Vicenza, sospeso il referendum. L’indignazione dei "No Dal Molin"
Orsola Casagrande
Dopo la decisione del Consiglio di stato, interviene la consigliera comunale di Vicenza Libera, Cinzia Bottene: "Una decisione politica, ci vietano di esprimerci. Non è democrazia, ma non ci faremo calpestare".
“Vogliono impedire anche il minimo di spazio a questa città”. Cinzia Bottene, consigliera comunale eletta nella lista Vicenza Libera, è ancora allibita. Il sindaco Achille Variati le ha appena letto, al telefono, le motivazioni con cui il Consiglio di stato ha sospeso il referendum di domenica. “Da quello che ho sentito – dice – non ci sono motivazioni giuridiche. Si tratta nei fatti di motivazioni politiche. Del resto il Consiglio di stato si era già pronunciato in passato a favore del governo italiano e del governo degli Stati Uniti”.
Una decisione che era nell’aria. Anche perché in tutti i modi si è tentato di impedire a questa città di dire la sua.
“Ci hanno calpestati per anni e adesso ci vogliono muti. Ma questa città reagirà, non si farà mettere la museruola. Il mio telefono è bollente: chiamano decine di cittadini indignati, offesi. Ecco, l’abbiamo ripetuta tante volte questa parola. Vicenza si sente offesa. E per questo reagirà. Già questa sera (ieri sera, ndr) alla fiaccolata verso la prefettura, che in città rappresenta il governo, ci saranno migliaia di vicentini che esprimeranno la loro indignazione. Quanto alla sentenza del Consiglio di stato, mi pare di poter dire che evidentemente le pressioni sono state tante. E’ una sentenza inaudita e non so nemmeno quanti precedenti abbia. Si impedisce alla popolazione di esprimere il suo parere su una scelta che andrà a condizionare la vita della città e dei suoi abitanti per anni. A rischio qui c’è la democrazia, questo è bene ripeterlo. Avevo già avuto modo di dichiarare nelle settimane scorse che la democrazia qui a Vicenza era in pericolo. Questa sentenza conferma purtroppo questa nostra denuncia”.
Tu sei anche consigliera comunale. Cosa pensate di fare come comune?
“Stiamo valutando proprio in queste ore che cosa possiamo fare, quali sono gli strumenti a nostra disposizione. Il sindaco sta verificando le varie opzioni. E’ chiaro che siamo rimasti scioccati quando abbiamo saputo della decisione. Ma ci siamo subito ripresi e siamo più determinati che mai a fare in modo che la città esprima il suo parere. I cittadini sono pronti a uno scatto d’orgoglio e non assisteranno inerti a decisioni che si vorrebbero prese sulla loro testa. Perché sono decisioni che riguardano il futuro di ogni singola persona in questa città”.
In questi giorni sono in città anche dei parlamentari europei. Proprio le donne del presidio permanente, tu in testa, si sono recate nelle scorse settimane a Bruxelles per coinvolgere il parlamento europeo.
“I deputati europei hanno immediatamente incontrato il prefetto e chiaramente sono stati testimoni diretti di quella che ormai è evidente a tutti essere una vera e propria emergenza democratica. Del resto l’avevano già notato nelle ore che hanno passato in giro per la città: i cittadini vogliono dire la loro e questo viene loro impedito”.
Orsola Casagrande
Fonte: il Manifesto
2 ottobre 2008