Possiamo pensare di cambiare il mondo e rinunciare a cambiare la Rai?


Flavio Lotti


L’appuntamento è a Viale Mazzini il prossimo 22 ottobre. Quest’anno, invece della Perugia-Assisi, organizziamo una manifestazione per un’informazione e cultura di pace davanti alla sede della Rai.


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Possiamo pensare di cambiare il mondo e rinunciare a cambiare la Rai?

L’appuntamento è a Viale Mazzini il prossimo 22 ottobre. Quest’anno, invece della Perugia-Assisi, organizziamo una manifestazione per un’informazione e cultura di pace davanti alla sede della Rai. Chi vuole la pace non può continuare a ignorare le responsabilità dei grandi mezzi di comunicazione e i pericolosi intrecci tra politica, economia e informazione. Chi s’impegna tutti i giorni ad educare i giovani alla pace, alla legalità e alla convivenza non può più sopportare una televisione che trasmette a tutte le ore valori, modelli e comportamenti di segno opposto. Chi cerca di affrontare i grandi drammi dell’umanità non può più tollerare che la vita delle persone e dei popoli, le loro sofferenze, i loro bisogni fondamentali siano sistematicamente messe ai margini o strumentalizzate. Chi sceglie di stare dalla parte delle vittime di tante violazioni della legalità e dei diritti umani, chi avanza un altro punto di vista della realtà, chi indica esperienze e soluzioni positive, chi cerca di praticare la solidarietà autentica non può più accettare di essere censurato. E dunque, deve affrontare il problema. Non basterà certo la manifestazione di un giorno: il lavoro da fare è ben più profondo e complesso. Purtroppo, serviranno tempi lunghi. Ma intanto la manifestazione di ottobre, e soprattutto la sua preparazione, può servire a scuotere le coscienze addormentate, a riattivare quelle rassegnate, a creare nuova consapevolezza e, probabilmente, a raggiungere qualche primo risultato. Possiamo continuare a lamentarci di come vanno le cose e poi continuare a delegare ai partiti il cambiamento? Possiamo pensare di cambiare il mondo e rinunciare a cambiare la Rai? Eppure questo è l’atteggiamento di molti, nonostante la grave emergenza culturale e democratica che stiamo vivendo da tempo.

Per questo la manifestazione del 22 ottobre è difficile e necessaria. La vogliamo organizzare, in occasione del 60° Anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti umani e della Costituzione italiana, nell’anno europeo del dialogo interculturale, insieme a tutti coloro che reclamano il rispetto dei diritti umani, per sé e per gli altri, a casa nostra e nel mondo e non sono mai rappresentati. Gli “invisibili”, quelli che la televisione non vede quasi mai, saranno i protagonisti. La vogliamo organizzare insieme a tutte le donne, gli uomini e le organizzazioni che vogliono difendere e cambiare la “Rai bene pubblico comune” prima che la mala politica gli faccia fare la fine dell’Alitalia. E speriamo che anche molti giornalisti colgano l’occasione per farsi sentire. Più di cento associazioni, reti nazionali, gruppi, organizzazioni laiche e religiose che hanno già aderito al comitato promotore e molte altre lo faranno nelle prossime settimane (Se vuoi collaborare anche tu, clicca su www.perlapace.it).

Come la Marcia Perugia-Assisi sarà una manifestazione carica di proposte concrete e fattibili. La Rai, che noi cittadini abbiamo il diritto e il dovere di esigere, deve essere a servizio di tutti, del paese, del bene comune, deve essere capace di dare concretezza ai principi fondamentali della Costituzione e del diritto internazionale dei diritti umani e deve rappresentarci correttamente. Vogliamo che sia bella, libera, di qualità, meno violenta e più divertente, che ci faccia sognare e incuriosire non annoiare, che ci aiuti a comprendere i fenomeni più complessi che attraversano il nostro tempo, che ci faccia sapere cosa succede in Europa e lontano dall’Europa, che ci aiuti a vivere bene tutte le nuove cittadinanze che abbiamo assunto, che ci educhi al dialogo e non allo scontro, che ci aiuti a trovare ciò che ci unisce e a superare ciò che ci divide, che solleciti la partecipazione alla vita e alle scelte più importanti della collettività. Il messaggio è chiaro: “Cara Rai, abbiamo bisogno di te. Ma… se non cambi, ti spengo!”

Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace

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