Un divedendo globale per la pace!
La redazione
Un appello lanciato da 50 Premi Nobel per la riduzione della spesa militare mondiale!
Cinquanta premi Nobel, tra i quali Steven Chu e Carlo Rubbia, hanno firmato un appello rivolto a tutti i governi del mondo che chiede di negoziare una riduzione equilibrata della spesa militare globale.
Questa riduzione, riferisce il comunicato, potrebbe liberare enormi risorse – un grande «dividendo globale per la pace» – da utilizzare per affrontare i gravi problemi dell’umanità: pandemie, riscaldamento globale, povertà estrema.
Il Dalai Lama ha espresso il suo sostegno per la proposta. Tra i firmatari anche Giorgio Parisi e Olga Tokarczuk, oltre agli italiani Annibale Mottana, presidente dell’Accademia Nazionale delle Scienze, e Roberto Antonelli, presidente dell’Accademia dei Lincei.
«La spesa militare mondiale è raddoppiata dal 2000. Si avvicina a 2 trilioni di dollari USA all’anno, ed è in aumento in tutte le regioni del mondo», sostengono i Nobel. «I singoli governi sono sotto pressione per aumentare le spese militari perché gli altri lo fanno. Il meccanismo di feedback sostiene una corsa agli armamenti a spirale: un colossale spreco di risorse che potrebbero essere utilizzate molto più saggiamente. Le passate corse agli armamenti hanno spesso avuto lo stesso risultato: conflitti mortali e devastanti».
«Abbiamo una semplice proposta per l’umanità: i governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite negozino una riduzione comune delle loro spese militari del 2% ogni anno, per cinque anni – scrivono ancora i premi Nobel -.
La logica della proposta è semplice: le nazioni avversarie riducono le spese militari, quindi la sicurezza di ogni paese è aumentata, mentre deterrenza e equilibrio sono preservati. Proponiamo che metà delle risorse liberate da questo accordo siano destinate a un fondo globale, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, per affrontare i gravi problemi comuni dell’umanità: pandemie, cambiamenti climatici e povertà estrema.
L’altra metà resti a disposizione dei singoli governi». «L’umanità affronta rischi gravi che possono essere affrontati solo attraverso la cooperazione. Collaboriamo, invece di farci guerra», concludono i Nobel. L’appello si può leggere e firmare sul sito dell’iniziativa all’indirizzo https://peace-dividend.org
ASCOLTA L’INTERVISTA DI RADIO MARCONI A FLAVIO LOTTI, Coordinatore della Marcia PerugiAssisi
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Ecco il testo dell’appello:
A spesa militare, a livello globale, è raddoppiata dal 2000 ad oggi, arrivando a sfiorare i duemila miliardi di dollari statunitensi all’anno. Inoltre, è in aumento in tutte le aree del mondo. I singoli governi sono sotto pressione e incrementano la spesa militare per stare al passo con gli altri Paesi. Il meccanismo della controreazione alimenta una corsa agli armamenti in crescita esponenziale, il che equivale a un colossale dispendio di risorse che potrebbero essere utilizzate a scopi migliori.
In passato, la corsa agli armamenti ha spesso condotto a un’unica conseguenza: lo scoppio di guerre sanguinose e devastanti. Noi vogliamo presentare una semplice proposta per l’umanità: che i governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite si impegnino ad avviare trattative per una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno, per cinque anni. La nostra proposta si basa su una logica elementare:
- le nazioni nemiche ridurranno la spesa militare, e così facendo rafforzeranno la sicurezza dei rispettivi Paesi, pur conservando l’equilibrio delle forze e dei deterrenti.
- L’accordo siglato servirà a contenere le ostilità, riducendo il rischio di futuri conflitti.
- Enormi risorse verranno liberate e rese disponibili, il cosiddetto «dividendo della pace», pari a mille miliardi di dollari statunitensi entro il 2030.
La metà delle risorse sbloccate da questo accordo verrà convogliata in un fondo globale, sotto la vigilanza delle Nazioni Unite, per far fronte alle istanze più pressanti dell’umanità: pandemie, cambiamenti climatici e povertà estrema. L’altra metà resterà a disposizione dei singoli governi. Così facendo, tutti i Paesi potranno attingere a nuove e ingenti risorse, che in parte si potranno utilizzare per reindirizzare le notevoli capacità di ricerca dell’industria militare verso scopi pacifici nei settori di massima urgenza.
La storia dimostra che è possibile siglare accordi per limitare la proliferazione degli armamenti: grazie ai trattati Salt e Start, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno ridotto i loro arsenali nucleari del 90 percento dagli anni Ottanta ad oggi.
I negoziati da noi proposti avranno una buona possibilità di successo, perché fondati su un ragionamento logico: ciascun attore sarà in grado di beneficiare dalla riduzione degli arsenali del nemico, e così pure l’intera umanità. In questo momento, il genere umano si ritrova ad affrontare pericoli e minacce che sarà possibile scongiurare solo tramite la collaborazione. Cerchiamo di collaborare tutti insieme, anziché combatterci.