Per un mondo senza armi nucleari
Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Giorgio La Malfa, Arturo Parisi, Francesco Calogero
Miracolo! Oggi sul Corriere della Sera è comparsa una lettera aperta contro le armi nucleari firmata da Massimo D’Alema, Gianfranco Fini, Giorgio La Malfa, Arturo Parisi e Francesco Calogero. “L’eliminazione delle armi nucleari, dicono, deve partire in primo luogo dai principali Paesi che ne dispongono, Stati Uniti e Russia, altrimenti diventerà sempre più difficile impedirne l’acquisizione da parte di tutte le altre nazioni.” Staremo a vedere…
Caro Direttore, un articolo sul Wall Street Journal, intitolato «Un mondo senza armi nucleari», firmato da George Shultz e Henry Kissinger, già segretari di Stato dei presidenti repubblicani Reagan e Nixon, e da Bill Perry e Sam Nunn, il primo già ministro della Difesa con il presidente Clinton, il secondo presidente democratico della Commissione Difesa del Senato statunitense, ha aperto, nel gennaio 2007, una discussione di enorme importanza per il futuro dell'umanità. In quell'articolo i quattro statisti americani proponevano la totale eliminazione delle armi nucleari. L'argomento, successivamente ripreso in un secondo intervento nel gennaio 2008, è che, se i Paesi che dispongono di armi nucleari — che sono ormai 8 — e soprattutto i due principali, Stati Uniti e Russia, non prendono l'iniziativa di avviare un processo tendente alla loro eliminazione, diventerà sempre più difficile impedirne l'acquisizione da parte di altri Paesi, con il rischio che prima o poi queste armi vengano usate con esiti catastrofici per il mondo.
L'importanza dell'articolo sta nel fatto che, per la prima volta, il tema della completa eliminazione delle armi nucleari veniva affrontato, negli Stati Uniti, da uomini politici che rappresentano il baricentro del pensiero politico-strategico americano e ambedue le forze politiche a sottolineare che si tratta di un obiettivo da perseguire nell'interesse nazionale e del mondo. A quell'articolo hanno fatto seguito una serie di prese di posizione importanti. I due candidati alla presidenza degli Stati Uniti hanno sostanzialmente convenuto sull'obiettivo e così la maggioranza di coloro che nel passato hanno occupato le massime responsabilità istituzionali negli Stati Uniti in questo campo. In Russia vi è stata una reazione positiva di Gorbaciov e un atteggiamento più cauto, ma non negativo, del Governo. In Inghilterra Gordon Brown si è espresso favorevolmente; il ministro della Difesa ha proposto di ospitare esperti di Stati Uniti, Russia, Inghilterra, Francia e Cina nei laboratori nucleari inglesi, per mettere a punto le metodologie di verifica dell'eliminazione di armi nucleari; nei giorni scorsi sul Times un altro quartetto bipartisan comprendente tre ex ministri degli Esteri ed un ex segretario generale della Nato ha preso posizione a favore. In Francia il Libro bianco della Difesa indica come obiettivo da perseguire l'eliminazione delle armi nucleari. In Australia il governo ha istituito una nuova Commissione internazionale di esperti per tracciare un percorso che conduca all'eliminazione delle armi nucleari. Vi sono state infine innumerevoli prese di posizione favorevoli di gruppi non governativi.
Riteniamo importante che anche dall'Italia venga un'indicazione in questo senso e che, come in altri Paesi, le nostre firme testimonino che, in ambedue i principali schieramenti politici e nella comunità scientifica, vi è piena condivisione dell'importanza di questo tema e di questo obiettivo. Desideriamo indicare i passi principali per muovere in questa direzione. Il primo è l'entrata in vigore del Trattato che mette al bando ogni tipo di esplosioni nucleari sperimentali, comprese quelle sotterranee, sancendo la moratoria di fatto ora vigente. Il secondo è sbloccare la trattativa, nella Conferenza sul disarmo di Ginevra, sull'accordo Fmct ( Fissile material cut-off treaty) che vieta la produzione dell'uranio altamente arricchito e del plutonio con opportuna composizione isotopica, necessari per la produzione delle armi nucleari. Anche qui vige già una moratoria di fatto senza però un accordo formale e alcuna verifica. L'entrata in vigore di questi due trattati sarebbe assai apprezzata dai Paesi militarmente non nucleari e faciliterebbe il buon esito della Conferenza periodica prevista per il 2010 dal Trattato di non-proliferazione nucleare, rafforzando il regime mondiale di non proliferazione, compreso il monitoraggio dell'effettivo rispetto — nella lettera e nello spirito — degli impegni previsti nel trattato.
Ci rendiamo ben conto che la strada che condurrà all'eliminazione delle armi nucleari è lunga. Essa richiede alcune condizioni politiche. La prima è un miglioramento effettivo dei rapporti fra le superpotenze nucleari, Stati Uniti e Russia, che detengono tuttora — nonostante le recenti riduzioni — oltre i nove decimi di tutte le armi nucleari nel mondo. Questo aiuterebbe gli altri tre Paesi nucleari riconosciuti dal Trattato di non-proliferazione — Inghilterra, Francia e Cina — a fare la loro parte. È necessario inoltre che si allentino le tensioni nelle aree del mondo nelle quali è più forte il rischio che possano essere utilizzate armi o ordigni nucleari, magari a opera di gruppi terroristici. Ci riferiamo al Sud-Est asiatico (India e Pakistan) e problema israelo-palestinese-arabo in Medio Oriente. In ambedue questi contesti, l'indicazione di una volontà da parte delle potenze nucleari di muovere nella direzione di un mondo libero dalle armi nucleari sicuramente avrebbe una positiva influenza. L'Italia e l'Europa possono e debbono fare la loro parte per favorire il cammino verso la completa eliminazione delle armi nucleari. È chiaro che a tale esito si potrà pervenire solo con un impegno dei principali protagonisti, in primo luogo Stati Uniti e Russia, e degli altri Paesi militarmente nucleari. Ma la diffusione di un nuovo modo di pensare — di una nuova «saggezza condivisa» — è un passo fondamentale in questa direzione, cui anche l'Italia deve contribuire. Occorre che su questi temi, fondamentali per la stessa sopravvivenza dell'umanità, nonostante le legittime anzi necessarie contrapposizioni politiche, si riconosca un superiore, comune interesse.
Massimo D'Alema, già Presidente del Consiglio (1998-2000) e Ministro degli Esteri (2006-2008) Gianfranco Fini, già Ministro degli Esteri (2004-2006) e attuale Presidente della Camera dei Deputati, Giorgio La Malfa, già Ministro degli Affari Europei (2005-2006), Arturo Parisi, già Ministro della Difesa (2006-2008)
Francesco Calogero, Dipartimento di Fisica – Università di Roma, dal 1989 al 1997 Segretario Generale del Pugwash (Premio Nobel per la Pace nel 1995)
Fonte: Corriere della Sera
24/07/2008