70.000 regali di pace


Flavio Lotti


Sono le firme degli italiani che hanno regalato al prossimo Parlamento un disegno di legge per l’eliminazione delle armi nucleari che ancora ospitiamo in Italia. Fausto Bertinotti: “Questa è l’ultima delegazione che ricevo da Presidente della Camera. Spero che sia il punto di partenza della nuova legislatura”.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
70.000 regali di pace

Non compare in prima pagina ma è diventato il pericolo più grande del mondo. Più grande persino dell’emergenza ambientale che minaccia la sopravvivenza del pianeta. E’ il pericolo nucleare. Un pericolo tremendo che sta crescendo in modo vertiginoso. Il fatto che giornali, tv e politici non se ne occupino rende l’allarme ancora più drammatico. Coloro che hanno la responsabilità di proteggerci fingono di non sapere e sembrano avere sempre cose più importanti a cui pensare. La gente non si rende ancora conto di quanto sta accadendo e molti ritengono che sia meglio così.

Da tempo gli Stati Uniti puntano il dito contro l’Iran. Ma come possiamo dire agli altri di non fare quello che noi stiamo facendo? Tutti i cinque paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu hanno avviato imponenti programmi di rifacimento degli arsenali nucleari. Progetti faraonici che ci costringeranno a fare i conti con una nuova generazione di armi nucleari estremamente diversificate, distruttive e maneggevoli. L’obiettivo della ricerca, infatti, non è tanto quello di aumentare ulteriormente la potenza della “Bomba” quanto di accrescerne le possibilità di utilizzo. Gli scienziati progettano. I generali pianificano. E i capi di stato e di governo ne discuteranno, anche nei prossimi giorni a Bucarest, in quello che è stato preannunciato come il più grande vertice della Nato. Nel frattempo, a dispetto di tutti gli allarmi sulla proliferazione nucleare, si sta creando un pericolosissimo vuoto normativo. Quasi tutti i Trattati internazionali sul controllo delle armi nucleari sono stati cancellati, violati o stanno perdendo la loro validità in queste settimane. E i negoziati sul disarmo restano la cenerentola dei nostri giorni.

Ad aggravare questo scenario, oltre ai pericoli di proliferazione e di catastrofi accidentali, c’è anche l’incubo del terrorismo. Parola di chi se ne intende: se qualcuno vuole farsi una bomba atomica può trovare le informazioni su internet. Bastano 50 kg di uranio arricchito (ce ne sono tonnellate in giro per il mondo) che si possono contenere in un volume di 9/10 litri e un garage di 50 metri quadrati. L’unica incertezza è se la bomba-fatta-in-casa avrà una potenza distruttiva pari alla metà o al doppio di quella lanciata dagli Stati Uniti su Hiroshima causando oltre 120.000 morti.

Nessuno sa quanto tempo abbiamo per evitare quello che oggi appare quasi inevitabile. Per questo dobbiamo agire subito. “Il solo obiettivo realistico che ci possiamo porre è quello dell’eliminazione di tutte le armi nucleari, ha dichiarato l’ex segretario di stato americano George Shultz. Perché se non ci liberiamo di loro, finiremo per usarle.”

Non è un problema tecnico. E’ un problema politico. Non è irrealistico ma fattibile. E’ solo questione di leadership e di volontà politica.

Per riuscire in questa impresa è necessario aumentare rapidamente la pressione dell’opinione pubblica. Senza il grande movimento per la pace degli anni ’80, l’Europa sarebbe ancora oggi divisa dalla cortina di ferro e dal muro di Berlino, piena di confini, armi e tensioni. Senza una nuova grande mobilitazione popolare difficilmente i governi s’incammineranno sulla giusta strada. La campagna “per un futuro senza atomiche” e le settantamila firme che ieri sono state consegnate al Presidente della Camera dei Deputati sono solo l’inizio. Abbiamo bisogno di creare una sempre più vasta consapevolezza, di mobilitare i gruppi, le associazioni, gli enti locali, le nostre città. Abbiamo bisogno di rimettere il disarmo tra le massime priorità della politica. Abbiamo bisogno di sostenere politici che abbiano a cuore questo obiettivo.

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento