Palermo dà l’addio a Bose, vittima della tratta


Redattore Sociale


Don Enzo Volpe del centro Santa Chiara, insieme ai Comuni di Trapani e Palermo, è riuscito dopo due mesi a dare sepoltura alla giovane: “Quello di oggi vuole essere un saluto di speranza contro ogni forma di violenza”.


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Con grande compostezza e cantando le musiche del loro paese, oltre 50 nigeriani, uomini e donne, hanno percorso il lungo viale del cimitero dei Rotoli di Palermo che costeggia la montagna, per dare l’ultimo saluto a Bose Uwada di 39 anni, la giovane nigeriana che viveva a Palermo, vittima della tratta, trovata morta alle porte del cimitero di Custonaci, in provincia di Trapani, la vigilia dello scorso Natale. Questa mattina erano stati fissati i funerali nella chiesa di Santa Chiara ma, per alcuni ritardi addebitabili ad alcuni imprevisti avvenuti a Trapani, dove si trovava il corpo della donna, non si sono potuti svolgere.

Don Enzo Volpe del centro Santa Chiara, in collaborazione con i comuni di Trapani e Palermo si è preoccupato di portare avanti tutte le pratiche per riuscire oggi a dare finalmente una sepoltura alla donna. La bara è stata coperta da un telo africano donato da don Enzo Volpe. La salma una volta giunta a Palermo è riuscita a raggiungere il cimitero dei Rotoli dove verrà definitivamente tumulata lunedì prossimo. La comunità nigeriana, insieme al pastore valdese Vivien Wiwoloku e don Enzo Volpe hanno voluto lo stesso celebrare un momento di preghiera e di raccoglimento.

Bose aveva provato ad avere una vita nuova. Si faceva chiamare Jennifer nella zona del Policlinico di Palermo dove viveva. Le volevano bene tutti, le sue bambine gemelle erano seguite dal centro Santa Chiara. Nessuno sapeva della doppia vita. Per tutti era una casalinga con l’hobby della parrucchiera. Ma, inseguito alla sua morte, si è scoperto poi che, di sera prendeva il pullman e andava a Trapani, dove veniva costretta a vendere il suo corpo. All’alba tornava a casa dai suoi bambini e riprendeva una vita regolare.

“Tutto questo deve finire – dice commosso il pastore Vivine Wowuloku presidente dell’associazione il Pellegrino della Terra -. Perché ancora si deve perdere la vita in questo modo? Auguro a Bose di potere ritrovare adesso la pace che non è riuscita ad avere nella sua vita”. “Ringrazio tutte le forze che hanno reso possibile questo momento di saluto – aggiunge il pastore -. In particolare il mio pensiero va al Coordinamento antitratta e al comune di Palermo e Trapani. Questo deve essere un momento di riflessione  soprattutto per tutte le ragazze che non hanno ancora lasciato la strada. Insieme dobbiamo aiutarle a scegliere un percorso diverso, riprendendo il coraggio di uscire dal tunnel senza essere ingannate dalle protettrici. Si stanno studiando anche le possibilità di creare delle forme di lavoro direttamente in Nigeria, cercando di sostenere quelle ragazze che attraverso un percorso di uscita e di formazione in Italia, vogliono cambiare vita”.
Prostitute morte a Palermo. Bose

“Accogliamo Bose, restituendole la giusta dignità – dice don Enzo Volpe, direttore di Santa Chiara -. E’ possibile camminare insieme verso una mondo senza più violenza e dobbiamo spenderci per questo. Tocca a noi riprendere in mano la nostra vita cercando di viverla in pienezza. Quello di oggi vuole essere un saluto di speranza contro ogni forma di violenza che si annida nella nostra società”. “Oggi salutiamo Bose, una donna grintosa e combattiva – si legge pure in una nota affissa nel muro dell’ingresso del centro Santa Chiara – . Una donna che non si arrendeva mai a niente. Una donna che ha sfidato tutte le sfide in cui si è imbattuta. Aveva provato a rialzarsi ma non ci è riuscita. Le aveva provate tutte. Determinata in tutto anche quando ha portato avanti la sua gravidanza gemellare crescendo le figlie senza mai arrendersi”.

Sono almeno cinquecento le giovani nigeriane cadute nel giro della tratta a Palermo, alcune minorenni e altre che non superano in media i 25 anni.

Fonte: www.redattoresociale.it

14 febbraio 2014

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