Vogliamo risolvere un male creando un problema ancora più drammatico
Marialaura Carcano
“Io mi preoccupo delle conseguenze nel nostro paese". L’opinione di Giancarlo Caselli, procuratore della Repubblica di Torino sul tema del Decreto Sicurezza.
“Io mi preoccupo delle conseguenze nel nostro paese. Non facciamo una norma puramente di facciata, se davvero poi dovessimo introdurla, diventerebbe impossibile da gestire. Vogliamo risolvere un male creando un problema ancora più drammatico… In ogni caso la giustizia penale è uno strumento inadeguato per far fronte a un fenomeno epocale come la migrazione, risvolti penali a parte…” Così Giancarlo Caselli, procuratore della Repubblica di Torino interviene sul tema del Decreto Sicurezza.
di Marialaura Carcano
Luca Palamara, presidente dell'ANM, all'apertura del congresso del sindacato dei magistrati ha detto che l'introduzione del reato di immigrazione clandestina creerebbe "gravissime disfunzioni al sistema giudiziario e carcerario" lei condivide?
Se l'immigrazione clandestina diventasse effettivamente un reato, sarà difficile stabilire quante persone saranno coinvolte e quindi quanti procedimenti penali dovranno essere aperti.
C'è chi dice 650 mila, chi 500 mila, chi 400 mila. Comunque si tratta di numeri enormi e il nostro sistema penale, che fa già acqua da tutte parti, sarebbe definitivamente affondato. Non c'è sistema penale al mondo in grado di reggere un impatto di questo tipo e, se mai la macchina della giustizia, incredibilmente, riuscisse a reggere, allora sarebbe il sistema penitenziario a implodere.
Il ministro della giustizia Alfano ha difeso il provvedimento e ha detto che in altri paesi funziona benissimo
Io mi preoccupo delle conseguenze nel nostro paese. Non facciamo una norma puramente di facciata, se davvero poi dovessimo introdurla, diventerebbe impossibile da gestire. Vogliamo risolvere un male creando un problema ancora più drammatico. Qualcuno dice che il nostro sistema giudiziario è in via di estinzione e questo sarebbe il colpo finale. Il confronto con gli altri paesi è solo un aspetto del problema. Se avesse un valore assoluto allora, esagerando e parlando d'altro, dovremmo dire che la tortura è uno strumento buono per combattere il terrorismo visto che, ormai, è prassi comune in diversi paesi.
In ogni caso la giustizia penale è uno strumento inadeguato per far fronte a un fenomeno epocale come la migrazione, risvolti penali a parte. Le migrazioni sono come un fiume in piena, oltre a tonnellate di acqua trasportano anche delle scorie, la risposta penale deve essere circoscritta a queste.
Ma aldilà degli aspetti tecnici e dell'applicabilità, c'è un problema anche di principi?
C'e' anche una questione di principi. Nel nostro paese c'è molta paura e c'è molta insicurezza che crescono anche per enfatizzazione da parte di alcuni media e di certa politica, ma paura e insicurezza sono problemi veri. I principali fattori di questa paura e di questa insicurezza sono i prezzi alti, i salari che non crescono, il lavoro che non c'è o, se c'è, è insicuro, pensiamo anche agli incidenti sul lavoro.
Queste sono le principali ragioni.
Quando si vive in questa situazione di paura e insicurezza ci si rifugia in qualche soluzione sostitutiva, nell' ostilità verso il diverso, e quella verso lo straniero è una di queste risposte sostitutive.
Quando il problema dell'insicurezza non è visto come un problema da risolvere ma è invece alimentato, al posto di governarlo si finisce per esserne governati e per fare scelte dettate dalla paura. La politica condizionata da questa paura è una politica che non si sa dove ci porta.
Nel 1900, oltre un secolo fa, Gaetano Mosca, noto giurista, storico e uomo politico, fu invitato a una conferenza sulla mafia a Torino. Mosca, tra le altre cose, ebbe a dire: I nostri governanti devono capire che, operando uno strappo alla legalità o alla giustizia, si sa dove questo strappo comincia ma è impossibile prevedere dove andrà a finire, e vi è eziandio -così si parlava nell'800 – il pericolo che ci siano strappi profondi nel senso morale del nostro popolo.
Se si fa una Superprocura a Napoli con uno strappo alla Costituzione, seppure per risolvere una questione indiscutibilmente di terribile gravità, ad un problema si rischia di sostituirne un altro che può avere anche un effetto a catena, quello che diceva Mosca più di un secolo fa.
Eppure la direttiva dei 27 paesi dell'Unione Europea sui rimpatri, secondo Maroni, dà ragione al governo. Per esempio innalza i termini della detenzione per i clandestini fino a 18 mesi…
Il periodo massimo di detenzione in caso di processo per il reato di immigrazione clandestina dovrebbe essere inferiore ad un anno e invece si arriva a 18 mesi di detenzione negli ex centri di permanenza temporanea che, come ha detto il Viminale, si chiameranno d'ora in poi centri di individuazione ed espulsione. 18 mesi, senza processo, sono un pezzo di vita.
Ma la direttiva è condivisa dai ministri dell'UE…
I princìpi restano princìpi anche se a muoversi in senso diverso sono in tanti. 18 mesi senza processo non mi sembrano una scelta adeguata per uno stato di diritto, non mi sembrano una scelta di civiltà. Ovviamente come magistrato avrò sempre l'obbligo di applicare le leggi dello stato, quali che siano.
Quanto alla nuova aggravante, che prevede una pena maggiorata nel caso il reato sia commesso da un clandestino, c'è o non c'è una questione di incostituzionalità?
L'incostituzionalità la decide la Consulta . Ritengo che si potrebbero profilare questioni di legittimità costituzionale, in particolare per quanto riguarda il principio di uguaglianza.
Secondo lei, la stampa, ha dato un quadro esauriente dei problemi aperti dal decreto sicurezza?
La stampa sul decreto sicurezza ha avuto un recupero di obiettività negli ultimi giorni, ma fino all' altro ieri c'è stato uno scatenamento trasversale che ha alimentato una certa insofferenza. Adesso mi pare ci sia un certo riequilibrio nell'esaminare la questione.
Fonte: Articolo21
06/06/2008