“La Grande incertezza”: italiani sempre più poveri e insicuri


Redattore Sociale


I dati dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza. Il 52% si ritiene del ceto medio basso. Il 73% ha paura della condizione economica. A ciò si aggiunge l’instabilità della politica e la fragilità del governo.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
noneunpaesepergiovani

Più poveri e più insicuri. Ecco gli italiani del 2014, secondo l’Osservatorio europeo sulla sicurezza guidato dal sociologo Ilvo Diamanti. Il 73 per cento è preoccupato per la situazione economica generale ma oggi, rispetto al passato si fa spazio sempre di più l’ansia per la situazione politica: l’instabilità impensierisce il 68,4 per cento degli italiani. La classifica delle priorità non ha nulla a che fare con quanto registrato dell’osservatorio tra il 2007 e il 2009, quando in cima alle preoccupazioni c’era la presenza degli immigrati e la criminalità comune. “La paura dell’immigrazione è un lusso che ci si può permettere quando si è ricchi e non si hanno altre preoccupazioni”, commenta il direttore scientifico dell’Osservatorio Ilvo Diamanti. Al contrario, con la crisi ciò che è scomparso dall’orizzonte degli italiani è il futuro. “In Italia tendono a rimanere degli anziani, senza grandi reti sociali, soli e impauriti, mentre i giovani cercano opportunità all’estero – aggiunge Diamanti -. Ora non ci sono nemmeno più gli immigrati che abbassino l’età media: tendono a ritornare”.

La priorità delle emergenze. La disoccupazione è percepita come il maggiore problema dell’Italia dal 49,4 per cento degli intervistati. Un problema enorme se si tiene conto che ormai il 52 per cento degli italiani si dichiara appartenente al ceto medio basso. È la prima volta che questo sorpassa il medio alto, dove sette anni fa si piazzava il 60 per cento dei cittadini. Al secondo posto nell’agenda, staccata di oltre 30 punti percentuali, c’è l’inefficienza e la corruzione della classe politica, un’emergenza per il 17,6 per cento degli intervistati. Segue la situazione economica (11,6 per cento) al terzo posto, seguita a ruota dalle tasse (8 per cento). Criminalità e immigrazione, gli incubi degli italiani dal 2007 al 2009, oggi sono prioritari solo per l’1,1 per cento della popolazione (identica percentuale per entrambe le voci). Prima di occuparsi di questi due temi gli italiani metterebbero mano  al costo della vita e l’aumento dei prezzi (prioritario per 4,1 per cento degli intervistati), alla qualità della scuola (2,2 per cento) e del sistema sanitario (2 per cento).

Poca fiducia nelle istituzioni. L’instabilità politica italiana preoccupa “frequentemente” il 68,4 per cento degli italiani. A maggior ragione dopo il quarto cambio di governo nel giro di due anni e mezzo. Quest’incapacità della politica di affrontare i problemi, secondo il rapporto è tra le principale cause del senso di insicurezza e questo abbatte il tasso di fiducia nelle istituzioni. Gli italiani che hanno fiducia dello Stato sono il 12,9 per cento (percentuali analoghe solo in Spagna e Francia. In Germania la fiducia è al 70 per cento). Bassa anche la fiducia nei confronti dell’Unione europea, al 27,1 una percentuale analoga dell’euroscettica Gran Bretagna. Una volta questi dati erano controbilanciati dalla fiducia nelle istituzioni locali. Non nel 2014: la Regione ottiene la fiducia di un quinto degli intervistati, i Comuni raggiungono il 28,4 per cento.

Progettare sogni per ritrovare la fiducia. “Il compito della politica oggi è dare coraggio al futuro”. Don Virginio Colmegna di fronte alla fotografia dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza si appella alla politica, il settore che appare più in crisi. Eppure proprio da lì, dice il presidente della Casa della Carità, si deve ripartire “per ricominciare a progettare i sogni”. Ma invece che proiettarsi al futuro, insiste don Colmegna, la politica si schiaccia sull’oggi, lo dilata. Don Colmegna la definisce “onnipotenza dell’attimo”. In questo contesto assume valore la velocità, più che la riflessione e la capacità d’analisi. Così, e qui il mittente del messaggio è il neo presidente del Consiglio Matteo renzi, la politica, “incapace di lavorare con il tempo”, rottama. “Il futuro invece si costruisce solo se si raccorda con il passato”, conclude don Colmegna.

L’Europa è divisa anche nelle paure. Se l’anno scorso la paura per il lavoro aveva accomunato l’Europa, il 2014 segna un nuovo cambio di passo. Lo si nota nella fiducia per lo Stato, dove Gran Bretagna e Germania raggiungono percentuali del 40 e del 70 per cento, inarrivabili per Spagna, Francia e Italia, dove non si supera il 25. E ancora lo si osserva nelle notizie che importano ai telegiornali: l’agenda dei tg in Italia e Spagna è densa di notizia riguardo la crisi economica e la corruzione dei partiti. Al contrario, il notiziario della tv tedesca Ard ha un terzo delle notizie sul tema immigrazione. A Berlino, infatti, una delle maggiori paure è l’arrivo degli immigrati dal Sud del continente e del mondo. “Sembrano le nostre paure del 2006 e il 2007”, commenta Ilvo Diamanti. “È evidente che siamo di fronte ad un’Europa a due velocità”, aggiunge.

Le notizie di criminalità sui media: il trend sta cambiando. Secondo quanto raccolto dall’Osservatorio sui media dell’Università di Pavia, il numero delle notizie della criminalità è tornato a crescere soprattutto nei notiziari di Mediaset. Solo il Tg4 con 1.153 notizie nel 2013, però, supera il suo record del 2011, l’anno in cui lagenda dei tg si è tinta di nero. In Rai, invece la riduzione di spazio per la cronaca nera è evidente: il Tg2 ha ridotto di un terzo le notizie in due anni. Oggi le notizie che prlano di fatti di cronaca nera sono meno legati a filoni: sono notizie scollegate tra loro, che riguardano cittadini italiani come stranieri. Così le notizie di cronaca nera hanno ridotto il loro ruolo nel creare il clima d’insicurezza che si respira in Italia. Stavolta la maggior responsabilità grava sulle condizioni economiche e sul quadro politico del Paese. (lb)

Fonte: www.redattoresociale.it
24 febbraio 2014

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento