Rifugiati: messaggio di Ban Ki-moon, Segretario Generale Onu


La redazione


Per la “Giornata mondiale del rifugiato” che si celebra oggi, mentre scorre il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, Ban Ki-moon dichiara: "Il diritto d’asilo risale a migliaia di anni fa e rappresenta una delle prime tracce di civiltà".


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Rifugiati: messaggio di Ban Ki-moon, Segretario Generale Onu

"Il diritto d’asilo risale a migliaia di anni fa e rappresenta una delle prime tracce di civiltà": lo ha ricordato il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki-moon nel suo messaggio per la “Giornata mondiale del rifugiato” che si celebra oggi, mentre scorre il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. “I conflitti e la povertà, le ragioni più comuni per cui le persone sono costrette ad abbandonare le loro case, sono ora ulteriormente amplificati dagli effetti del cambiamento climatico…crescente carenza di risorse e insufficienza di cibo sono fattori che potrebbero portare in futuro a una maggiore instabilità”. Nel messaggio si richiama anche l’attenzione su un aspetto poco noto: “La responsabilita’ di garantire asilo politico ricade in modo sproporzionato sui paesi in via di sviluppo che, nonostante le loro risorse limitate, sostengono l’onere di ospitare un grande numero di rifugiati…una maggiore solidarietà internazionale è indispensabile per ripartire più equamente l’onere della protezione e per affrontare sia le cause che le conseguenze dello spostamento forzato “dando ai rifugiati la tutela che meritano per aiutarli a tornare un giorno a casa in sicurezza e dignità”. Nell’ultimo anno il numero dei rifugiati ha superato nel mondo i 16 milioni.

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Per riflettere insieme:

Con il cardinale Martino, su immigrati, rifugiati ed Europa ‘virtuale'

“L’esigenza di futuro non è mai ‘clandestina’ e non è mai reato, ma si deve e si può coniugare e incontrare con l’altro, non avendo paura della fatica di costruire nella pace, nella giustizia e nella corresponsabilità, un futuro per tutti. E chi entra nel nostro Paese rimane un uomo, una donna, un giovane, anche quando non è in grado di regolarizzare il suo ingresso, spesso a motivo di difficoltà insuperabili per chiunque…Non c’è sdegno, senza solidarietà. Non c’è sicurezza, senza accoglienza e integrazione. Certo faticosa, ma è più faticoso vivere di paura e lasciare che questa modelli la cultura, i comportamenti e le scelte. Il Male, quando c’è, non appartiene a un popolo, a un’etnia: è invece la minaccia reale che colpisce chi fugge, e che induce noi a vivere senza guardare al futuro…Lungo le rotte disperate della ricerca di futuro, quante sono le donne e gli uomini in fuga che muoiono prima di raggiungere la meta, falciati dalla violenza, esposti al pericolo? Quante le moderne stragi degli innocenti?… Senza la memoria di questo dolore e della speranza spezzata, si edifica un’Europa virtuale, che si vorrebbe senza drammi e senza scosse, avulsa dal mondo globale e carico di tensioni nel quale viviamo, origine di tanti e ponderosi flussi migratori”.

(Estratti da quel che ieri sera ha detto il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti, presiedendo una veglia ecumenica di preghiera ‘in memoria delle vittime dei viaggi verso l’Europa’, promossa a Roma da Fondazione Migrantes, Centro Astalli, Caritas Italiana, Acli, Comunità di Sant’Egidio e Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia)

Fonte: Misna

20 giugno 2008

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