Violenza sulle donne, censurato “India’s Daughter”
Anna Cerofolini - Articolo21
Censurata la proiezione del film-documentario che racconta la percezione comune della violenza di genere.
L’India censura la proiezione, prevista per domenica 8 marzo, Giorno mondiale dei diritti della donna, del film-documentario “India’s Daughter”, della regista inglese Leslee Udwin realizzato per la Bbc, che racconta la percezione comune della violenza di genere in India, e narra l’inumano, brutale, inammissibile stupro di gruppo e omicidio di Jyoti Singh, una studentessa di 23 anni, avvenuto a Delhi su un bus privato nel dicembre del 2012. Il governo indiano ritiene il racconto del tragico evento diffamatorio per il paese, come traspare dalle dichiarazioni di Muppavarapu Venkaiah Naidu, ministro degli Affari parlamentari: “Noi possiamo vietare il film in India. Ma questa è una cospirazione internazionale per diffamare il paese: vedremo di trovare un modo per fermarne la diffusione anche all’estero”.
Il lavoro della regista Udwin mira in realtà a raccontare l’orribile idea, presente nella mente degli uomini che si macchiano di questa violenza, di libertà di stupro, rendendo accettabile e tollerabile la vile sottomissione, il disprezzo, la volontà di soppressione della vita della donna, considerata da chi compie questo raccapricciante crimine un essere umano di livello inferiore, da umiliare e ferire, meritevole di ciò che subisce, una punizione spesso riconducibile al suo stesso comportamento.
L’intervista presente nel documentario a Mukesh Singh, uno degli uomini condannati in primo grado alla pena di morte, per lo stupro di Jyoti Singh, dimostra questa pericolosa e folle visione, l’uomo giustifica il proprio comportamento incolpando la donna per i suoi abiti, per essere uscita a tarda ora e infine per aver resistito alla violenza sessuale.
La pellicola “India’s Daughter”, riporta alla mente le parole di una donna Italiana, di nome Franca Rame: “Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento male… nel senso che mi sento svenire… non solo per il dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo… per l’umiliazione… per le mille sputate che ho ricevuto nel cervello… per lo sperma che mi sento uscire. Appoggio la testa a un albero… mi fanno male anche i capelli… me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia… è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca.
Cammino… cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura.
Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora… Sento le loro domande. Vedo le loro facce… i loro mezzi sorrisi… Penso e ci ripenso… Poi mi decido… Torno a casa… torno a casa… Li denuncerò domani”.
Le donne non sono mai responsabili del proprio stupro.
Lo stupro è una violenza contro l’umanità, contrastarlo in ogni modo è un dovere e un compito di ogni paese e di ogni uomo.
Fonte: www.articolo21.org
6 marzo 2015