Bologna, in 200 mila per chiedere verità e giustizia


Eleonora Capelli - Ilaria Venturi - http://bologna.repubblica.it


Anche il bandierone della marcia Perugia-Assisi a Bologna con Libera. Don Ciotti: “Corruzione e mafia facce della stessa medaglia”.


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bandieronebologna

Decine di migliaia di persone, almeno 200mila secondo gli organizzatori, hanno partecipato alla Giornata contro le mafie di Libera a Bologna. Don Luigi Ciotti alla fine ne parla come di “una giornata solo per la legge, una giornata per la coscienza”. Un lunghissimo corteo ha attraversato la città dalla periferia al centro, per concludersi in piazza VIII agosto con i discorsi dal palco. Una marea umana con a capo don Ciotti, il fondatore di Libera, che dal palco ha lanciato il suo messaggio alla politica: “Nella lotta alla mafia bisogna avere più coraggio”, ha detto.

E ancora: “Su corruzione e falso in bilancio occorrono leggi più determinate, corruzione e mafia sono due facce della stessa medaglia, lo dicono qui migliaia di giovani. Siamo qui – ha proseguito don Ciotti – non per commemorare ma per graffiare dentro le coscienze di tutti”. In una terra che, ha dimostrato la recente inchiesta Aemilia, è permeata dalla mafia, e per la quale la parola corretta “oggi è occupazione”,non più infiltrazione. Le mafie “in questi anni hanno trovato tante porte aperte, hanno trovato strade spianate, passerelle, a volte perfino comitati di accoglienza”.

“Nessuno ci strumentalizzi”. Don Ciotti scandisce quali azioni sarebbero necessarie sin da subito da parte della politica: “Introducete il reddito di cittadinanza, cancellate il vitalizio ai deputati e senatori condannati in via definitiva per mafia e corruzione”. E avverte: “Libera è libera, nessuno la strumentalizzi o la usi, ma sia ben chiaro che ogni lotta per la giustizia sociale ci vedrà al fianco di chi ci mette la faccia”.

Il corteo. In testa al corteo hanno marciato i famigliari delle vittime della mafia, dietro Libera Emilia-Romagna, poi gli studenti e i giovani, da tutta la provincia ma anche dalla Calabria e dalla Sicilia, da Mestre, da Savona, scout laici e cattolici con bandiere e zaini, intere classi delle medie e delle superiori, accompagnate dalle insegnanti, persino dalla Sardegna. Per arrivare in piazza Maggiore c’è voluta più di un’ora, due ore per piazza VIII agosto: ad accogliere lì don Luigi Ciotti centinaia di bambini delle scuole, e semplici cittadini, che lo salutano con un “Grazie don Luigi”. Il presidente del Senato Pietro Grasso arriva e abbraccia i parenti delle vittime; in particolare il padre di un agente ucciso nel 1989, Antonino Agostino: Vincenzo, sempre presente alle manifestazioni di Libera, ha 86 anni e una lunga barba, che, ribadisce, si taglierà solo quando avrà giustizia per il figlio. In piazza VIII agosto, piena all’inverosimile, in un silenzio surreale, mentre la gente è con gli occhi chiusi, inizia la lettura dei nomi delle vittime innocenti delle mafie, delle stragi e del terrorismo, mentre ancora in migliaia scorrono in via Indipendenza. Dal palco di piazza VIII agosto prende la parola, a nome di tutti i famigliari colpiti da un lutto per mano della mafia, Margherita Asta, che ha perso la madre e i fratelli nella strage di Pizzolungo: “Questa piazza chiede un salto di qualità alla politica. Ogni giorno sia il 21 marzo”.

Fra i giovani in tanti con gli striscioni per don Beppe Diana del liceo di Sassuolo, “L’Emilia vede la mafia” è lo striscione dei ragazzi di Reggio. “La vera tragedia della vita è un uomo che ha paura della luce”, è lo striscione dei ragazzi di Bergamo, che citano Platone. Un gruppo di signore del presidio di Libera di San Casciano commentano guardando i giovani: “Stringono il cuore”. I ragazzi dell’istituto Marconi di Cagliari gridano saltando: “La mafia è dura ma non ci fa paura”. C’è il comitato bolognese “Io lotto” per rendere testimonianza della tragedia della Terra dei fuochi, Fabrizio: “Essere qui, anche questo è lotta alla camorra”. Tante le siglie delle associazioni: Emergency, centri sociali, le coop, la Fiom, la Cgil, lo Spi. Ci sono l’ex magistrato Giancarlo Caselli e il leader delle tute blu Maurizio Landini.

Le uniche bandiere sono quelle di Libera, sventolate o portate addosso come scialli. Gli scout portano uno striscione arcobaleno della pace, lungo dieci metri. Viali bloccati, i pullman parcheggiati ai lati, corrono i ragazzi delle scuole. Dalle finestre la gente lancia fiori e petali sul corteo, saluta e applaude. “Oggi Bologna è la capitale dell’antimafia, ma è anche la capitale di un no deciso alla criminalità organizzata e alla corruzione”, commenta il sindaco Virginio Merola. “Oggi deve essere un momento di svolta nella vita civile del nostro paese”. Stefano Bonaccini, governatore della Regione, abbraccia il popolo di Libera: “Questa è la nostra regione, una terra che in questi giorni apre le braccia per accogliere un popolo che, come dice il carissimo don Luigi Ciotti, con la sua partecipazione vuole dire con chiarezza da che parte sta. “C’è un pezzo rilevante dell’Italia che scommette sull’onestà, sulla legalità e la voglia di dire che c’è un paese che sa reagire”. Per Romano Prodi è “una bella giornata, spero per tutta l’Italia, non solo per Bologna. Spero che aiuti le coscienze perché la lotta alla mafia va fatta tutti i giorni. E’ uno dei cortei più belli visti a Bologna”.

Grasso: “Non annacquare le norme anticorruzione”. Per il ministro Giuliano Poletti “il Governo deve continuare a fare il lavoro che ha fatto sul piano della lotta alla corruzione, fare il proprio mestiere sul piano dell’assunzione delle responsabilità e delle decisioni che deve prendere, essere coerente da questo punto di vista, migliorare la normativa sui beni sequestrati e fare questo percorso insieme a tutta la società civile”. Don Ciotti, incontrando il ministro del Lavoro, lo pungola: “L’unica legge di questo governo che è passata velocemente è la responsabilità civile dei magistrati”. E il presidente di Palazzo Madama Grasso: “Spero che le norme contenute nella proposta di legge sulla corruzione arrivata nell’aula del senato “non vengano annacquate per renderle assolutamente non efficaci”. Pensando a quanto è emerso in Emilia-Romagna con l’inchiesta Aemilia sulla penetrazione della ‘ndrangheta al Nord, aggiunge: “Le ultime inchieste hanno dato riscontro alle cose che diciamo da anni, non da ora. L’abbiamo sempre detto anche quando ero magistrato e procuratore nazionale antimafia. Ho sempre valutato il pericolo di questo risvolto negativo anche di criminalità organizzata che utilizza la corruzione e non più tanto l’intimidazione”.

Il leader della Fiom Maurizio Landini sottolinea che “il problema non sono i diritti di chi lavora, ma la criminalità organizzata. Occorrono leggi radicali e in fretta”. E sull’inchiesta Aemilia: è stata “preoccupante soprattutto perché dobbiamo prendere atto che è dovuta arrivare la magistratura. Partiti, sindacati e istituzioni non hanno più antenne, il problema sono gli appalti”.

Da Bologna parte “un messaggio di forza della legalità, coraggio e speranza all’Italia”, dice Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia. “Qui ci sono i familiari delle vittime bisogna ripartire da loro e ci dimostrano che per difendere la democrazia si può anche dare la vita”. Sfila anche lo scrittore Alessandro Bergonzoni, che dice una sola parola: “Noi”. 

Fonte: http://bologna.repubblica

21 marzo 2015

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