Un filo narrante per le donne di Lampedusa


Caterina Famularo


Progetto interculturale rivolto alle donne di Lampedusa e Linosa e di tutto il mondo che ogni giorno subiscono persecuzioni, maltrattamenti e violazioni dei diritti.


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Il filo narrante è un progetto interculturale rivolto alle donne di tutto il mondo che ogni giorno subiscono persecuzioni, maltrattamenti e violazioni dei diritti, alle donne di Lampedusa e Linosa, simbolo di accoglienza e grande risorsa del Mediterraneo e al Sindaco Giusi Nicolini che le rappresenta. È stato ideato e realizzato dall’Associazione di  promozione sociale e culturale di Lampedusa “IL GIGLIO MARINO” e si è configurato come uno spazio aggregativo, creativo, narrativo ed espressivo con la finalità di condividere idee, emozioni, sentimenti, stati d’animo, storie di vita. Le donne isolane, attive, piene di grinta e di potenzialità sono riuscite a coinvolgere nel laboratorio diverse donne straniere che vivono sull’isola, realizzando, insieme a loro, bambole di stoffa che rappresentano le donne di tutto il mondo, in particolare quelle sbarcate a Lampedusa e quelle che appartengono a paesi nei quali i diritti vengono ancora violati. Sono stati coinvolti anche i bambini, figli delle donne partecipanti al laboratorio, che hanno elaborato disegni, favole illustrate e cartelloni legati alle varie culture di appartenenza delle bambole realizzate.

Insieme alle altre bambole multietniche sono state ideate due bambole speciali: la prima è la donna isolana, realizzata con il pancione e con i bagagli in mano per ricordare al mondo che nelle piccole isole molti diritti vengono violati. Le donne lampedusane e linosane sono costrette a partorire altrove i loro figli perché mancano strutture sanitarie adeguate, ma sono anche continuamente “gravide” di sogni che non possono realizzare sull’isola. I bagagli indicano i continui “viaggi” in città per vari motivi (problemi di salute, motivi di studio, ricerca di un lavoro, per garantire un futuro ai figli) ma anche i continui viaggi metaforici alla ricerca di una condizione esistenziale migliore che non le renda invisibili e senza voce.

Tutte le bambole, alcune posizionate su una piccola barca, altre su una piazza che simboleggia l’Agorà del dialogo e dell’accoglienza, sono legate da un unico filo che finisce tra le mani della donna che rappresenta Lampedusa e tutte le donne che a quest’isola sono legate: Giusi Nicolini.
La bambola che rappresenta il Sindaco delle Pelagie,tiene il filo dell’intera rete creata tra tutte le altre bambole e questo filo regge un aquilone.

Il  filo che regge l’aquilone è un filo che  ha il peso e la responsabilità di tutti gli altri fili delle rete; se un solo filo si spezza, tutta le rete si rompe e l’aquilone cade, ma se ognuno tiene il filo la rete diventa forte e chi tiene l’aquilone può farlo volare. E’ questo il senso del filo narrante. Le donne di Lampedusa conferiscono forza al filo e tengono unita la rete con il loro esempio di accoglienza, con il loro spirito di sacrificio e con la loro capacità di resistere alle sfide della vita. E lei, Giusi Nicolini è la voce di tutte le donne, è la voce di questo filo narrante: ogni volta che la storia parlerà di lei e di Lampedusa, di riflesso, parlerà di NOI, donne isolane dal cuore grande. Per questo dedichiamo a lei e a tutte le donne lampedusane e linosane questo progetto interculturale e questa mostra di bambole di stoffa.

“Sono commossa per questo omaggio –  ha detto Giusi Nicolini – vorrei che questo filo si estendesse ad altri, ad altre associazioni, ad altre realtà locali perché sono le relazioni umane quelle di cui tutti abbiamo bisogno. Donne isolane, che siete grande forza di queste isole, non lasciate mai questo filo, non lasciate sola il sindaco. Fate volare l’aquilone insieme a me”.

* presidente Associazione Giglio Marino Lampedusa

Fonte: www.articolo21.org
9 gennaio 2014

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