Un’Agenda antimafia e anticorruzione per il 2014
Libera
Come diceva Pio La Torre, più di trent’anni fa: “bisogna considerare la lotta alla mafia un aspetto molto importante e decisivo, non a sè stante, ma nel quadro della battaglia più generale per la difesa dello stato democratico”.
Giunti alla fine del 2013, è il momento giusto per chiedere che nei programmi politici venga inserita per il prossimo anno una seria Agenda antimafia e anticorruzione.
E lo chiediamo oggi con la stessa forza che spinse Pio La Torre ad affermare, più di trent’anni fa, che “bisogna considerare la lotta alla mafia un aspetto molto importante e decisivo, non a sè stante, ma nel quadro della battaglia più generale per la difesa dello stato democratico”.
Anche nel corso del 2013 le mafie, la corruzione e le varie forme di illegalità diffusa sono state responsabili della violazione e negazione dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione.
A partire dal diritto alla vita. Lo scorso 16 marzo migliaia di giovani hanno riempito le vie e le piazze di Firenze al fianco dei seicento familiari di vittime delle mafie provenienti da tutta Italia e che raggiungeranno la città di Latina il prossimo 21 e 22 marzo 2014, in occasione della XIX Giornata della memoria e dell’impegno.
Tanti erano pure i giovani siciliani lo scorso 25 maggio a Palermo per fare memoria del beato don Pino Puglisi e altrettanti numerosi saranno coloro, soprattutto scouts dell’Agesci, che il prossimo 19 marzo, a Casal di Principe, ricorderanno nel ventennale, le parole di don Peppino Diana “bisogna risalire sui tetti per riannunciare parole di vita”.
I numeri e le statistiche che i sindacati hanno raccolto e diffuso, insieme ai dati forniti dalle organizzazioni agricole, dimostrano come il caporalato e le agromafie violano e negano il diritto al lavoro vero.
Il rapporto annuale di Legambiente e le denunce arrivate a gran voce dalla Terra dei fuochi ci indicano come le ecomafie tolgono sempre di più il diritto alla salute e ad un ambiente sano.
La Costituzione sancisce che il diritto alla libertà di iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Ma Unioncamere insieme alle organizzazioni di categoria, nonchè alle associazioni e fondazioni antiracket e antiusura ci hanno indicato come anche nel 2013 le varie forme di riciclaggio, racket, usura, sovraindebitamento e contraffazione hanno reso meno liberi gli imprenditori e le loro famiglie.
Le recenti statistiche sull’analfabetismo e sulla dispersione scolastica restano allarmanti e confermano che il diritto all’istruzione è stato ancora una volta uno dei diritti fondamentali tra i più negati a tanti bambini e giovani nel nostro Paese.
Il diritto alla libertà d’informazione oggi è a rischio se pensiamo ai numeri dei tanti giornalisti seri e impegnati nella ricerca della verità che hanno subito minacce e intimidazioni.
Infine la Costituzione dice chiaramente che il diritto di voto non può essere limitato.
Il diritto al voto, in Italia, viene limitato anche dalla corruzione, dalle collusioni, dai compromessi al ribasso che favoriscono interessi di parte, che seminano sfiducia e smarrimento di tanti giovani e meno giovani, presi nel vortice di una crisi economica, sociale ed etica nel nostro Paese, le cui conseguenze peggiori si stanno pagando proprio in questi ultimi mesi.
Indifferenza, rassegnazione, povertà materiali ed immateriali, perdita di fiducia e speranza rappresentano ancora oggi i mali peggiori che attraversano l’Italia.
E’ compito di tutti allora restituire credibilità alla Politica con la P maiuscola, attraverso un impegno coerente e autentico. Imparando a distinguerlo ed a valorizzarlo.
La storia dell’antimafia dal dopoguerra ad oggi, infatti, ci insegna che solo la contemporaneità dell’azione investigativa e giudiziaria, dell’attenzione legislativa e amministrativa, dell’etica nelle professioni, nella finanza e nell’impresa, dei percorsi sociali ed educativi può garantire risultati positivi.
E nel bilancio tracciato alla fine di quest’anno troviamo in primo piano anche i numeri di quei rappresentanti delle istituzioni, quegli amministrazioni locali, sindacalisti, imprenditori, liberi professionisti, volontari, soci cooperatori, insegnanti, sacerdoti e di quei tanti tanti giovani a cui sta a cuore un’Italia libera da mafie e corruzione e piena di passione e responsabilità.
Oggi non sarebbero bastate le pagine di tutti i quotidiani e delle riviste pubblicate in Italia per poter avere lo spazio sufficiente a raccogliere le testimonianze e raccontare le storie di coloro che hanno saputo dimostrare che la legalità conviene e che chiedono con forza al Governo e al Parlamento di colmare nel corso del 2014 le lacune ed il deficit legislativo ancora esistenti in materia di antimafia e anticorruzione.
Con la forza e la lucidità di saper riconoscere il positivo realizzato nel corso del 2013 ma anche di denuncia e di sana rabbia per i colpevoli ritardi ed i compromessi che frenano quelle giuste riforme attese da tempo. Ritardi che hanno portato – a titolo di esempio –
solo alla vigilia della pausa natalizia all’approvazione in Commissione Giustizia al Senato della modifica del reato di scambio elettorale politico mafioso, in attesa, speriamo in tempi brevissimi, della sua approvazione definitiva.
Così come auspichiamo che venga rafforzata la legge anticorruzione del 2012 e approvato finalmente – dopo tante legislature – il testo unificato delle tre proposte di legge, recanti disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente l’azione di risarcimento del danno ambientale, nonché delega al Governo per il coordinamento delle disposizioni riguardanti gli illeciti in materia ambientale.
Già a partire dal mese di gennaio prossimo il Governo sarà impegnato a presentare un “pacchetto di norme antimafia”, grazie al lavoro svolto da una Commissione di studio istituita prima della scorsa estate e che ha elaborato alcune proposte in materia.
Ci sono provvedimenti irrinunciabili e indifferibili che, in sintesi, vengono indicati di seguito e per i quali chiediamo una rapida approvazione.
Il sostegno di quelle Prefetture, di quegli uffici giudiziari e di quegli organi investigativi che richiedono a gran voce più strumenti e più risorse per contrastare con maggiore efficacia le organizzazioni criminali e mafiose.
Il pieno ed effettivo riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie richiede la risoluzione di alcune criticità, senza ricorrere alla scorciatoia della loro vendita, che potrà essere prevista in casi eccezionali e solo in via residuale. Significherebbe, altrimenti, non riconoscere nella sua interezza e vanificare l’enorme e faticoso lavoro svolto dalla magistratura che, nella restituzione alla collettività di quelle ricchezze accumulate illecitamente, vede il frutto di anni di sacrifici, grazie al rafforzamento del consenso e della fiducia nelle Istituzioni da parte di tanti cittadini. Nè vale la giustificazione “tanto li possiamo dopo risequestrare” nel caso si dovesse accertare un ritorno dei beni venduti nelle mani degli stessi mafiosi, perchè riacquisire questi patrimoni nuovamente illeciti non è così semplice come viene detto. Vendere in maniera generalizzata i beni confiscati provocherebbe, infine, una riduzione delle opportunità d’inclusione sociale e di lavoro vero, generosamente colte da quelle associazioni e cooperative impegnate – tra mille difficoltà – nella loro gestione e che in queste settimane si stanno ritrovando in ogni parte d’Italia, nei Forum regionali promossi da Libera.
Devono essere rafforzati gli organici delle sezioni misure di prevenzione dei tribunali che
sono del tutto insufficienti per fronteggiare la gestione di beni con un valore di svariati milioni di euro.
A distanza di quasi quattro anni dalla sua istituzione, l’Agenzia nazionale deve essere posta nelle condizioni di adempiere ai suoi compiti. Così come bisogna evitare lo “spreco di legalità” causato dalla chiusura di tante aziende sequestrate e confiscate e dalla perdita di posti di lavoro, come dimostra il recente caso del Cafè de Paris di via Veneto a Roma.
A questo proposito è necessario l’impegno di quella sana imprenditoria del nostro Made in Italy e l’approvazione di quelle proposte contenute nel disegno di legge frutto della campagna “Io riattivo il lavoro” promossa dai sindacati .
Così come bisogna dare piena attuazione alle norme che prevedono il riutilizzo sociale dei beni confiscati ai corrotti.
E’, altresì, urgente una riforma nella gestione del Fondo unico giustizia (dove affluiscono tutte le liquidità sequestrate e confiscate alle mafie), che sembra quasi impronunciabile ed intoccabile ogni volta se ne parli. La difficoltà con cui si possono reperire dati univoci sulla sua consistenza dimostra la necessità di una maggiore trasparenza nell’individuazione di queste risorse, oggi bloccate su conti e depositi mentre il loro utilizzo, anche in parte, potrebbe consentire un più efficace intervento antimafia.
I familiari delle vittime di mafia, alcuni giorni fa, avevano richiesto a gran voce – rimasta inascoltata – che venissero approvati nella legge di Stabilità quegli emendamenti che consentivano di portare la loro testimonianza nelle scuole e nella società, con il riconoscimento di permessi di lavoro, nonchè di eliminare una vera ingiustizia che ha negato fino ad oggi il riconoscimento dei benefici per quelle vittime antecedenti l’anno 1961. Una ferita importante per la storia democratica dell’Italia che tutti i seicento familiari chiedono ora di ricucire nelle proposte che il Governo si accinge a presentare.
Così con forza si chiedono più strumenti di sostegno per i testimoni di giustizia ma anche per tutti coloro che – ostaggi di ambienti criminali e mafiosi – chiedono un’opportunità per uscirne fuori e di rifarsi una vita per sè e i loro figli. Come ci ha insegnato il coraggio di Lea Garofalo.
Per strappare quei giovani, ancora tanti, dalla manovalanza della violenza mafiosa e dalle lusinghe del guadagno facile.
Nel nuovo anno occorrerà, insomma, sostenere sempre di più quei percorsi educativi e di promozione sociale contro le varie forme di povertà e per il raggiungimento degli obiettivi della campagna Miseria Ladra.
E su questo fronte l’utilizzo da parte delle Amministrazioni statali e regionali dei fondi strutturali europei inseriti nella programmazione 2014-2020 dovrà essere sempre più consistente e incisivo. A partire da quelle risorse previste dagli obiettivi tematici 9 e 10 (inclusione sociale e istruzione) della bozza di Accordo di partenariato presentata a dicembre dal Ministro per la Coesione territoriale alla Commissione europea e dalla definizione di obiettivi, azioni e indicati di risultato del nuovo Programma Operativo Nazionale Legalità.
Alla vigilia, infine, del semestre italiano di Presidenza italiana del Consiglio europeo a partire da luglio prossimo, le politiche antimafia, anticorruzione e a sostegno della legalità devono essere quindi rafforzate per continuare ad essere prese sempre più ad esempio dalle Istituzioni comunitarie e dagli altri Stati membri dell’Unione europea (come dimostrano la proposta di Direttiva sulla confisca dei beni presentata dalla Commissione europea nel 2012 – ormai prossima alla sua approvazione definitiva – ed il Programma d’azione contenuto nella Risoluzione approvata dal Parlamento europeo nell’ottobre scorso, la cui attuazione auspichiamo il Governo metta in agenda).
L’augurio è che sia davvero un’Agenda di tutti e che venga portata nella vita di ogni giorno del prossimo anno, le cui pagine si riempiano del racconto di un cambiamento che trova forma e sostanza nell’impegno di ciascuno di noi.
Davide Pati, responsabile settore Beni Confiscati di Libera
Fonte: www.libera.it
31 dicembre 2013