Netanyahu a Rivlin: fammi da spalla
Michele Giorgio - Near Neast News Agency
Il nuovo presidente israeliano è un esponente storico della destra. Da lui il premier si attende pieno appoggio alla sua linea dura contro i palestinesi.
È Rueven Rivlin, un dirigente del partito di destra Likud, il decimo presidente di Israele. Succede a Shimon Peres che appena qualche giorno fa aveva preso parte alla “preghiera per la pace”, in Vaticano, con papa Francesco e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Il ballottaggio, ieri alla Knesset, seguito al primo scrutinio senza un risultato definitivo, ha assegnato a Rivlin 63 voti contro i 53 del suo rivale, il candidato centrista Meir Shitrit.
Già presidente della Knesset, 74 anni, Rivlin é un esponente storico della destra, legato al movimento dei coloni. Non ha espresso mai alcuna comprensione per i palestinesi sotto occupazione, ai quali non riconosce il diritto ad avere uno Stato indipendente tra Israele e il fiume Giordano. E’ un sostenitore dello “Stato unico” per ebrei e arabi, ma non nel senso progressista e democratico di questa possibile soluzione del conflitto. Rivlin sostiene che i palestinesi sotto occupazione potrebbero divenire cittadini di Israele, come i loro connazionali in Galilea. Ma esclude categoricamente uno Stato binazionale per tutti i suoi cittadini. Piuttosto suggerisce la creazione di due parlamenti, uno per gli ebrei e uno per gli arabi, all’interno di una Israele riconosciuta come Stato del popolo ebraico. E’ superfluo precisare quale parte della popolazione avrebbe il controllo dei poteri fondamentali in questo Stato.
Rivlin però si è segnalato anche per aver respinto nel 2010, in qualità di presidente della Knesset, l’espulsione dall’assemblea della parlamentare araba Hanin Zoubi messa sotto accusa da gran parte dei suoi colleghi per aver partecipato alla Freedom Flotilla diretta a Gaza (era sulla nave turca Mavi Marmara assaltata dai commando israeliani, nove passeggeri uccisi). Ieri, appena eletto, Rivlin ha detto che non sarà più un uomo del Likud ma il presidente di tutto il popolo. «Mi levo di dosso i panni dell’uomo politico. La mia residenza – ha proclamato – sarà aperta a tutti: dalla destra nazionalista alla estrema sinistra».
Non è quello che desidera il premier Netanyahu dopo gli anni di Shimon Peres che ha svolto il suo mandato di presidente talvolta in velato contrasto col governo di destra. Il primo ministro ha descritto l’elezione di Rivlin come «una vittoria del Likud». Il compito del nuovo capo dello stato, ha spiegato Netanyahu, sarà «unificare il popolo all’interno del Paese e rappresentare Israele nel mondo. Si tratta di un compito gravoso – ha aggiunto – in quanto Israele è il Paese più sfidato al mondo». Netanyahu – che per mesi aveva esitato a sostenere la candidatura di Rivlin a causa di antichi dissapori – si è detto certo che il nuovo capo di stato «farà tutto il possibile» a favore del suo paese in quanto la sua personalità si basa su radici profonde attinenti «alla tradizione di Israele, alla tradizione sionista e alla tradizione ebraica».
Uscito di scena Peres, che terminerà il suo mandato a fine luglio, Netanyahu chiede una maggiore cooperazione alla presidenza, in un momento in cui la sua politica estera e nei confronti dei palestinesi non trova sempre il consenso degli alleati occidentali.
Cauta l’Autorità nazionale palestinese: «Siamo abituati a giudicare i politici israeliani per quello che fanno e non – ha detto il ministro dell’economia Mohammed Shtayyeh – per la posizione che occupano». Al tempo stesso ha sottolineato che Rivlin «è stato eletto tra le fila di una forza politica di destra che rifiuta la pace e sostiene l’occupazione della Palestina».
Fonte: http://nena-news.it
11 giugno 2014