Visita in Medio Oriente, Giorgio Napolitano oggi nei territori palestinesi
quirinale.it
Oggi, Napolitano al secondo giorno del suo viaggio, annovera fra i suoi impegni anche una visita alla Cisgiordania dove ha sede l’Autorità nazionale palestinese. Il saluto in occasione della Conferenza “Italia-Israele: gli ultimi 150 anni”.
Saluto del Presidente Napolitano in occasione della Conferenza "Italia-Israele: gli ultimi 150 anni"
Gerusalemme, 16/05/2011
Ho accolto con piacere il gentile invito ad intervenire oggi in questo Istituto Van Leer al quale mi lega il lieto ricordo del saluto che ebbi l'occasione di pronunciare in apertura del Convegno Letterario Italo – Israeliano "La Letteratura e l'Impegno", in occasione della mia Visita di Stato in Israele, il 25 novembre 2008.
Il mio ritorno in questa terra così ricca di storia e di suggestioni si caratterizza per la felice coincidenza con il 150° anniversario del compimento del percorso unitario della Nazione Italiana. Non a caso si è deciso di celebrare in Italia il prossimo 2 giugno, Festa della Repubblica, questa ricorrenza come evento non puramente italiano, bensì aperto alla partecipazione di molte diecine tra Capi di Stato stranieri (tra i quali avrò il particolare piacere di accogliere il Presidente Shimon Peres) e massimi responsabili delle principali Organizzazioni internazionali.
Alla tensione ideale e alle travagliate vicende storiche che condussero alla unificazione nazionale italiana diedero infatti un decisivo contributo Paesi amici ed alleati, insieme a singole personalità della politica, della diplomazia e della cultura provenienti da numerose Nazioni del mondo.
E' questa dunque l'occasione propizia per riflettere, come promette di fare la vostra conferenza, con la partecipazione di studiosi di altissimo livello dei due Paesi, su cosa abbia significato l'anélito verso la conquista dello Stato nazionale per i popoli italiano e ebraico, la cui storia è intrecciata in modo speciale e ineludibile.
Alla radice di entrambi i processi c'è la coscienza di una identità unitaria mai sopìta, mai rimossa, sia pure in popoli che avevano vissuto per millenni in una condizione di divisione e dispersione.
Il Risorgimento italiano è guidato da quella "idea di nazione" che nel secolo decimo nono attraversa tutta l'Europa ridisegnandone la carta geografica, e che si nutre di ideali di democrazia, di libertà, di progresso sociale e di solidarietà. Anche solidarietà internazionale, incarnata da figure come quelle di Garibaldi che combatté per la "libertà" e contro la tirannia (oggi diremmo autocrazia) in numerosi paesi del mondo, sulle due sponde dell'atlantico, per non parlare della visione europea di Mazzini e di Cattaneo.
Ne è corollario l'aspirazione a realizzare condizioni di pacifica e cooperativa convivenza fra Nazioni (di nuovo, Mazzini). La "nazione" mazziniana o il sionismo di Hertzl sono ben lontani dagli esiti disastrosi dei nazionalismi del XX secolo.
Come ebbi modo di osservare in occasione di una lectio magistralis tenuta all'Università ebraica di Gerusalemme nel 2008, "il nostro Risorgimento fu fonte di ispirazione e di incoraggiamento per l'evolversi – a partire dalla seconda metà del XIX secolo – della coscienza ebraica nel senso della consapevolezza di rappresentare non più solo una comunità religiosa ma un popolo e una nazione e di dover mirare al Ritorno nella terra di Palestina. Ma importante, agli albori del sionismo, fu la lezione, soprattutto, di Giuseppe Mazzini per suggerire un approccio alla questione nazionale che presentasse la più limpida impronta umanistica e universalistica. Così, se l'ideale e il progetto sionistico si collocarono nell'età dei nazionalismi, essi si caratterizzarono per la distinzione e distanza da approcci aggressivi e ambizioni di potenza."
Al tempo stesso, il Risorgimento fu – come ho accennato – strettamente collegato all'anélito verso una società più libera, più giusta e più laica. In occasione della celebrazione al Quirinale della Giornata della Memoria, lo scorso 27 gennaio, ho avuto il piacere di ascoltare l'importante intervento del Prof. Giuseppe Galasso, il quale ha da un lato insistito sull'importanza per la storia dell'ebraismo italiano delle "Interdizioni israelitiche" di Carlo Cattaneo; dall'altra ha osservato come alla base della generosa e significativa partecipazione degli ebrei italiani all'idea e ai moti risorgimentali vi fosse "una larga maturazione di spiriti liberali e democratici, di convinzioni laiche e moderne, un'adesione al principio della libertà, indipendenza e del diritto all'autodeterminazione dei popoli".
Queste semplici constatazioni sono oggi di speciale attualità. Ad una Europa faticosamente alla ricerca di una nuova idea di Unione e di una più compiuta Comunità di popoli e di democrazie fa infatti da contraltare un Medio Oriente attraversato da fermenti convulsi e spesso indecifrabili, ma sicuramente rappresentativi oggi di una aspirazione sincera dei popoli e delle Nazioni alla libertà e all'affrancamento dall'autocrazia e dall'oscurantismo.
Auspico che ancora una volta i nostri due popoli, il cui destino appare intrecciato in nome di una storia così alta e ricca di idealità, sappiano trovare proprio nella loro affinità la forza morale e ideale per una nuova e feconda collaborazione che consenta loro di operare in armonia per affrontare le grandi sfide che la nostra epoca ci propone.
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Intervento del Presidente Napolitano in occasione della consegna del Premio Dan David
Tel Aviv, 15/05/2011
Desidero innanzitutto esprimere ancora una volta, e con sincera emozione, la mia riconoscenza alla Fondazione Dan David per il premio che mi è stato attribuito e per la sua motivazione. E' per me di grande significato il fatto che sia un'istituzione israeliana – sorta per iniziativa del signor Dan David, amico dell'Italia come di Israele – a riconoscere e premiare il mio impegno per il rafforzamento dei valori e delle istituzioni democratiche in Italia e in Europa. Esso è stato l'impegno di una vita, avendo io speso 43 anni come membro del Parlamento italiano, per dieci legislature, e come membro del Parlamento europeo, in due legislature.
Nel 1997 fu conferito ad Hannover in Germania il premio Leibniz Ring alla mia persona per il rilevante contributo dato – con "l'opera di tutta una vita" (cito) – "all'integrazione del suo paese nell'Unione Europea e all'integrazione del suo partito nella democrazia parlamentare". Ma l'assegnazione del Dan David Prize assume ai miei occhi un valore speciale, perché si richiama alla singolare esperienza e autorità di uno Stato nato e sviluppatosi come democrazia parlamentare nella difficile regione del Medio Oriente, così lontana dalle tradizioni politiche e statuali dell'Europa e dell'America del Nord.
L'importanza – di cui sono stato e sono convinto assertore – dell'esistenza e della sicurezza dello Stato di Israele fa tutt'uno con l'importanza che ha presentato fin dall'inizio e che tuttora presenta il suo sistema di democrazia parlamentare come punto di riferimento per l'intero Medio Oriente.
Anche se come non solo dice la categoria del Premio Dan David generosamente assegnatomi, ma dice la legge oggettiva dell'età, la mia persona e azione si colloca nella "dimensione del tempo passato", non mi sottraggo alla responsabilità che ancora mi spetta esercitare operando e pensando per l'ulteriore "marcia della democrazia".
Mi compete di certo la responsabilità di operare come Presidente della Repubblica italiana per il consolidamento della democrazia rinata nel mio paese più di sessant'anni fa grazie alla lotta contro il fascismo, alla Resistenza e alla vittoria della coalizione antinazista nella seconda guerra mondiale. La democrazia, neppure se sia stata ricostruita come in Italia sulle forti basi di una moderna Costituzione, può considerarsi compiuta e vitale una volta per tutte. Essa richiede attente cure, verifiche critiche, riforme se necessario e comunque nuovi sviluppi in rapporto al mutare dei tempi e delle esigenze. E' mio dovere adoperarmi perché in questo senso si esprima in Italia uno sforzo condiviso.
Ma l'impegno per la democrazia non può restringersi in un orizzonte nazionale. E' essenziale che dall'Italia come da tutti gli Stati membri dell'Unione Europea si contribuisca a rafforzare e fare avanzare i valori e le istituzioni che caratterizzano l'integrazione dell'Europa oggi a 27 come grande esperienza di democrazia comunitaria e sovranazionale. A questo fine vanno decisamente arricchite le possibilità – attraverso canali efficaci – di partecipazione dei cittadini al processo di formazione degli orientamenti e delle decisioni dell'Unione, vanno garantite la trasparenza e la affidabilità delle istituzioni dell'Unione, nel loro rapporto con le opinioni pubbliche e con le istituzioni rappresentative nazionali.
E nello stesso tempo l'Europa unita deve interrogarsi sul modo in cui favorire la causa della libertà, il rispetto dei diritti umani, l'aspirazione a forme di governo democratiche nel mondo arabo, a cominciare da quei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente in cui si sono venute manifestando forti domande di cambiamento e di giustizia. Contribuire a far sì che questi movimenti dal basso, la cui guida e le cui mete appaiono ancora profondamente incerte, evolvano in una marcia verso la democrazia e verso la pace in questa parte del mondo, è interesse comune dell'Italia, di Israele, dell'Europa, dell'intera comunità internazionale. E' loro interesse comune e deve diventare loro impegno comune.
Ancora grazie.