Yemen: “apprensione” per un nuovo venerdì di protesta
Agi
Proseguono le proteste: morti e feriti a Sana’a, al-Baydha e Taiz. Incide lo stallo nella mediazione tra regime e forze d’opposizione si traduce in una crescente instabilità.
Resta alta la tensione nello Yemen, dove lo stallo nella mediazione tra regime e forze d'opposizione si traduce in una crescente instabilita'.
L'ambasciatore italiano a Sana'a, Alessandro Fallavollita, non nasconde la sua "apprensione" per quello che potrebbe succedere domani, quando, al termine della preghiera del venerdi', i manifestanti torneranno a chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da 33 anni. "Manteniamo alto l'allarme – riferisce il diplomatico -, da tempo abbiamo invitato a lasciare temporaneamente il Paese tutti quei connazionali che non hanno motivi impellenti per rimanere, cosi' come abbiamo ridotto all'essenziale lo staff dell'ambasciata. Attualmente i connazionali sono circa 140, compresi i cittadini italo-yemeniti". Nella notte, proprio a Sana'a, dieci manifestanti antigovernativi sono rimasti uccisi nel corso di scontri con le forze di sicurezza. Altre vittime si sono registrate a Taez, Hodeida e Dhamar. Il timore e' che il protrarsi dello stallo nella mediazione condotta dal Consiglio di cooperazione del Golfo possa precipitare il Paese nella guerra civile. Il peso della componente tribale e le minacce di al Qaeda dopo l'uccisione di Osama bin Laden provenienti proprio dalla regione sono elementi che complicano ulteriormente il quadro. "Siamo in stretto contatto con i nostri partner europei, statunitensi e dei Paesi del Golfo, e svolgiamo un ruolo di sollecitazione" per uscire dall'impasse, sottolinea l'ambasciatore Fallavollita, che ricorda gli appelli lanciati dal Gcc in occasione del vertice di due giorni fa a Riad e dell'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Catherine Ashton. La road map messa a punto dai Paesi del Golfo prevede il passaggio di poteri dal presidente Saleh al suo vice entro 30 giorni, la formazione di un governo ad interim e la convocazione di nuove elezioni. L'uscita di scena di Saleh in cambio della sua immunita' resta pero' uno dei punti piu' controversi del piano di transizione.
Fonte: Agi.it
12 maggio 2011
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Sana'a – (Adnkronos/Aki) – Negli incidenti di oggi i manifestanti sono riusciti a dare alle fiamme la sede del partito del Congresso. Secondo quanto denunciato dai gruppi per i diritti umani, sono 150 le vittime da fine gennaio. Appello dell'opposizione alla comunità internazionale: pressing su Saleh perché si dimetta.
Proseguono le proteste in Yemen. E' di tre morti il bilancio degli scontri avvenuti oggi nella città yemenita di al-Baydha tra i manifestanti, che chiedono le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, ed i sostenitori del regime aiutati dalla polizia locale. Lo riferisce la tv araba 'al-Jazeera', che cita come fonti alcuni testimoni. Negli incidenti di oggi i manifestanti sono riusciti a dare alle fiamme la sede del partito del Congresso, al governo in Yemen. Secondo quanto riporta il sito di informazione locale 'al-Masdar', gli incidenti sono iniziati quando miliziani armati considerati vicini al governo hanno aperto il fuoco su un gruppo di manifestanti, sparando dalla sede del governatorato locale. In risposta i giovani dei movimenti rivoluzionari hanno preso d'assalto ed occupato la sede del governatorato. I giovani erano scesi in piazza questa mattina ad al-Baydha per protestare contro la repressione attuata ieri dal governo nei confronti dei manifestanti di Sana'a dove sono morte 13 persone e ne sono state ferite 200.
La polizia ha inoltre attaccato questa mattina i manifestanti impegnati in un sit-in permanente contro il governo a Taiz, nel sud del paese. Lo ha annunciato la tv araba 'al-Jazeera'.
E' invece salito a 13 morti il bilancio degli scontri avvenuti ieri a Sana'a. Elementi della polizia e della Guardia repubblicana hanno infatti aperto il fuoco su circa 10mila manifestanti, in buona parte giovani, che stavano marciando verso la sede della presidenza del Consiglio dei ministri. Tra i feriti, un centinaio è stato colpito da proiettili, mentre altri cento sono rimasti intossicati dai lacrimogeni. Il governo si è difeso sostenendo di aver ordinato di aprire il fuoco per il timore che i manifestanti potessero prendere d'assalto la sede del governo.
Da settimane a Sana'a si sta svolgendo un sit-in ad oltranza davanti la sede dell'università per ottenere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh. Sono oltre 150 le vittime delle proteste scoppiate nel Paesea fine gennaio, secondo quanto denunciato dai gruppi per i diritti umani.
Il principale blocco dell'opposizione in Yemen ha rivolto oggi un appello alla comunità internazionale affinché aumenti la sua pressione sul presidente Ali Abdullah Saleh, convincendolo a rassegnare le dimissioni. Il Joint Meeting Parties (JMP), di cui fanno parte partiti di opposizione, attivisti e leader tribali, hanno chiesto agli Stati Uniti, all'Unione europea e agli Stati arabi di agire per arginare gli attacchi del governo contro i manifestanti. Il ''silenzio'' internazionale riguardo la repressione messa in atto da Sana'a, dicono gli oppositori, equivale a un via libera per continuare a usare la violenza contro chi scende in piazza per chiede che Saleh abbandoni il potere tenuto per 32 anni.
Fonte: Adnkronos
12 maggio 2011