Una lezione fondamentale


Moni Ovadia


Oggi è il giorno della memoria ed "E’ nostro compito avere sempre chiaro il vero senso di quella memoria". Un’indicazione preziosa ci viene dal titolo scelto da Primo Levi per la sua opera più celebre: "Se questo è un uomo".


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Una lezione fondamentale

Il “giorno della memoria” comincia ad avere alcuni anni e come tutti gli eventi che hanno un aspetto celebrativo corre alcuni rischi: essere percepito come una routine, trasformarsi in retorica,  divenire un guscio svuotato che si riempie con la falsa coscienza di demagoghi o di politici senza scrupoli in cerca di rifarsi una verginità a basso costo, essere utilizzato come occasione di propaganda o di strumentalizzazione. Per questa e altre ragioni è nostro compito avere sempre chiaro il vero senso di quella memoria. Un’indicazione preziosa ci viene dal titolo scelto da Primo Levi per la sua opera più celebre:” se questo è un uomo”. Il nazifascisti istituirono l’universo concentrazionario per cancellare l’essere umano nella sua più intima essenza perché essi non volevano una società di esseri umani, ma un’umanità di schiavi e padroni, di ineriori e superiori, pertanto progettarono la distruzione di tutte quelle categorie di uomini che erano antagoniste al loro progetto “naturalmente” o per scelta. L’ebreo fu loro nemico giurato perché distruttore dell’idolatria e fondatore della redenzione dal basso, il rom e il sinti per il  senso incomprimibile di libertà e di rifiuto delle imposizioni, l’antifascista perché pronto a dare la vita per la democrazia e l’uguaglianza, lo slavo perché etnicamente inferiore, il disabile perché portatore di “inferiorità” non emendabile (nella loro concezione), l’omosessuale perché testimone in sé di uno statuto di alterità rispetto ad un depravato concetto ideologico di“naturale”, il testimone di Geova perché pacifista. L’essere umano nella sua tensione progettuale, nelle sue verità più intime, nella sua ontologica fragilità, fu il bersaglio del loro odio, e del loro furore genocida. Quando il nazifascismo fu sconfitto, i criminali di guerra di quel regime invece furono processati nel quadro di una concezione del diritto che riconobbe loro tutte le prerogative di legge come quelle che sarebbero state concesse a qualsiasi altro uomo imputato di qualche reato e non furono sottoposti al trattamento che essi riservavano ai loro nemici, perché questa è la civiltà dell’umanesimo, quella di riconoscere e tutelare l’essere umano anche nel più efferato degli assassini di massa. Lo statuto di uguaglianza, di dignità, di titolarità degli stessi diritti, dell’accesso all’eccellenza conoscitiva, alla prosperità e alla qualità della vita, alla democrazia reale, alla giustizia sociale per ogni uomo su questo pianeta, questi sono i meriti nel quadro dei quali il “giorno della memoria” ha un significato pregnante, altrimenti diviene l’ennesimo raggiro alla memoria dei sommersi e alla vita dei salvati e di noi tutti.

Fonte: Sinistra-Democratica.it

27 gennaio 2009

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