Caritas Europa: welfare italiano inadeguato. Record di poveri


Redattore Sociale


Rapporto europeo sui costi sociali della crisi. Il Pil italiano potrebbe diminuire a causa delle misure d’austerità e di politica fiscale introdotte. Manca un reddito minimo. Il peso della povertà infantile


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
poverieuropaitalia

Invece di crescere, il prodotto interno lordo italiano potrebbe diminuire fra il 5 e l’8% nel periodo 2013-2016 a causa delle misure d’austerità e di politica fiscale introdotte durante la crisi. E’ l’allarme lanciato da Caritas Europa con il suo ultimo rapporto sulle conseguenze dell’austerità in sette paesi europei, fra cui l’Italia.
Essendo la nostra la terza economia più grande dell’Eurozona, l’Italia è – per la Commissione Europea – troppo importante per essere lasciata fallire. Avendo inoltre il secondo più alto rapporto debito Pil (al 130% siamo dietro  solo alla Grecia), resta – secondo le maggiori istituzioni europee e internazionali – poco spazio per investimenti sulle politiche sociali.
Questo, in super sintesi, lo scenario che ha portato il nostro paese a livelli di povertà crescenti, disoccupazione ai massimi storici, tagli alle pensioni e ai sistemi sanitario e di protezione sociale, riduzione delle spese per l’istruzione e aumento delle tasse sui consumi e sul lavoro.

L’impatto negativo sulle famiglie italiane. La Caritas sottolinea, nel suo studio, come i particolare l’innalzamento dell’età pensionabile e il mancato adeguamento di sei milioni di pensioni ai cambiamenti del costo della vita abbiano avuto un impatto negativo sulle famiglie italiane. Questo soprattutto in un periodo in cui i giovani trovano con difficoltà lavoro e sono in gran numero disoccupati (fra i sette paesi analizzati dal rapporto l’Italia ha la percentuale più alta di Neet, giovani che né studiano né cercano lavoro), facendo quindi diventare il contributo dei pensionati ai redditi familiari ancora più importante.

La Caritas sottolinea come un’altra grave pecca sia la mancanza di un reddito nazionale minimo e denuncia l’inadeguatezza del sistema di welfare italiano a far fronte a misure di austerità il cui impatto potrà essere calcolato per intero solo negli anni a venire.
Accolta invece con favore la nuova Social Card, sebbene in fase sperimentale. Essa però non viene considerata una misura sufficiente per essere la panacea di tutti i mali. La Caritas rileva poi come siano la cassa integrazione in deroga e i redditi da lavoro a mantenere molti milioni di italiani al di sopra della soglia di povertà assoluta, ma – si ribadisce nel rapporto – il lavoro nero e la grande evasione fiscale restano problemi irrisolti in un periodo in cui il tasso di occupazione è in costante calo.
Altre misure ritenute utili da Caritas sono i buoni lavoro Inps, le doti formazione e lavoro e la sospensione- del pagamento dei prestiti in alcune circostanze particolari, come ad esempio famiglie a bassissimo reddito e con persone disabili a carico. A passarsela male, nota la Caritas, è anche il terzo settore – importantissimo come fornitore di servizi alle categorie di cittadini più deboli – colpito da tagli ingenti e dallo stralcio di alcune agevolazioni fiscali.

Un record di crescita negativo, l’Italia lo fa registrare per la percentuale di persone in situazione di povertà, che nel 2012 erano il 30,4% (18,5 milioni), al ventunesimo posto nella classifica dei paesi peggiori per quanto riguarda questo indicatore nell’UE a 28. Addirittura fra il 2010 e il 2011, nessuno Stato membro ha registrato una crescita dei poveri alta come quella verificatasi in italia. E fra il 2011 e il 2012, solo la Bulgaria ha fatto peggio di noi.
Come se non bastasse, mentre in Italia è molto alto il rischio di trovarsi in situazione di povertà, è molto difficile poi uscirne. E una piaga particolarmente grave è quella della povertà infantile, di oltre cinque punti superiore alla media europea, tanto che l’Italia è a rischio di crescita dello sfruttamento del lavoro minorile.
Infine aumentate del 10%, nel nostro paese, le disuguaglianze di reddito fra il 2008 e il 2011. (Maurizio Molinari)

Fonte: www.redattoresociale.it
29 marzo 2014

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento