Piccoli branchi crescono
Giulia Cusumano
Dopo l’episodio della quindicenne marocchina picchiata su un autobus in provincia di Varese, ci si interroga sui sempre più frequenti atti di violenza e odio, anche da parte di ragazzini.
Quel posto non era suo perché non era italiana. Anna, la quindicenne che vive con la sua famiglia nel Varesotto e che sogna di fare la parrucchiera, la “brutta marocchina di merda”, su quell’autobus, su quel posto, non poteva sedersi.
Non poteva sedersi perché quel posto era riservato a un italiano, un giovane bianco suo coetaneo, con più diritti di lei.
E allora giù botte. Non subito. Il tempo di radunare il branco, di organizzare un’imboscata, di coglierla impreparata, di darle una lezione per farle capire qual è il suo posto. Il rispetto della gerarchia, prima di tutto.
Anna è stata picchiata da un branco, ragazzini e ragazzine, quindicenni con “principi” bellicosi e vendicativi già ben radicati. Giovani cresciuti troppo in fretta e troppo male, già abituati all’odio e alla violenza, già protagonisti della deriva antidemocratica che questo paese da qualche tempo sta attraversando.
Secondo gli inquirenti alla base del pestaggio non vi sarebbero motivazioni di tipo razziale. Li chiamano bulli.
Ma questo non è bullismo.
E’ percezione distorta del concetto di giustizia, in un paese in cui la parola giustizia sembra essere diventata un tabù.
E’ l’emarginazione del “diverso”; che sia uno zingaro, un negro, un rumeno, poco importa, il “diverso” va comunque schedato, picchiato, allontanato.
E’ l’ignoranza di chi non riesce comprendere, perché la comprensione richiede uno sforzo assai maggiore di un pomeriggio passato davanti alla tivvù o al parchetto con il branco.
La comprensione richiede un’intelligenza viva, delicata, ricettiva ma impermeabile ai roboanti slogan propinatici quotidianamente da troppi irresponsabili protagonisti della Res Publica italiana.
Quelli che per il pestaggio di Anna, come per l’uccisione di Abba, continueranno a negare la questione razziale.
Eppure vittime e carnefici appartengono a due razze diverse. Gli uni persone, gli altri bestie.
Ieri un pacco di biscotti, oggi un posto sull’autobus.
Ieri un diciannovenne, oggi una sedicenne.
Ieri una morte a colpi di spranga, oggi un pestaggio da branco.
Ieri, oggi, per il colore della pelle.
Giulia Cusumano
Fonte: www.articolo21.info
14 ottobre 2008