Una vittima della barbarie
Maurizio Matteuzzi
La morte barbara di Vittorio Arrigoni solleva alcune domande, e tutti (tutti) sanno che fino a quando non si troverà una soluzione minimamente accettabile ed equa del nodo Israele-Palestina non ci sarà pace in Medio Oriente.
Restiamo umani anche nei momenti più difficili, soleva ripetere Vittorio Arrigoni a sua madre e a noi.
Questo, adesso, è il più difficile. Non solo per la sua morte orribile, epilogo tragico, però degno e glorioso, di una vita piena e bellissima. Vittorio, militante orgogliosamente filo-palestinese e ferocemente critico – dalla sua postazione di testimone oculare – delle nefandezze israeliane a Gaza, non ha avuto neanche la ventura di cadere per mano delle truppe di occupazione, come fu per la pacifista americana Rachel Corrie schiacciata da un bulldozer israeliano nel 2003. Vittorio è caduto per mano palestinese, e questo rende ancor più orrenda la sua fine. E più grande la nostra rabbia.
Non staremo qui a riproporre il giochino del cui prodest. Anche se l'a chi giova ha una sua logica irresistibile, e a chi giovi la scomparsa in un inferno come Gaza di un testimone scomodo come Vittorio non c'è bisogno di dirlo.
Non staremo qui neanche ad abbaiare alla luna per quei siti israeliani che da tempo mettevano Vittorio (con tanto di foto) in testa alla lista degli «anarchici-comunisti» da «liquidare»; né a scandalizzarci per il sarcasmo (dis-umano?) con cui viene salutato gioiosamente il suo assassinio: «Arrivederci Arrigoni. Questa è la classica gratitudine araba».
Neppure ci soffermeremo sulla ridda di proclami dei diversi gruppi e gruppuscoli presenti a Gaza per dichiararsi estranei a quell'indecenza: salafisti, jihadisti, qaedisti… «Per quale colpa è morto Vittorio Arrigoni?», scrive uno di loro.
Già, per quale colpa è morto Vittorio Arrigoni, rivoluzionario pacifista e scomodo (scomodo fino alla morte) testimone oculare?
L'ha ucciso la barbarie.
La barbarie dell'islamismo radicale. Quello dei salafiti, jihadisti o qaedisti che pensano di rispondere agli attacchi dei «crociati» tagliando teste e strangolando «infedeli» come Vittorio; e quello dei «rispettabili» sauditi che siedono in tanti consigli d'amministrazione del civile occidente.
La barbarie di un lager a cielo aperto come quello che Israele ha aperto a Gaza e al suo milione e mezzo di abitanti, con l'appoggio di Stati uniti ed Europa, e dei loro clienti arabi (adesso in graticola).
La barbarie di quella «logica della guerra» denunciata ieri dai visionari naives di Emergency, che «toglie vita e dignità ai cittadini del mondo, da Gaza a Tel Aviv, da Kabul a Misurata, da Haiti a Lampedusa». La «stessa logica che ha ucciso Vittorio».
La barbarie delle «guerre umanitarie» che di umanitario – e di umano – non hanno nulla se non il tentativo di perpetuare dominio e sopraffazione – economica, politica, culturale, razziale – apparentemente «naturali».
In queste ore e nei prossimi giorni ascoltiamo la litania delle condoglianze generalizzate per la barbara morte di Vittorio. «Che non sia invano», che «serva a rilanciare il processo di pace», che «faccia cessare la violenza»… Una litania insopportabile, falsa, ipocrita.
Più seria l'Unicef: «La morte di Vittorio, assurda, atroce, perché colpisce un portatore di pace, non sia l'ennesima luce a intermittenza che risveglia ciclicamente la comunità internazionale svelando e poi oscurando il dramma collettivo di una popolazione che ogni giorno si fa sempre più insostenibile e ingiusto e che alimenta odio, rancore e morti inutili senza mai arrivare a soluzioni concrete». Parole peraltro destinate a restare senza effetto. Vittorio avrà un bel funerale, poi tutto continuerà come prima. Ci saranno altri Vittorio, nel mondo, e in Palestina.
La morte barbara di Vittorio sollecita alcune domande. Tutti (tutti) sanno che fino a quando non si troverà una soluzione minimamente accettabile ed equa del nodo Israele-Palestina non ci sarà pace in Medio Oriente. Ma come mai la «primavera araba», che va dal Magreb al Mashreq e scende nell'Africa sub-sahariana, non tocca la Palestina (e Israele)? Come mai la «guerra umanitaria» o la «no-fly zone» o qualsiasi altro marchingegno della volenterosa «comunità internazionale» non arriva mai in Palestina (e Israele)?
Per queste domande (e risposte) Vittorio si è battuto. Per questo è stato barbaramente ucciso.
Fonte: il Manifesto
16 aprile 2011