Un giovane su tre è senza occupazione
Antonio Sciotto
Salto in alto senza precedenti per i disoccupati sotto i 24 anni: passano dal 28 al 29,3%, ai massimi livelli nella storia delle rilevazioni Istat. Cgil: «Governo disastroso, non fa niente per la crescita e pensa solo a licenziare».
La crisi si fa sentire anche sui dati dell'Istat: la disoccupazione è in aumento, e ha fatto un balzo in alto non solo l'indice generale, ma in particolare quello dei giovani. Il tasso che riguarda tutti i lavoratori è passato dall'8% di agosto all'8,3% di settembre (ai livelli del novembre 2010); mentre per la fascia dai 15 ai 24 anni si raggiunge il livello più alto dall'introduzione delle serie storiche dell'istituto (ovvero dal gennaio 2004): e in questo caso i numeri sono letteralmente schizzati in alto, perché si è passati dal 28% di agosto al 29,3% di settembre.
Praticamente un giovane italiano su tre è senza lavoro. È interessante notare che il Paese resta sempre a «due velocità» nelle questioni di genere: se il dato generale per gli uomini è 7,4%, per le donne è oltre due punti in più, cioè al 9,7%. Il tasso di occupazione si attesta al 56,9% (in calo di 0,2 punti). Il numero assoluto dei disoccupati a settembre è salito a 2,080 milioni, in aumento del 3,8% rispetto ad agosto (+76 mila unità). Su base annua la crescita è del 3,5% (+71 mila unità). Sull'altro fronte, gli occupati scendono a 22,911 milioni, in calo dello 0,4% (-86 mila unità) rispetto ad agosto.
Dati pesanti anche rispetto all'inattività (registra cioè le persone che hanno rinunciato a cercare un lavoro): quasi una donna su due in Italia nè lavora nè è in cerca di un posto, ovvero non rientra nè nella fascia degli occupati nè in quella dei disoccupati. Nelle stime provvisorie, l'Istat rileva che a settembre il tasso di inattività femminile è pari al 48,9%, mentre quello maschile si attesta a 26,9%. Il tasso generale è al 37,9% (+0,1%).
Il nostro paese, per crescita della disoccupazione, batte tutti gli altri europei (tranne la Spagna): il dato dell'Eurozona è al 10,2% (era al 10,1% in agosto), mentre quello dell'Europa a 27 passa dal 9,6% al 9,7% (quindi, come si vede, in entrambi i casi l'incremento è solo di 0,1 punti, contro gli 0,3 dell'Italia).
La Spagna si conferma a settembre il paese con il tasso di disoccupazione più elevato (22,6%), seguito da Grecia, Lituania e Lettonia, i cui dati però sono fermi ad agosto e si aggirano sul 17%. In Irlanda la disoccupazione è in calo, benché risulti ancora elevata: passa dal 14,4% al 14,2%. E la Francia resta stabile al 9,9%. I paesi con il tasso più basso restano Austria (3,9%), Olanda (4,5%) e Lussemburgo (4,8%). Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, la Spagna resta al top, con il 48% (in agosto era al 47,6%). Ma è in Italia che si registra, anche in questo caso, l'aumento più elevato: il balzo, come detto, è di ben 1,3 punti (da 28 a 29,3); nell'Eurozona è salita al 21,2% dal 20,9%, e nella Ue-27 da 21,2% a 21,4%.
«È un'ulteriore voragine occupazionale che non si può nascondere dietro il falso ottimismo e la propaganda – commenta il segretario Cgil, Fulvio Fammoni – Il fallimento di un governo disastroso, inadeguato e che deve andarsene». «Si tratta di 90 mila occupati in meno in un solo mese, addirittura 700 mila in meno rispetto al 2008, cioè prima della crisi – evidenzia Fammoni – È un passo indietro di un anno per la disoccupazione, con una mole di giovani e donne senza lavoro e un Mezzogiorno preda del lavoro nero».
«La poca nuova occupazione – continuano alla Cgil – è quasi totalmente precaria, il numero dei cassintegrati resta altissimo e le tutele, a partire dall'indennità di disoccupazione, si esauriscono». Inoltre, prosegue Fammoni, «incredibilmente, ed è una delle poche volte da molti anni, aumentano contemporaneamente sia gli inattivi che i disoccupati. Questo è il vero problema della crescita che richiede una risposta all'Europa: non chiudere imprese e non perdere lavoro. Il governo, invece, parla di licenziamenti facili, uno sberleffo per la condizione dei lavoratori». Per questo il segretario confederale della Cgil chiede al governo di «scusarsi, di dichiarare la propria palese inadeguatezza e andarsene. L'emergenza sociale che aumenta non si affronta con sbagliati allarmismi ma con interventi immediati per lo sviluppo e le tutele».
Fonte: il Manifesto
1 novembre 2011