorio. Anni di conflitto e di totale assenza di leggi, conducono sulla pericolosa strada della violenza che genera solo altra violenza. Nonostante il dolore, la rabbia e la disperazione per questo brutale assassinio, l’equipe di Avsi chiede giustizia e non violenza. Perché la vita stessa del nostro collega, ogni sua scelta caparbia e il suo instancabile impegno, sono la testimonianza chiara dei principi che Boduin non ha mai sbandierato con lunghi discorsi, ma ha dimostrato sul campo fino al suo ultimo respiro».

«Boudin – continua Piatti – era convinto che la guerra fosse la negazione della giustizia e il trionfo della violenza. Come insegnava nelle sue formazioni, la violenza porta solo violenza. E per sconfiggere la violenza abbiamo una sola arma efficace a nostra disposizione: il perdono. Un’arma difficile da maneggiare. Un’arma che a prima vista sembra spuntata. Un’arma che pare aumentare l’ira e lo sconforto invece di placarli. Ma l’alternativa è la vendetta, che brucia ogni speranza di pace. Boduin è stato ucciso mentre cercava di migliorare le condizioni scolastiche di migliaia di bambini che vivono in guerra. E’ stato ucciso mentre cercava di costruire la pace. Avsi continuerà il suo lavoro. E potrà farlo solo affrontando le difficoltà e le paure del saper perdonare. Cercando pace e giustiza, rifuggendo violenza e vendetta».

«Boduin – conclude il segretario generale dell'Avsi – lascia 6 figli e la moglie Abisi Verdiane. Sono parte di noi e della nostra storia. Li aiuteremo in ogni modo, così che i ragazzi possano continuare i loro studi. Per questo abbiamo istituito un fondo».

Fonte: MissiOnLine.org

16 dicembre 2008

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