Un Sì per dire No al nucleare


Legambiente


Le ragioni per votare Sì ai referendum su nucleare e acqua bene comune.


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Un Sì per dire No al nucleare
Perché votare sì al referendum sul nucleare
 

1. Il nucleare è una tecnologia pericolosa
Come dimostrano la tragedia giapponese di Fukushima e il disastro di Cernobyl, non esiste tecnologia che possa escludere il rischio di gravi incidenti con fuoriuscita di radioattività.

2. Le centrali rilasciano radioattività nell’ambiente anche nel normale funzionamento

Un impianto nucleare emette radioattività anche senza incidenti. I bambini che abitano vicino alle centrali corrono maggiori rischi di contrarre la leucemia. L’agricoltura e il turismo rischiamo di essere pesantemente penalizzati.

3. Lo smaltimento definitivo delle scorie è un problema irrisolto

Le scorie sono molto pericolose e restano radioattive per decine di migliaia di anni. Non esiste al mondo un deposito definitivo per smaltirle in sicurezza per un periodo così lungo.

4. Il nucleare è una fonte energetica molto costosa

L’elettricità dall’atomo, considerando anche la dismissione delle centrali e lo smaltimento delle scorie, costa più delle altre fonti di energia. I maggiori costi inevitabilmente verranno scaricati nella bolletta dei cittadini.

5. Il nucleare non riduce le importazioni

Il nucleare produce solo elettricità (pari a solo il 25% dei consumi energetici dell’Italia) e non viene usato per alimentare il settore dei trasporti, produrre calore per l’industria e per gli edifici. Per questo non ridurrà in modo significativo le importazioni delle fonti fossili: infatti in Francia, noto paese nuclearista, il consumo procapite di petrolio è più alto che in Italia.

6. Il nucleare produce pochi posti di lavoro

Una centrale in costruzione produce 3.000 posti di lavoro, che si riducono a 300 nella fase di esercizio. In soli 10 anni la Germania può vantare 350.000 addetti nel settore delle rinnovabili, mentre in Italia al 2020 con le fonti pulite si potrebbero creare almeno 200mila posti di lavoro.

7. Le centrali utilizzano l'uranio, materia prima in via di esaurimento

L’uranio è una materia prima che deve essere importata. È una risorsa limitata, disponibile in natura ancora per qualche decina di anni, come il petrolio e il gas.

8. La legge italiana prevede l’uso dell’esercito per realizzare le centrali

Grazie alla legge approvata nel 2009 il governo italiano può usare l’esercito per imporre al territorio la costruzione delle centrali nucleari, con inevitabili conflitti istituzionali e sociali.

9. L’Agenzia per la sicurezza nucleare è a favore dell’atomo

I membri dell’Agenzia, a partire dal presidente Umberto Veronesi, minimizzano ogni problema del nucleare, dallo smaltimento delle scorie all’insicurezza delle centrali. Sono quindi a favore dell’atomo: un interesse di parte come può garantire la sicurezza dei cittadini?
 
Tra i paesi  industrializzati, l’Italia è stato il primo ad uscire dall’atomo. Nei prossimi anni ci seguirà la Germania. Perché tornarci?

www.fermiamoilnucleare.it

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Perché votare sì ai 2 referendum sull'acqua
Tutti i problemi del servizio idrico in Italia

 
18 milioni di cittadini (pari al 30% del totale) scaricano i loro reflui nei fiumi, nei laghi e nel mare senza depurazione
 
9 milioni di abitanti (pari al 15% del totale) non sono serviti dalla rete fognaria
 
la carenza di fognature e depuratori in Italia ha fatto scattare la procedura d’infrazione europea. Se non s’interviene subito, si rischia di spendere soldi in pesanti multe piuttosto che investirli per realizzare gli impianti e migliorare il servizio
mancano politiche di efficienza e risparmio e l’adozione di tecnologie appropriate a partire dal riuso delle acque reflue depurate per l’irrigazione e nelle lavorazioni industriali
 
il 33% dell’acqua potabile si perde nelle reti colabrodo di trasporto e distribuzione
 
a volte l’accesso all’acqua è razionato e la distribuzione nelle case è irregolare, soprattutto nei mesi estivi
 
l’acqua ha un costo mediamente basso che non ha disincentivato i grandi consumatori, come agricoltura e industria. Si deve garantire il diritto a tutti, ma anche adottare un sistema tariffario che scoraggi gli sprechi e recuperi risorse per migliorare il servizio
manca un’authority pubblica forte, autorevole e indipendente per controllare che le gestioni rispondano ai criteri di un uso socialmente equo e ambientalmente sostenibile dell’acqua
Per la risoluzione dei problemi del servizio idrico in Italia. Per modificare il decreto Ronchi che considera erroneamente la gestione privata come la soluzione di tutti i mali e minaccia quelle gestioni pubbliche che hanno garantito un servizio efficace, efficiente ed economico.

Il 12 e 13 giugno VOTA SÌ per risolvere la questione una volta per tutte!

 

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