Guerra e carestia, Sud Sudan in ginocchio


Bianca Saini - www.nigrizia.it


Continuano le atrocità nel neo stato africano, con una situazione umanitaria davvero allarmante. Le cifre di un mese di scontri sono decisamente preoccupanti.


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Continuano le atrocità nel neo stato africano, con una situazione umanitaria davvero allarmante. E ora il conflitto non permette né la circolazione delle derrate agricole, né la preparazione della prossima stagione agricola. Con conseguenze gravissime per la popolazione.

Le cifre di un mese di scontri in Sud Sudan sono decisamente preoccupanti.

Secondo dati di OCHA (l’agenzia Onu per il coordinamento degli interventi umanitari) diffusi il 16 gennaio, sarebbero 468.000 gli sfollati, 66.900 dei quali ammassati nelle basi della missione di pace presenti nel paese, 30.000 a Juba; 83.900 avrebbero varcato il confine, la metà ritornando nei campi ugandesi abbandonati solo pochi anni fa e parecchi riprendendo la via di Khartoum. Solo poco più di 200.000 hanno potuto ricevere un aiuto dalle agenzie umanitarie. Particolarmente disastrato è il settore sanitario, in particolare per l’insufficienza di personale e presidi chirurgici, estremamente necessari per curare i molti feriti in battaglia.

L’International Crisis Group (autorevole centro di ricerca sulla prevenzione dei conflitti) stima a 10.000 le vittime, moltissime civili, molte uccise a sangue freddo da militari del gruppo etnico rivale.

Purtroppo sono numeri destinati a crescere, fino a quando non si arriverà a concordare il cessate il fuoco.

La situazione è descritta con accorata precisione dall’assistente segretario generale dell’Onu per i diritti umani, Ivan Simonovic: «Atrocità di massa sono state commesse da entrambe le parti… Un mese di conflitto ha portato il Sud Sudan indietro di dieci anni». Ha poi raccontato con queste parole la sua visita a Bentiu, capitale dello stato petrolifero di Unità, teatro di feroci combattimenti: «Quello che ho visto è orribile. Distruzione e morte sono dappertutto … La gravità delle razzie, degli incendi, delle distruzioni è difficile da immaginare per chi non c’è stato». E certamente lo stesso discorso può essere fatto per Bor e Malakal, le altre due città aspramente contese tra i due contendenti.

Molto grave sta diventando anche la situazione degli oltre 120.000 rifugiati sudanesi, fuggiti al sud per i conflitti nel Sud Kordofan e nel Blue Nile, e da anni supportati dalla comunità internazionale nei campi di Unità e del Nilo Superiore e che si trovano, ora, di fatto, tra due fuochi.

Si prevede poi una gravissima carestia: la scorsa annata agricola era stata danneggiata da estese alluvioni; ora il conflitto non permette né la circolazione delle derrate agricole, né la preparazione della prossima stagione agricola, con le conseguenze che è facile immaginare. Intanto il WFP denuncia che il 10% del cibo destinato alle distribuzioni alimentari è stato razziato da gruppi armati delle due parti in conflitto.

A Juba il governo ha ordinato a molti negozi di abbassare la serranda. I governativi si starebbero dirigendo ora verso un importante campo petrolifero nello stato dell’Unità e da lì si dirigerebbero poi a Leer, che è ancora in mano a Machar. La gente, che si era rifugiata là, ora sta scappando nelle paludi.

Fonte: www.nigrizia.it
21 gennaio 2014

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