Addio a Lodi, il maestro disarmato


Marco Belpoliti - La Stampa


Il 2 marzo 2014 è morto a Drizzona, in provincia di Cremona, Mario Lodi, maestro elementare, pedagogista e scrittore. Un profeta disarmato, uno di quegli uomini che hanno dedicato la vita a un’unica missione: fare migliori gli italiani.


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Un profeta disarmato, questo è stato Mario Lodi, maestro elementare a Vho di Piadena. Come Danilo Dolci a Partinico, don Milani a Barbiana, Franco Basaglia a Trieste, è stato uno di quegli uomini che hanno dedicato la vita a un’unica missione: fare migliori gli italiani. Più maschi che donne, in verità, con l’eccezione di Maria Montessori, pedagogista come Lodi. Fatta l’Italia, bisognava fare gli italiani, secondo il detto cavouriano, anche se ciascuno di questi educatori aveva un’idea tutta sua della crescita morale e sociale del Paese. Lodi, antifascista, è stato un militante di base, e dell’adesione al proprio luogo natio ha fatto una forza straordinaria, nella convinzione che, come s’intitola il suo primo libro, C’è speranza se questo accade a Vho. Da un luogo sconosciuto del Cremonese poteva venire un esempio diretto di scuola elementare, che sperimenta un modo diverso di stare insieme tra maestro e allievi, tra i ragazzi stessi, nella cultura. Un modo per educare, e educarsi, in una forma di «scuola attiva». Nel clima postbellico, nel 1946, ci furono molte iniziative partite dal basso, dalle scuole rurali e dai doposcuola delle periferie, per ripensare il sistema scolastico dopo venti anni di conformismo e autoritarismo. Mentre Lodi assumeva l’incarico di maestro elementare nel suo paese, a Reggio Emilia Loris Malaguzzi, iniziava a rifondare la scuola materna, partendo da una carriola e da un mucchio di mattoni. Provinciali ma con un afflato internazionale, collegati ai movimenti pedagogici che andavano costituendosi alla fine degli anni 40 e l’inizio dei 50. L’educazione, come i diritti dei bambini, sembrò a Lodi uno spazio aperto entro cui sperimentare, fondandosi sull’osservazione e sulla ricerca continua. 92 anni di libertà mentale e disponibilità agli altri, parlando, scrivendo, ascoltando, rispondendo a tutti, per lettera o a voce.

Fonte: http://www.lastampa.it
3 marzo 2014

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