10mila, non uno di meno


Emanuele Giordana


Il Pentagono fa pressione su Obama. La lobby militare detta le sue regole per l’Afghanistan nel dopo 2014. Intanto, mentre i talebani alzano il tiro, Hrw condanna la marcia indietro del Paese sui diritti delle donne.


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La lobby militare americana fa pressioni sul presidente e lancia l’opzione “10mila soldati” nel dopo 2014. Non uno di meno. E’ quanto sarebbe emerso in una riunione tra gli uomini del Pentagono e il National Security Council secondo un’indiscrezione del Wall Street Journal, che riferisce di un incontro della settimana scorsa in cui l’esercito avrebbe avanzato la sua proposta: 10mila soldati non uno di meno dal 2014 sino al 2017, anno di fine mandato di Obama che potrebbe ridurre entro quella data il numero dei militari a zero e uscire così, a testa alta, dalla guerra che peggio ha sopportato.

Secondo il giornale il numero sarebbe definitivo e inopinabile a detta di Joseph Dunford, comandate in capo sia Usa sia Isaf in Afghanistan, che si aspetta un contributo Nato di altri 2-3mila soldati. Fine dunque del rimpallo di numeri (3-6-9mila) di cui si era discusso sino ad ora. Dunford, che avrebbe l’appoggio del titolare della Difesa Chuck Hagel e del capo di Stato maggiore Martin Dempsey, oltreché – dice sempre il Wsj – del Dipartimento di Stato e della Cia, avrebbe detto chiaramente che o i soldati saranno 10mila o è meglio che gli Usa ritirino tutti i militari a fine 2014 (ora sono 37mila, destinati a scendere entro febbraio a 32mila, con l’appoggio di circa 19mila militari Nato). I diecimila uomini sono necessari, per il Pentagono, sia a difendere le basi militari che l’Accordo di partenariato (non ancora firmato da Karzai) garantisce a Washington, sia a tenere in piedi attività anti guerriglia. Per fare il training dei soldati afgani e per garantire la rete di spionaggio americana in Afghanistan.

Intanto i talebani hanno risposto con un totale diniego alla recente richiesta degli Stati uniti di deporre le armi e di aprire il negoziato di pace. La risposta è postata sul sito della guerriglia in cui si rivendica con grande evidenza la strage di qualche giorno fa alla taverna du Liban a Kabul, la prima azione stragista condotta espressamente contro civili stranieri in un locale pubblico usualmente frequentato da internazionali. I turbanti promettono altre azioni simili.

Sulla situazione nel Paese si esprime negativamente l’ultimo rapporto di Human Rights Watch che punta l’indice sulla condizione femminile, peggiorata nel 2013: è stato ridotto il numero di posti riservati alle donne nei 34 consigli provinciali del Paese (per cui si vota in aprile); il ministero della Giustizia ha aggiunto una disposizione al codice penale che vieta la testimonianza da parte di familiari, il che rende più difficile perseguire i colpevoli di abuso domestico e nei casi di matrimonio precoce o forzato; è bloccato in parlamento il decreto per l’eliminazione della violenza contro le donne (legge Evaw), deciso da Karzai nel 2009 ma non ancora licenziato come legge: il decreto rimane in vigore, ma sul piano operativo la sua forza innovativa risulta indebolita. Il rapporto denuncia infine le tante aggressioni fisiche nel 2013 contro personaggi pubblici femminili, anche con omicidi mirati.

Questo articolo è uscito oggi su il manifesto. Commentalo su Great Game il blog di Emanuele Giordana

Fonte: www.lettera22.it
23 gennaio 2014

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