La pagella dei «diritti umani»
Renzo Cianfanelli
Freedom House ha pubblicato all’Onu la classifica dei 193 paesi. Grecia e Bulgaria difettano in libertà civili. I peggiori nel mondo: Birmania, Cuba, Libia, Nord Corea.
Il rapporto
NEW YORK – Peggio del peggio. L’organizzazione non governativa Freedom House ha pubblicato all’ONU le «pagelle», dando i voti e compilando la classifica dei 193 paesi e dei 17 territori dove, nel corso del 2007, si sono verificate le più gravi violazioni dei diritti umani. Il punteggio massimo assegnato, che corrisponde ai regimi considerati maggiormente repressivi, è pari a 7 e diminuisce man mano che la situazione viene considerata meno negativa, fino a raggiungere il livello minimo di 1.
INTENTO POLITICO – L’obiettivo di questa iniziativa non è ovviamente di ordine didattico ma politico. Mentre le Nazioni Unite si preparano a esaminare i nuovi candidati che dovranno essere scelti come nuovi membri a rotazione della Commissione Diritti Umani per il 2008-2011, il documento mira infatti a richiamare l’Onu a una maggiore vigilanza, allo scopo di impedire – come già è avvenuto nel passato – che uno o più dei cosiddetti “stati canaglia” che si sono resi colpevoli di più gravi repressioni venga eletto paradossalmente come membro della stessa Commissione.
IN CODA – I peggiori trasgressori, nel rapporto Freedom in the World 2008 appena presentato al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e che si può leggere anche Online (www.freedomhouse.org) sono, fra gli stati – in ordine alfabetico – Birmania, Cuba, Libia, Nord Corea, Somalia, Sudan, Turkmenistan e Uzbekistan che vengono tutti classificati a quota 7 punti per la tutela considerata inesistente dei diritti politici e delle libertà civili. Alla lista nera si aggiungono, con lo stesso voto negativo di 7 punti due territori che la comunità internazionale non riconosce come stati indipendenti: la Cecenia e il Tibet. «In tutte queste entità – afferma il rapporto – la repressione è intensa, il controllo dello stato sulla vita quotidiana è invasivo e arriva dappertutto, l’opposizione politica è vietata o soppressa. Il timore di venire perseguitati per qualsiasi forma di azione indipendente o di protesta è parte della vita quotidiana».
UN CASO A PARTE – A questo primo elenco si aggiunge, sempre in fondo alla classifica, un gruppo di altri nove stati e di un territorio non statale che Freedom House considera sempre molto repressivi, ma appena al di sopra del «peggio del peggio». Si tratta di Bielorussia, Ciad, Cina, Guinea Equatoriale, Eritrea, Laos, Arabia Saudita, Siria e Zimbabwe, oltre al territorio del Sahara Occidentale.
I BUONI – Qualche piccola sorpresa, scorrendo l’elenco dei «buoni» con un punteggio 1, che corrisponde al livello di libertà civili più elevato, viene inaspettatamente dall’Europa dove, mentre vengono promosse a pieni voti per il riconoscimento dei diritti politici delle libertà civili tutte le nazioni del gruppo originario dell’Ue (Italia compresa) e della Zona europea di libero commercio che comprende anche la Svizzera, il punteggio della Grecia e della Bulgaria scende a quota 2 per le libertà civili. Più scarso ancora è il punteggio della Romania, che pur meritando il riconoscimento di «paese libero» come quelli della «vecchia Europa» promossa in blocco a pieni voti, ma anche di Ungheria, Estonia e Lituania, si vede attribuire un doppio 2 per i diritti politici e le libertà civili, come la Croazia. Una piccola ombra pesa anche inaspettatamente sul Principato di Monaco, che in fatto di diritti politici si ferma a quota 2, mentre brillano invece Liechtenstein e San Marino, con il loro doppio 1 e l’ambito riconoscimento di «paesi liberi».
Fonte: Corriere.it
06 maggio 2008