Buon compleanno, Vasilijuk!


Bruna Iacopino


Don Nandino Capovilla è uno dei parroci dell’isola di Murano. E’ un parroco coraggioso, una di quelle persone che ha speso la sua vita per “gli ultimi”. E non dimentica Vasilijuk Vitalij, morto all’età di 19 anni durante il suo primo giorno di lavoro.


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Buon compleanno, Vasilijuk!

Don Nandino Capovilla è uno dei parroci dell'isola di Murano. E' un parroco coraggioso, una di quelle persone che ha speso la sua vita per “gli ultimi”. Referente nazionale di Pax Christi Italia per Israele e Palestina, segue con attenzione le vicende di questi popoli martoriati, ma non dimentica la sua terra. E non dimentica Vasilijuk Vitalij, morto all'età di 19 anni durante il suo primo giorno di lavoro, nel cantiere di un costruendo albergo di lusso alle conterie, proprio nell'isola di Murano.

Tra qualche giorno, il 28 ottobre, sarebbe stato il suo ventesimo compleanno.
Per questo motivo, ieri Don Nandino, dopo la funzione religiosa domenicale, tenutasi presso la chiesa di San Pietro Martire, ha distribuito a tutti i fedeli una lunga lettera, in cui ricorda il giovane operaio ucraino; una lettera di denuncia per una piaga, quella delle morti bianche che non risparmia nessuno e alla quale tutti assistono silenti. Un fenomeno che colpisce in buona parte lavoratori immigrati, come del resto sottolineano le statistiche: “I lavoratori stranieri assicurati all’INAIL nel 2007 sono quasi tre milioni, in crescita del 19,5% rispetto all’anno precedente. L’incremento si riflette anche sugli infortuni sul lavoro in crescita dell’8,7% rispetto all’anno precedente (140.579 denunce contro le 129.303 del 2006), in una progressione in controtendenza rispetto all’andamento infortunistico generale. La percentuale di infortuni attribuibili a lavoratori stranieri sul totale dei lavoratori ha ormai superato il 15%.” Si legge nella sintesi del rapporto INAIL relativo al 2007.

Ed è su questo che i toni della lettera si fanno più aspri, su questo sale l'indignazione per una morte assurda e che si sarebbe potuta evitare, ancora più assurda alla luce di proclami razzisti che identificano l'immigrato con il delinquente negandogliil rispetto e la dignità dovuti a ogni essere umano.

“Si avvicina il giorno del tuo compleanno, Vasilijuk.” Scrive Don Nandino. “ Tuo papà non riesce a togliersi dalla testa quella scena: ha visto morire suo figlio davanti a sé, sepolto da una valanga di mattoni e avvolto da una nuvola di polvere. Quell'inferno di morte resterà spalancato nella sua memoria, mentre presto si chiuderà il fascicolo del tuo processo. Ma dal cielo qualcuno continuerà ad asciugare le lacrime di mamma Olga e papà Victor, e mentre la giustizia degli uomini faticherà a farci maturare in umanità per far prevalere il bene di tutti sugli interessi di pochi, la giustizia di Dio inquieterà gli animi che non si convertono alla fraternità e consolerà le vittime di tutti i non-incidenti sul lavoro. Vittime quasi sempre straniere, chissà come mai. Immigrati che, secondo la mentalità razzista che stiamo diffondendo, dovremmo ritenere tutti delinquenti… stranieri che per i nostri politici non sono più persone, ma solo forza-lavoro da spremere e rimandare al loro paese… figli di Dio che discriminiamo e umiliamo, sfruttiamo e denigriamo.”

Pubblichiamo quì di seguito il testo della lettera distribuita da Non Nandino affinchè il suo messaggio arrivi con forza e indistintamente a tutti, politica, società civile, media.

Carissimo Vasiljuk,
Chissà che emozione quella mattina del 22 settembre… con papà Victor uscivi di casa allegro come sempre e, nel tuo scherzare al cancello salutando la mamma, trattenevi a fatica l'emozione del primo giorno di lavoro a Murano.
Mamma Olga era preoccupata perchè eri tanto giovane, ma tu prendevi tutto sul serio. Era il tuo modo di fare ogni cosa: come quando dal tuo Paese avevi dovuto lasciare gli amici e tutto il resto perchè lì la povertà toglieva speranza ogni giorno di più alla tua famiglia. E il papà aveva chiesto a tutti voi di lasciare l'Ucraina per sfuggire alla morsa della miseria. Mentre tua sorella più grande non ha accettato la dura proposta, con i tuoi soli 18 anni tu hai dimostrato la responsabilità di un adulto. Le leggi italiane sono molto rigide con gli immigrati e per questo avete iniziato la penosa via crucis verso l'Italia: prima il papà, poi dopo due anni è partita anche mamma Olga, e poi bisognava aspettare altri due anni (due lunghi, strazianti anni di progressiva disgregazione della famiglia). Ed ora toccava a te fare il grande passo e lasciare tutto. E tu, ancora ragazzo, hai dimostrato un grande senso di responsabilità. Sei partito con mille dubbi dentro e un piccolissimo seme di speranza da annaffiare insieme a mamma e papà in un Paese completamente nuovo, sognando un futuro migliore. Sei stato bravo, come sempre. Anche stavolta con impegno e allegria. Per questo i tuoi genitori hanno accettato anche quest'ultima idea di andare a lavorare nel cantiere delle Conterie. Erano certi che avresti fatto del tuo meglio, avresti senz'altro dato il massimo, come sempre.

Ma di noi, caro Vasilijuk, che non abbiamo vent'anni, non possiamo certo dire lo stesso. Non dovrebbero forse essere gli stessi, la responsabilità e l'impegno di tutta quella lunga lista di nomi e “personaggi”, imprenditori e manager, che ora si alternano in tribunale, facendo a gara nel discolparsi? Avessero tutte queste persone la tua serietà e il tuo impegno nel fare il loro dovere! Ognuno di noi dovrebbe agire con la tua stessa dedizione per il bene degli altri e non per l'interesse di qualcuno, o per un' indiscutibile legge di mercato. Quel tuo primo giorno di lavoro non avrebbe dovuto diventare l'ultimo della tua giovanissima vita! E allora si deve riconoscere che qualcuno non ha fatto del suo meglio: almeno uno -se non l'intero “sistema”- non ha dato il massimo perchè questo omicidio non accadesse e un figlio di Dio non morisse così.

Caro Vasilijuk, avevi organizzato la festa il sabato sera, due giorni prima di venir ucciso da alcune tonnellate di cemento. Avevi preparato da mangiare per i tuoi amici di Campalto, alcuni italiani e altri ucraini: “più siamo più ci divertiamo!” Avevi insistito perchè andava festeggiata questa novità del lavoro a Murano. E come sempre sia per te che per mamma e papà, era un sacrificio, perchè il vostro piccolo appartamento non era certamente una suite di lusso, un gran hotel a cinque stelle…
Ma il doversi stringere per fare posto a tutti non era certo un problema per voi, abituati al condividere con semplicità. L'importante era comunque stare insieme e godere di tutte le cose piccole e belle che il buon Dio dona in abbondanza a chi ha il cuore umile: l'affetto della famiglia, l'allegria degli amici, la condivisione del pane quotidiano guadagnato col sudore della fronte.
Sì, perchè tutti devono lavorare sodo, in Casa Vitalij: il lavoro stimato e apprezzato di mamma Olga, umile donna di servizio che conquista i datori di lavoro affezionandoli a sé, l'instancabile, duro lavoro di papà Victor, da un cantiere all'altro, con i calli del muratore e la tenacia del manovale. E da domattina… anche “il piccolo” di casa guadagnerà il suo pane  lavorando alle Conterie. Certo, è giovanissimo, ma può farcela: hanno deciso che dovrà scavare un fossato profondo proprio lì, sotto il grande muro, per consolidare le fondamenta. Non c'è tempo per puntellare tutto… i capi l'hanno ripetuto agli operai: “bisogna accelerare! fate presto! Dateci dentro perchè le imprese hanno un termine e la grande festa di inaugurazione del grande hotel a cinque stelle è già in calendario”…

Non me lo dimenticherò, Vasilijuk. Te lo prometto: quando riceverò l'invito in pergamena, con tutti loghi delle famose imprese edili responsabili, per andare a benedire l'Hotel a cinque stelle delle Conterie, mi rifiuterò. E alla stessa ora cercherò di essere a Campalto, a salutare mamma Olga, nel vostro piccolo appartamento che di stelle ne aveva solo una: “il nostro amatissimo figlio Vasilijuk”… Umilissima dimora dove dal 22 settembre non si fa più festa, non c'è più allegria né giovani amici a giocare a carte. Chissà se ti ricorderanno nei discorsi ufficiali… come fanno ogni giorno nelle centinaia di commemorazioni per gli “incidenti sul lavoro”… No. Anche la parola è sbagliata: perchè un “incidente” ammanta tutto di fatalità e fa scomparire la vita di un ventenne nell'elenco delle vittime. Dire “incidente” ci fa sentire tutti così sufficientemente distanti dal fatto, che ci consideriamo liberi da quella brutta bestia che è la corresponsabilità…
E invece dovremmo tutti rivedere le nostre scelte, in tutti i campi, dal lavoro all'economia, e non dare per scontato il meccanismo che fa di un uomo uno schiavo e di un hotel di lusso un assoluto indiscutibile.

Si avvicina il giorno del tuo compleanno, Vasilijuk. Tuo papà non riesce a togliersi dalla testa quella scena: ha visto morire suo figlio davanti a sé, sepolto da una valanga di mattoni e avvolto da una nuvola di polvere. Quell'inferno di morte resterà spalancato nella sua memoria, mentre presto si chiuderà il fascicolo del tuo processo. Ma dal cielo qualcuno continuerà ad asciugare le lacrime di mamma Olga e papà Victor, e mentre la giustizia degli uomini faticherà a farci maturare in umanità per far prevalere il bene di tutti sugli interessi di pochi, la giustizia di Dio inquieterà gli animi che non si convertono alla fraternità e consolerà le vittime di tutti i non-incidenti sul lavoro. Vittime quasi sempre straniere, chissà come mai. Immigrati che, secondo la mentalità razzista che stiamo diffondendo, dovremmo ritenere tutti delinquenti… stranieri che per i nostri politici non sono più persone, ma solo forza-lavoro da spremere e rimandare al loro paese… figli di Dio che discriminiamo e umiliamo, sfruttiamo e denigriamo.
Vasiliuk carissimo, tanti auguri per i tuoi vent'anni! Avresti dovuto festeggiarli con noi e invece li farai in paradiso. Qui in terra siamo riusciti a spaccarti le ossa sotto le macerie di un albergo a cinque stelle, ma siccome -ti ho visto con i miei occhi- sei morto restando in piedi tra le macerie, ora sono certo che  correrai libero tra i figli di Dio…e con tutti i poveri della terra, un giorno, -come dice il Vangelo- forse sarai anche tu il nostro giudice.

 Murano, 19 ottobre 2008  

Di Don Nandino Capovilla

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