2 agosto 1980: Strage di Bologna . Dopo 29 anni…
Loris Mazzetti
Commemorare tutte le vittime del terrorismo e delle stragi va ben oltre al valore del ricordo. Serve ai giovani, a quelli che non erano nati quando accaddero i fatti, che devono sapere che da noi, dal dopo guerra ad oggi, vi sono state 14 stragi, tutte rimaste senza mandanti nonostante che il fine politico sia sempre stato evidente.
“Per non dimenticare” è quello che ogni bolognese, che ogni cittadino, che crede nella democrazia dovrebbe dire a sé stesso, aggiungendo: “Domenica 2 agosto sarò nel corteo che da piazza Nettuno, passando per via dell’Indipendenza, raggiungerà piazza Medaglie d’Oro, quella della stazione di Bologna dove ventinove anni fa, alle ore 10,25, persero la vita 85 persone e 200 furono i feriti”. Il nostro paese ha la memoria corta e la politica aiuta gli italiani a dimenticare. Lo si sta facendo su tutto ciò che divide a cominciare dalla Resistenza con i molteplici tentativi di far diventare i fascisti di Salò, che dopo l’8 settembre ’43 si unirono ai nazisti di Hitler, uguali ai partigiani che invece morirono per liberare l’Italia dagli oppressori. Lo scorso 25 aprile, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che da ventinove anni non riesce a trovare un po’ del suo tempo per essere a Bologna il 2 agosto insieme all’Associazione dei famigliari delle vittime (basterebbe una festa in meno a villa Certosa o un incontro in meno con una delle tante escort), ha proposto di sostituire la parola Liberazione con libertà, in disprezzo della storia. L’Italia della memoria e dell’orgoglio gli ha risposto, giustamente, con una pernacchia.
Commemorare tutte le vittime del terrorismo e delle stragi va ben oltre al valore del ricordo. Serve ai giovani, a quelli che non erano nati quando accaddero i fatti, che devono sapere che da noi, dal dopo guerra ad oggi, vi sono state 14 stragi, tutte rimaste senza mandanti nonostante che il fine politico sia sempre stato evidente. Quella della menzogna e dell’omertà, come più volte denunciato dal presidente dell’Associazione dei famigliari delle vittime Paolo Bolognesi, è una strada che paga.
Una recente inchiesta tra i giovani bolognesi (studenti universitari e non) ha dimostrato che la maggior parte pensa che a mettere la bomba alla stazione siano state le Brigate rosse. Nel 1990 il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga contestò la dicitura sulla lapide “Vittime del terrorismo fascista”.
Gli innumerevoli processi, dopo anni di indagini, hanno individuato che le responsabilità appartengono a neofascisti, alla loggia massonica P2 e ai Servizi segreti. I nomi: Licio Gelli, il faccendiere Francesco Pazienza, gli ufficiali del SISMI, Musumeci e Belmonte, tutti condannati per depistaggio e tutti liberi. Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (l’unico in carcere perché condannato solo nel 2007), neofascisti dei Nar, sono gli esecutori materiali della strage. Da qualche anno a questa parte esce ciclicamente il tentativo di assolvere i neofascisti dall’essere stati gli esecutori materiali della strage, l’ultimo è avvenuto recentemente quando la magistratura italiana ha per la prima volta interrogato il terrorista Carlos, detto lo Sciacallo, il cui vero nome è Ilich Ramirez Sanchez. Le sue parole: “La strage del 2 agosto non è opera né dei rivoluzionari, né dei fascisti, l’Italia è una semi colonia degli Stati Uniti …”. In sostanza nessun nome, solo parole al vento. Vorrei ricordare a quei giovani che non sanno chi sono i neofascisti Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (e che, nonostante i complessivi 17 ergastoli, girano tranquillamente liberi per le strade di Roma), alcuni nomi delle loro tante vittime: Roberto Scialabba, Mario Amato, Maurizio Arnesano, Francesco Mangiamelli, Enea Condotto, Antonio Leandri, Luigi Maronese, Marco Pizzari, Francesco Straullu, Ciriaco Di Roma, Alessandro Caravillani. La maggior parte di questi freddati con colpi sparati a bruciapelo.
Lo scorso anno per il governo intervenne il ministro Rotondi disse che in democrazia tutte le opinioni «sono uguali ed hanno gli stessi diritti il democristiano come l’anti, il berlusconiano o l’anti, il comunista o l’anti, ma l'antifascismo non è una opinione, è una ragione costitutiva della nostra democrazia». Dimenticando che il presidente del consiglio è Silvio Berlusconi “fratello” tessera P2 numero 1816, di cui Licio Gelli (condannato per depistaggio nella strage) ha detto a proposito della sua iniziazione: “Avvenne nel 1977, nella sede di via Condotti. C’erano anche Gervasio e il medico Fabrizio Trecca, che erano un po’ i capofila del raggruppamento riservato agli operatori dei mass media. Lo stesso che riuniva tutti i giornalisti iscritti. Finita l’iniziazione gli consegnammo i guanti, il grembiule e una tessera di Apprendista. Sbagliando: perché doveva essere da Maestro. Berlusconi ce la mandò indietro e noi gliela cambiammo, allegando una lettera di scuse”.
Sulla sua iscrizione il premier nel 1990 fu condannato dalla Corte di Appello di Venezia per aver giurato il falso davanti al tribunale di Verona.
Il 2 agosto è il giorno anche delle false promesse da parte dei governi: non è ancora stata pienamente applicata la legge 2006 del 2004 sulle vittime del terrorismo e delle stragi. L’ultima polemica in ordine di tempo, denuncia fatta da Paolo Bolognesi, riguarda le pensioni di invalidità per i feriti: “Fino ad oggi l’Inps non ha applicato la legge. E il governo anziché fargliela applicare ha chiesto un parere al Consiglio di Stato. Il risultato è stato che l’Istituto di previdenza dei dipendenti pubblici ha revocato una sua precedente decisione rendendo provvisorie le pensioni definite d’invalidità all’80% erogate dal 2006”.
Ancora una volta nessun rispetto per le vittime.
Fonte: Articolo21
2 agosto 2009