4a Marcia Lodigiana e 1a Marcia Cremasca per la pace
Lodisolidale
Domenica 7 ottobre 2012 due cortei, con partenza da Lodi e da Crema e arrivo ad Abbadia Cerreto, per ribadire l’impegno delle città per i diritti umani e la pace, nello spirito della Perugia-Assisi.
Troppi venti di guerra spirano ancora nel mondo: in Medio Oriente, con la minaccia rappresentata dal tentativo dell’Iran di dotarsi di testate nucleari e la minaccia israeliana di intervenire con la forza area per distruggere i siti dove si sta arricchendo l’uranio; in Siria, ove è in atto una sanguinosa guerra civile, dopo quelle che si sono sviluppate lo scorso anno in Libia ed in Egitto, per responsabilità di regimi dittatoriali che cercano di soffocare con la forza le istanze di libertà delle proprie popolazioni; in quasi 60 Paesi, la maggior parte dei quali in Africa, in cui ci si uccide quotidianamente senza che il nostro ricco mondo ne sappia nulla.
In questo contesto, la pace sembra ancora un sogno lontano. A ciò aggiungiamo una crisi economica mondiale che sta mettendo in crisi il modello di sviluppo al quale finora ci siamo sempre affidati.
L’impressione che noi comuni cittadini rischiamo di avere è quella di essere davvero impotenti davanti a questo scenario.
Eppure… “La Pace inizia dalle nostre città”: questo vogliamo gridare a gran voce in occasione della 4° Marcia Lodigiana e della 1° Marcia Cremasca per la Pace.
Non è vero che la rassegnazione è l’unica soluzione!
Vogliamo riprendere l’obiettivo che il Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace si è dato dopo l’ultima Marcia Perugia-Assisi, per sviluppare e diffondere nei vari ambiti locali le energie, le voci, la voglia di impegnarsi per un mondo più giusto che si sono visti in quei 25km fino alla rocca di Assisi.
Ripartire dalle nostre comunità per costruire la cultura dei diritti è anche l’idea fondamentale che ha dato vita alle scorse edizioni della Marcia Lodigiana, in un cammino che, negli anni, vorrebbe idealmente percorrere tutte le vie, tutti i Comuni del nostro territorio: siamo convinti che il veder sfilare sotto la propria finestra un arcobaleno di migliaia di persone in cammino per chiedere la Pace, sia un segnale ed uno stimolo importante anche per chi, forse, ad impegnarsi non aveva proprio mai pensato.
Ma che cosa vuol dire ripartire dalle nostre città per costruire la Pace?
Vuol dire ripartire dalle persone, dai loro problemi e dalle loro speranze, vuol dire rimettere le persone al centro delle attenzioni della politica e delle istituzioni, vuol dire operare in modo che nessuno si senta solo davanti alla crisi epocale che stiamo vivendo.
Vuol dire rendere le nostre città sempre più belle e accoglienti, inclusive, solidali, ospitali, aperte all’incontro e al dialogo e per questo sicure.
Vuol dire ripensare le relazioni nelle nostre città, riscoprire la dimensione comunitaria della vita, far sì che nessuno resti chiuso in casa perché anziano e solo o perché bloccato su una sedia a rotelle.
Vuol dire difendere i beni comuni, la salute, l’ambiente, il consumo del suolo, la cultura, la qualità della vita.
Vuol dire garantire i diritti di tutti, di chi ha bisogno di essere curato nei nostri ospedali anche se non ha il permesso di soggiorno, di chi è nato in Italia e si sente italiano anche se i suoi genitori vengono da lontano, di chi vuole studiare anche se non ne ha i mezzi.
Vuol dire anche ripensare la città come una comunità educativa riconoscendo il ruolo formativo della scuola e dell’associazionismo.
Vuol dire riscoprire un’informazione che sia davvero al servizio dei cittadini, che sappia aprirsi ai problemi veri, anche di quei Paesi lontani delle cui guerre e della cui povertà non parla nessuno.
Vuol dire difendere il lavoro come dimensione essenziale dell’identità, della felicità e del bisogno di realizzazione di ogni cittadino in quanto partecipe della vita collettiva.
Lavoro, dunque, non bombe: ripartire dalle città vuol dire anche mobilitarsi dal basso per chiedere alla politica nazionale di abbandonare costose e inutili spese militari così come l’esportazione di armi, applicando pienamente il principio della nostra Costituzione che afferma che «l’Italia ripudia la guerra». Si tratta di un principio frutto della straordinaria esperienza della Resistenza, nella quale tante persone sono cadute imbracciando le armi, sperando che fosse davvero l’ultima volta, per garantire a tutti un futuro di pace e libertà.
Si investa piuttosto sulla cooperazione internazionale e sulle istituzioni più vicine ai cittadini, sulla loro capacità di dare risposte concrete ai bisogni delle persone e delle famiglie, a partire da quelle che sono più colpite dalla crisi economica.
Il mondo sta cambiando profondamente.
Non si tratta solo di sfuggire alla morsa della crisi: dobbiamo cogliere il cambiamento in atto per costruire intorno a noi una nuova società dei diritti.
Ripartire dalle nostre città vuol dire proprio questo.
Per info e logistica: http://www.lodisolidale.org/