Globalizziamo i diritti umani


Elisabetta Norzi


Intervista ad Antonio Papisca, Direttore del Centro Diritti Umani dell’Università di Padova


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Globalizziamo i diritti umani

ANTONIO PAPISCA: “PER COMBATTERE L’ANTIPOLITICA RIAFFERMIAMO I NOSTRI DIRITTI”.

Imporsi di più, prendere sul serio la democrazia partecipativa, pretendere l’ascolto dei politici e di chi “sta in alto”. E’ l’appello che lancia a tutti i cittadini Antonio Papisca (Centro diritti umani dell’Università di Padova) per affermare i diritti umani.

Papisca, quest’anno lo slogan della Marcia Perugia-Assisi è “Tutti i diritti umani per tutti”…
E’ importante che sia questo, perché non è altro che l’agenda della politica. Quali sono infatti i fini di un buon governo? Soddisfare i bisogni vitali delle persone, dei cittadini, concetto che anche il diritto internazionale sancisce come fondamentale. Ci vuole quindi una forte stimolazione alla governance perché adotti un’agenda politica articolata e con priorità precise. Partendo da due questioni importanti: l’interdipendenza e l’indivisibilità di tutti i diritti, e l’inscindibilità tra Stato di diritto e Stato sociale, due facce di una stessa medaglia.

Come singoli cittadini, che cosa possiamo fare per sostenere i “diritti umani per tutti”?
E’ necessario imporsi di più e prendere sul serio la democrazia partecipativa. Anche se i vertici politici ascoltano poco, bisogna impegnarsi perché diventino più ricettivi. Per questo è necessario mobilitarsi, per reagire all’antipolitica che si sta diffondendo in Italia. E quale modo migliore esiste per rilanciare la politica, se non partendo proprio dai diritti umani di tutti?

Come, concretamente?
Mettendo i governanti di fronte alle loro responsabilità: per ogni diritto bisogna pretendere un’articolazione precisa delle politiche pubbliche e una mobilitazione di risorse adeguata.

In genere quando si parla di diritti umani si pensa al Sud del mondo, ai Paesi in via di sviluppo, non all’Italia o alle nostre città…
E’ vero, ma il Sud del mondo è arrivato anche qui. Pensiamo ai migranti che vivono nelle nostre città. Ecco, il diritto alla cittadinanza è uno dei molti diritti umani sul quale impegnarsi; la sfida all’inclusione è una priorità. Per questo i governi locali devono impegnarsi e portare avanti politiche precise e articolate. Ma diritti umani sono anche il lavoro, ad esempio: noi stiamo denunciando una parola che si sente utilizzare sempre di più, la flexicurity. Un concetto ambiguo, che significa “flessibilità per la sicurezza” e che nasconde un nuovo disegno di insicurezza e precariato. Ampliando la riflessione, un’Europa sociale, cioè dei diritti economici e sociali per tutti e della piena occupazione, stenta a prevalere

 

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