Sud Sudan: Migliaia di persone in fuga, più assistenza nel paese


UNHCR


Oltre 23mila cittadini sud-sudanesi si sono già rifugiati nella vicina Uganda. Fino a 2.500 persone ogni giorno continuano ad attraversare il confine per lasciare il paese.


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fugasudsudan

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime la propria gratitudine al Governo dell’Uganda per averli riconosciuti tutti – su base collettiva – come rifugiati. L’Agenzia e i propri partner tuttavia sono impegnati allo stremo delle proprie forze per garantire una fornitura sufficiente di acqua e adeguate condizioni igienico-sanitarie nei centri di transito e di accoglienza nei distretti di Arua e Adjumani, nella regione di West Nile, nel nord-ovest dell’Uganda.

Fino a ieri erano 23.546 i rifugiati sud-sudanesi arrivati in Uganda.

Il nuovo flusso aumenta le difficoltà per le operazioni dell’UNHCR in Uganda, dove l’Agenzia registra anche l’arrivo di rifugiati dalla Repubblica Democratica del Congo: sono già 8mila infatti i nuovi arrivati congolesi nei 3 centri d’accoglienza nell’ovest dell’Uganda. Il personale e le risorse dell’Agenzia sono al limite.

Numeri più limitati – ma in crescita – di rifugiati sud-sudanesi si stanno dirigendo anche verso altri paesi limitrofi. Oltre 3.500 rifugiati sono stati registrati in Etiopia, dove tuttavia il numero reale è probabilmente molto più alto poiché la remota area di confine è di difficile accesso. L’UNHCR è in attesa di poter aggiornare le cifre in proposito. Nel campo di rifugiati di Kakuma, in Kenya, dove arrivano giornalmente anche 300 sud-sudanesi, il numero complessivo di arrivi fino a domenica sera era di 3.173. Si presenta meno chiara, invece, la situazione in Sudan: diverse centinaia di sud-sudanesi hanno attraversato il confine, forse alcune migliaia. Tuttavia a causa dei molti gruppi attivi nell’area – nomadi o ribelli – è difficile conoscere quale sia il numero esatto di rifugiati. L’UNHCR è impegnato a cercare informazioni attendibili.

All’interno del Sud Sudan l’UNHCR sta svolgendo le proprie attività con un personale ridotto a 200 operatori a causa del protrarsi dei combattimenti e dell’insicurezza predominante nella maggior parte del territorio statale. Tuttavia l’Agenzia continua a fornire servizi ai 230mila rifugiati presenti nei 10 campi di accoglienza e ha assunto maggiori responsabilità nella gestione della situazione dei 57mila civili che hanno cercato rifugio nelle 10 sedi delle Nazioni Unite del paese. L’UNHCR sta collaborando all’operazione congiunta mirata a garantire particolare protezione alle persone più vulnerabili come donne e bambini, ed ha inoltre inviato nell’area esperti in progettazione e gestione dei campi.

Nella giornata di ieri un volo noleggiato dall’Agenzia è arrivato nella capitale sud-sudanese Juba con a bordo beni di prima necessità provenienti dal deposito UNHCR di Nairobi. Tra gli aiuti, 12.500 coperte, 2.500 kit di utensili da cucina, 4mila teli di plastica per allestire alloggi per 20mila sfollati che si trovano all’interno e nei dintorni della città.

A Maban, nel nord-est del Sud Sudan, 4 operatori internazionali e 11 locali stanno collaborando con le agenzie partner e con gli stessi rifugiati per continuare ad assistere i 120mila rifugiati presenti in 4 campi. Sono impegnati a garantire la continuità dei servizi medici e la fornitura d’acqua, in modo che i rifugiati possano avere accesso all’assistenza medica e all’acqua potabile. In collaborazione con l’agenzia ONU Programma Alimentare Mondiale (PAM/WFP), l’UNHCR ha distribuito ai rifugiati razioni alimentari sufficienti per 45 giorni invece dei normali 30, così da poter coprire eventuali interruzioni forzate dei servizi. A breve inoltre l’Agenzia distribuirà sapone nei 4 campi. Dato il carattere di pericolosità e variabilità dell’operazione in Sud Sudan, al fine di completare ogni possibile lacuna nei servizi l’UNHCR sta mettendo in campo tutte le proprie risorse disponibili e tutto il proprio impegno.

L’Agenzia sta inoltre organizzando il ritorno di personale a Yida, nello stato di Unity, dove 3 operatori nazionali e agenzie partner continuano ad assistere i 77mila rifugiati che si trovano nei campi di Yida e Ajuong Thok, vicino al confine con il Sudan. Il programma dell’Agenzia dipende dal dispiegamento di ulteriori peacekeeper da parte delle Nazioni Unite. Le attività nello stato di Unity continuano a presentarsi pericolose e difficili da programmare per l’imprevedibilità della situazione. La scorsa settimana a Yida l’UNHCR ha subito il furto di 6 veicoli pick-up, oltre a barili di carburante, pezzi di veicoli e pompe per l’acqua.

Nonostante il protrarsi del conflitto in Sud Sudan, comunque, l’Agenzia ha registrato l’arrivo – dallo scorso 22 dicembre – di 430 nuovi rifugiati provenienti dalla regione sudanese del South Kordofan.

Il Governo del Sud Sudan ha dichiarato lo stato d’emergenza negli stati di Unity e Jonglei. Le forze di opposizione al momento hanno riconquistato il controllo della capitale del Jonglei, Bor, e un corposo contingente militare governativo si è spostato a nord verso Pariang – vicino ai campi di Yida e Ajuong Thok. L’UNHCR pertanto esprime la propria grave preoccupazione per il possibile impatto dei combattimenti
sui rifugiati e sulle effettive possibilità dell’Agenzia di assisterli. L’UNHCR ribadisce a tutte le parti in conflitto che i campi di rifugiati devono preservare il loro carattere civile.

Fonte:http://www.unhcr.it

7 gennaio 2014

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