La strage di civili, i dati dell’Onu


Emanuele Giordana - Lettera22


Il nuovo bilancio arriva dall’ufficio dell’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, la sudafricana Navi Pillay, secondo cui sono 1.445 i civili che sono stati uccisi nei primi otto mesi del 2008, con un aumento del 39% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.


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La strage di civili, i dati dell'Onu

La tragica matematica della quotidiana strage di civili afgani ha da ieri un nuovo bilancio ufficiale. Che rivede al rialzo le stime che, solo qualche giorno fa, erano state prodotte da Human Rights Watch che aveva dedicato un intero dossier al tema più incandescente del conflitto militare in Afghanistan.
Questa volta il bilancio arriva dall'ufficio dell'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, la sudafricana Navi Pillay, secondo cui sono 1.445 i civili che sono stati uccisi nei primi otto mesi del 2008, con un aumento del 39% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il mese di agosto, spiegano le cifre prodotte dalle Nazioni unite, è stato particolarmente letale, con un bilancio di 330 persone ammazzate. Quelle uccise dalla guerriglia talebana e da altre forze antigovernative (800 dallo scorso gennaio a fine agosto) sono raddoppiate rispetto ai primi otto mesi del 2007 e sono pari a circa il 55% del totale di vittime civili registrate. Ma anche il numero dei civili uccisi dalle forze governative e dalle forze militari internazionali (sia Isaf che Enduring Freedom) è aumentato nello stesso periodo e ha raggiunto un totale di 577 morti, di cui 395 in raid aerei.
Secondo Hrw nei primi sette mesi del 2008 erano almeno 540 i civili afgani uccisi dal conflitto (il bilancio non comprendeva agosto ma, come si vede, è di molto inferiore a quello prodotto ieri dall'Onu a Ginevra) e, paragonando questi dati al passato, l'organizzazione di tutela dei diritti umani stimava che le stragi di civili per operativi dall'aria fossero addirittura triplicate.
Nel riportare ordine nella casella della tragica contabilità della morte, le Nazioni unite – sinora abbastanza prudenti sulla vicenda Afghanistan – sembrano aver voluto dare un segnale forte: “È imperativo che ci sia maggiore trasparenza delle procedure per stabilire la responsabilità delle forze internazionali negli incidenti che provocano decessi di civili”, ha commentato l'Alto commissario Pillay, che si è anche pronunciata per una rapida valutazione dei danni causati e per un sistema di indennizzo per i sopravvissuti ed i familiari delle vittime. Secondo fonti locali si arriva, quando va bene, a compensazioni sui duemila dollari da parte della Nato: “Valiamo davvero poco”, è stato il commento dell'afgano che riferiva il dato nei corridoi di un convegno internazionale.
Secondo i dati raccolti dal team che ha lavorato con la missione d'assistenza dell'Onu in Afghanistan (Unama), le cose continuano a peggiorare, come dimostrano i dati del mese di agosto che ha totalizzato 330 civili uccisi. “È il più alto numero di civili morti in un solo mese dalla fine delle grandi ostilità e la caduta del regime dei talebani alla fine del 2001”, ha detto Pillay. L'Alto commissario ha osservato infine che esistono solide prove del fatto che i talebani stanno conducendo una “campagna sistematica di intimidazione e violenza” contro i civili afgani sospettati di appoggiare il governo, la comunità internazionale e le forze armate nazionali.
Navi Pillay, quinto Alto commissario da che è stato creato questo incarico nel 1993 (l'Ohchr ha mille persone di staff in 50 paesi con un budget di circa 150 milioni di dollari) è all'Ufficio per i diritti umani di Ginevra da pochissimo tempo. Ha un background da magistrato e nel suo discorso di insediamento, anche se ha detto di voler essere imparziale, ha fatto chiaramente riferimento alla sua sofferenza personale come vittima dell'apartheid sudafricano. Come dire: senza esser di parte, ma dalla parte giusta. Quella delle vittime.

Fonte: lettera22 e il Manifesto

17 settembre 2008

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