L’Etiopia affamata da siccità e dittatura
Federica Iezzi - Nena News
La peggiore carestia dal 1984 ha messo in ginocchio il paese che vive soprattutto di agricoltura.
L’Etiopia si prepara ad affrontare una carestia peggiore rispetto alla crisi del 1984, che causò la morte di almeno un milione di persone, per la carenza estrema di acqua. La nuova siccità che sta aggredendo l’Etiopia è causata dai fenomeni atmosferici legati a El-Niño: riduzione delle precipitazioni e siccità in alcune regioni del mondo e inondazioni in altre, dovute al riscaldamento anomalo delle acque superficiali dell’oceano Pacifico.
L’Etiopia è abitata da 93 milioni di persone, la maggior parte delle quali vive di agricoltura. Ma la siccità ha provocato la perdita della maggior parte delle coltivazioni: i raccolti si sono ridotti dal 50% al 90%, allo stremo gli animali da fattoria.
Secondo i dati del governo etiope e dei partner internazionali umanitari, più di dieci milioni di persone sono a rischio di insicurezza alimentare, soprattutto nelle regioni colpite nel nord e nell’est del Paese. Le stime parlano di almeno 400.000 casi di grave malnutrizione tra i bambini sotto i cinque anni. In totale 40 milioni di persone sono a rischio in dieci Paesi dell’Africa centrale e del sud, tra i quali Malawi, Zimbabwe, Madagascar e Lesotho. Quasi tre milioni di persone sono sulla soglia della malnutrizione in Malawi, almeno 1,5 milioni fronteggiano carenza alimentare in Zimbabwe, quasi due milioni di persone a rischio in Madagascar e 650.000 in Lesotho.
Piccoli villaggi etiopi, nelle zone remote maggiormente colpite a nord-est, centro e sud, combattono la malnutrizione in modeste cliniche che cercano di distribuire razioni alimentari e acqua. Lavorano per soddisfare le esigenze degli almeno 7.500 arrivi ogni giorno. L’Etiopia è sempre stata contrassegnata da ricorrenti carestie e anche a fronte di un aumento della produttività agricola, la minaccia della fame e la fame rimangono. In meno di un anno, il numero di etiopi con bisogno di assistenza alimentare è notevolmente aumentato, da tre milioni a oltre dieci milioni.
Il disagio in Etiopia è già considerevole per le migliaia di donne e bambini che trascorrono fino a sei ore al giorno alla ricerca di acqua. Le scuole sono chiuse nelle zone maggiormente colpite, con conseguente interruzione della formazione per 1,2 milioni di bambini. I servizi sanitari locali segnalano una cronica mancanza di acqua e forniture necessarie per offrire servizi di base, come il parto.
Il Paese con una delle più rapide crescite economiche in Africa, starebbe rispondendo a questa emergenza con un piano nazionale di 300 milioni di dollari, per la distribuzione capillare di aiuti alimentari. Ma sono forti le critiche per la dittatura, con pretese democratiche, di Malatu Teshome e la gestione dei fondi da parte del Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope, attuale partito al potere in Etiopia. Coloro che si oppongono apertamente alla politica di Teshome ricevono scarse risorse, mentre distorte campagne mediatiche di propaganda dicono che il cibo sarebbe sufficiente. Intanto il governo ha disposto l’accesso limitato alle zone colpite del Paese da parte di organizzazioni umanitarie.
L’assistenza internazionale per povertà e fornitura di beni primari per la crescente popolazione e per i 750.000 rifugiati, è sostanziale. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura ha annunciato un piano da 50 milioni di dollari per aiutare gli 1,8 milioni di agricoltori e allevatori di bestiame in Etiopia. L’intervento comprenderà distribuzione di sementi, progetti di irrigazione e accesso ai microcrediti.
Secondo i dati ufficializzati dall’UNICEF, 350.000 bambini sono in attesa di un trattamento per malnutrizione acuta grave. E più di otto milioni di persone aspettano assistenza e soccorso.
Fonte: http://nena-news.it
3 febbraio 2016