La risposta dell’Arci all’attacco strumentale de "il Giornale"


Arci


La più grande associazione di partecipazione popolare italiana respinge con sdegno la campagna strumentale de Il Giornale tesa a screditarla. La libertà di associazione, prevista dalla nostra Costituzione, è un principio che va tutelato per la salvaguardia della democrazia.


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La risposta dell'Arci all'attacco strumentale de "il Giornale"

Dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci

Il quotidiano Il Giornale,  nell’edizione di oggi,  attacca con toni sprezzanti  e offensivi la nostra associazione. Con titoli come “E’ ora che i circoli Arci paghino le tasse” o  “Il grande affare dell’Arci” la testata ospita con grande risalto articoli e interviste tesi a presentare la rete dei circoli Arci come un sistema di esercizi commerciali camuffati,  in cui si nasconderebbe – all’ombra delle agevolazioni previste per l’associazionismo di promozione sociale – un consistente fenomeno di evasione fiscale, e finanche una vera e propria questione morale, in virtù di pratiche eticamente discutibili celate sotto la facciata della cultura e della solidarietà.

Siamo indignati, non possiamo tollerare un’opera di disinformazione così palesemente smaccata e pretestuosa. Il giornalismo spazzatura, che si alimenta di falsità e volgarità, non meriterebbe alcuna risposta, se non quella dei nostri legali, ai quali abbiamo già dato mandato di tutelare l’immagine e l’onorabilità della nostra associazione.
 
La Legge 383 del 2000 ha riconosciuto il grande valore pubblico dell’associazionismo di promozione sociale ed ha inteso tutelarne l’attività. Nel variegato mondo delle associazioni, l’Arci è universalmente riconosciuta come uno dei soggetti più seri ed autorevoli, apprezzato in tutte le sedi istituzionali che frequenta per la trasparenza, la coerenza e la qualità della propria iniziativa nel Paese.

Sono  centinaia gli Enti Locali, con amministrazioni di destra o di centrosinistra,  che con l’Arci collaborano quotidianamente e che hanno nei nostri circoli altrettanti partner preziosi per costruire legami sociali, rafforzare la cultura della convivenza e del bene comune, promuovere partecipazione e cittadinanza consapevole.

Con un milione di soci e cinquemila case del popolo, circoli culturali e centri sociali, siamo la più grande organizzazione della partecipazione popolare in Italia. Una rete di esperienze locali impegnate sul terreno dell’aggregazione sociale, della cultura, della solidarietà, dei diritti di cittadinanza, della cooperazione internazionale, della promozione della pace e della convivenza. Abbiamo alle spalle cinquant’anni di protagonismo nella vita e nella cultura del Paese, e radici ancora più lontane nella storia del movimento operaio italiano e nella tradizione di un associazionismo popolare che negli anni ha contribuito a formare e consolidare un tratto distintivo della democrazia italiana.

Se fra le maglie della legislazione sul non profit – di cui da tempo denunciamo le carenze e le contraddizioni – si celano sacche di abusivismo e di affarismo noi siamo i primi a volerle seriamente perseguire. Da anni, insieme alle realtà più significative dell’associazionismo e del volontariato, chiediamo a Governo e Parlamento regole chiare per smascherare gli immancabili furbi e tutelare, valorizzare e incentivare la qualità sociale dell’autentico associazionismo. Dal canto nostro, pur in assenza di adeguati strumenti legislativi, rinnoviamo ogni giorno il nostro impegno in questo senso, con l’adozione di puntuali strumenti di verifica e di controllo sui circoli affiliati.

Sicuramente non è con misure come quelle previste dal governo con l’articolo 30 del DL 185/08 che si affrontano questi problemi. Prevedere per le associazioni obblighi fiscali assolutamente insostenibili, soprattutto per le realtà più piccole e polverizzate, non serve a scovare e perseguire l’abusivismo, ma a fare di tutta l’erba un fascio accomunando l’intero mondo dell’associazionismo in una presunzione di illegalità che non possiamo accettare.

Per questa strada si finisce anche per mettere in discussione la stessa libertà di associazione, e con essa un diritto fondamentale garantito dalla nostra Carta Costituzionale. Verrebbe da pensare che sia proprio la cittadinanza attiva, la partecipazione, la responsabilità e la capacità critica dei cittadini ciò che si vuole devitalizzare. L’Italia non merita di veder mortificato un patrimonio così ricco di energie civili e sociali.

Per questo non solo respingiamo con forza l’attacco strumentale all’Arci che emerge dalla campagna scandalistica de Il Giornale, ma chiamiamo anche tutto l’associazionismo democratico a far sentire la propria voce su un problema che non ha niente di corporativo, in cui al contrario sono in gioco questioni fondamentali che attengono ai diritti di cittadinanza e alla qualità della nostra democrazia.

Roma, 15 dicembre 2008

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