F35, due miliardi e 750 milioni per uno stormo


Michele Sasso - L’Espresso


Il Parlamento del Regno Unito segnala l’incremento dei prezzi rispetto alle previsioni. Intanto in Italia il programma e le spese militari rimangono invariate.


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ministropinotti

 

La Royal Air Force, l’aeronautica militare del Regno Unito, ha svelato quanto spenderà per il supercaccia F35: oltre 2 miliardi e cento milioni di sterline che in euro significa due miliardi e 750 milioni per avere il suo primo squadrone.

Un reparto di 14 aerei dal costo di più di 200 milioni di euro l’uno, perché nella cifra elaborata dalla National Audit Office (Nao, l’organo che valuta la spesa pubblica per conto del Parlamento) viene conteggiato quanto lo stormo ha bisogno per il suo funzionamento: dell’acquisto degli aeroplani alle parti di ricambio principali, fino agli equipaggiamenti di supporto.

Dall’elenco delle spese sono esclusi gli armamenti necessari ad equipaggiare il Lockheed Martin Jsf, il nome in codice di Joint strike fighter, l’aereo più tecnologicamente avanzato e contestato al mondo.

Un costo quasi raddoppiato anche per gli inglesi, che mettono nero su bianco i loro dubbi in una nota della relazione della Nao pubblicata lo scorso 14 gennaio: «Il costo dal programma dimostrativo alla produzione è passato da 2 miliardi e 873 milioni del rapporto 2013 a 5 miliardi e 622 milioni per il 2014. Questo perché nel 2013 i costi coprono solo i primi quattro aerei dimostrativi mentre per l’anno successivo copre il primo squadrone di aerei veri e propri».

Cifre stratosferiche per il più grande programma d’armamento della storia, in cooperazione tra la Stati Uniti e otto partner: Regno Unito, Italia, Olanda, Canada, Turchia, Australia, Norvegia e Danimarca.

Nella corsa all’acquisto l’Italia nel lontano 2002 aveva promesso di acquistare 90 esemplari. Oggi il totale delle commesse annunciato dalla nostra Difesa è fermo ad otto per i numerosi intoppi tecnici accumulati negli ultimi anni e la contrarità della società civile che chiede una campagna di disarmo .

Una netta opposizone dal basso che aveva spinto il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, in piena campagna elettorale a dichiarare: «Rivedere e limitare le spese degli F35  perché la nostra priorità non sono i caccia ma il lavoro» e la futura ministro della Difesa Roberta Pinotti a ribadire: «Non ho un desiderio specifico, secondo me c’è una esigenza essenziale di 15 aerei perché senza di quelli non funziona la portaerei, e noi ne ne abbiamo una ora».

Parole rassicuranti che si scontrano con le ultime decisioni del Governo Renzi.

Nonostante la scure dei tagli su ogni settore della pubblica amministrazione (dalle Province ai trasferimenti alle Regioni), l’ultima legge di stabilità prevede infatti per quest’anno quasi 18 miliardi di spese militari, di cui oltre 5 miliardi per l’acquisito di nuovi armamenti: le stesse cifre del 2014, limate solo di poche centinaia di milioni.

Rimane invece integralmente a carico della Difesa il programma dei supercaccia, compreso nei 2,7 miliardi di investimenti in armamenti.

Per conoscere i dettagli di costo bisognerà aspettare a marzo la pubblicazione del Documento programmatico pluriennale della Difesa, nel quale si vedrà non solo se la spesa annuale prevista (644 milioni nel 2015 e 735 nel 2016) verrà ridimensionata, ma anche se i costi d’acquisizione dell’intero programma destinato ai Jsf (10 miliardi) verranno dimezzati come deciso dal Parlamento lo scorso 24 settembre.

Nel guado tra le scelte delle Camere e la volontà del premier Matteo Renzi di non tradire gli impegni presi con Washington, il ministro Roberta Pinotti difende la bontà della scelta: «Se gli Stati Uniti ne ordinano 3mila, se li acquista il Giappone, l’Inghilterra, l’Olanda, la Corea, nazioni tecnologicamente avanzate, dire che sono una bufala perché abbiamo fatto una trasmissione che dimostra questo mi sembra un po avventato. Sul tema tecnico proporrei di fare degli approfondimenti con dei confronti dell’una e dell’altra parte. La Difesa è un investimento necessario, ma se continuiamo a dire che non tagliamo non è vero. Il costo complessivo degli F35 sarà determinato dal numero complessivo e da quanti saranno prodotti».

 

Fonte: http://espresso.repubblica.it

21 gennaio 2015

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