Vittime di guerra: la posizione di Isaf e talebani
Emanuele Giordana
Il Rapporto delle Nazioni Unite sulle vittime civili in Afghanistan commentato da due autorevoli fonti e, soprattutto, parte in causa nel conflitto: Isaf e talebani. Le considerazioni di Emanuele Giordana.
I numeri in sé difficilmente sono opinabili, ma i numeri li scrivono gli uomini e quindi somme e differenze si prestano a critiche e distinguo. E’ il caso del Rapporto delle Nazioni Unite sulle vittime civili in Afghanistan che è stato commentato da due autorevoli fonti e, soprattutto, parte in causa nel conflitto: Isaf e talebani. Aggiungerò ance qualche considerazione personale
Cosa dice il rapporto: posto che il report è preceduto da una decina di pagine sul metodo, l’identificazione, le fonti della ricerca (con la consulenza tecnica dell’Alto commissariato per i diritti umani), il dossier stima le vittime civili nel 2013 a 2.959 morti e 5.656 feriti, con un aumento medio del 14% rispetto all’anno prima (rispettivamente più 7% e 17%). Unama attribuisce il 74% delle vittime ad azioni di forze antigovernative (in acronimo Age), una dizione ampia che comprende talebani, banditi, altri gruppi e fazioni armate. L’11% è invece imputabile alle Pgf o Forze pro governative con una divisione dell’8% attribuita alle forze di sicurezza nazionale (esercito e polizia) e del 3% alle forze internazionali (Isaf/Nato e ciò che resta della missione Usa Enduring Freedom). Il 10% delle vittime, si dice ancora, è imputabile genericamente a combattimenti di terra tra Age e Pgf ma non è imputabile a una o all’altra parte (pallottole vaganti, potremmo dire, più o meno intenzionali). Infine c’è un 5% di vittime non è attribuile affatto se non in parte ai lasciti di guerre vecchie e nuove (mine, Uxo, Axo etc). Ci sono altre considerazioni (che il killer maggiore sono gli Ied, l’aumento dello scontro di terreno, il prezzo pagato da donne e bambini etc) cui vi rimandiamo in dettaglio alla lettura del rapporto.
Cosa dice Isaf: il commento del report da parte di Isaf/Nato, almeno così è riportato dalla stampa locale, in parte lo contraddice. Secondo Isaf infatti, le statistiche della coalizione attribuisco quasi il 90% delle vittime civili ai talebani soprattutto attraverso gli Ied (ordigni artigianali spesso telecomandati e posti ai lati della strada). Dunque non il 74% ma “quasi il 90” e con un’attribuzione univoca ai talebani che fa di ogni erba un fascio e non fa giustizia della dizione Age, più complessa e che contiene elementi riconducibili alla criminalità comune più o meno travestita da guerriglia
Cosa dicono i talebani: la guerriglia, sul sito ufficiale dell’Emirato (che dovrebbe far capo alla cosiddetta shura di Quetta diretta da mullah Omar), ovviamente smentisce il rapporto a suo dire fabbricato all’ambasciata americana e poi fatto uscire col marchio Onu. Il comunicato della guerriglia in turbante però numeri non ne fa (sebbene abbia sostenuto in passato di aver formato una commissione ad hoc) ma antepone una sequenza di atti (raid di vario tipo) di cui il rapporto non terrebbe conto. Ci sono due elementi interessanti nel comunicato: il primo è un richiamo ai precetti di Omar e alle sue raccomandazioni per evitare vittime civili cui, a detta dei talebani, i loro combattenti si sarebbero rigorosamente attenuti. Il secondo è il richiamo alla proposta che fu fatta anni fa dai talebani stessi perché vi fosse e una sorta di commissione congiunta che potesse fornire dati verificabili da ambe le parti.
Le mie considerazioni: sono in sostanza due. La prima è che una sorta di commissione congiunta sarebbe un passo in direzione del processo di pace e della diminuzione delle vittime future. Difficile, ovvio, ma è una strada che non mi sembra sia stata praticata. Quanto al rapporto, mi preme notare (pag 7) che nell’11% di vittime causate dalle forze pro governative (8% afgani 3% internazionali) il quadro è più complesso: il rapporto chiarisce infatti che i 341 morti e 615 feriti vanno così ripartiti: il 57% va attribuito agli afgani, il 27% agli internazionali e il 16% a operazioni congiunte. Nello specifico, dei 147 morti e 114 feriti attribuiti alle forze internazionali (3% del totale) 118 morti e 64 feriti sono da attribuire a 54 raid aerei. La percentuale rispetto al 2012 è in decrescita (- 10%), ma pare davvero elevata, conto tenuto che se venissero vietati i raid aerei (come gli afgani chiedono da anni) questa voce non ci sarebbe affatto. Mi permetto di aggiungere che, salvo un’interrogazione dell’Idv nella passata legislatura in cui si chiedeva conto dei bombardamenti italiani (ammessi dall’allora ministro Di Paola), nessuna forza politica italiana si è espressa contro i bombardamenti in Afghanistan né ha chiesto chiarimenti al governo in questa legislatura. Possiamo accontentarci di uccidere meno dei talebani? Io penso di no e ritengo che la prima cosa da fare sia chiedere un impegno al nostro governo perché si astenga dai raid aerei e faccia pressione perché altri non ne facciano.
Fonte: http://emgiordana.blogspot.it
9 febbraio 2014