Uganda, ucciso in casa attivista gay. Il suo nome su un giornale omofobo


La Stampa


È stato picchiato a morte in casa sua, perchè era gay e si batteva per i loro diritti, in un Paese come l’Uganda dove l’omofobia è quasi una legge dello Stato, visto che il Parlamento sta discutendo un testo che propone di uccidere tutti gli omosessuali.


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Uganda, ucciso in casa attivista gay. Il suo nome su un giornale omofobo

È stato picchiato a morte in casa sua, perchè era gay e si batteva per i loro diritti, in un Paese come l’Uganda dove l’omofobia è quasi una legge dello Stato, visto che il Parlamento sta discutendo un testo che propone di uccidere tutti gli omosessuali.

David Kato si sentiva in pericolo di vita già da tempo, cioè da quando, quattro mesi fa, il quotidiano locale Rolling Stone (che, ovviamente, non ha nulla  a che fare con l'omonima testata dedicata alla musica) aveva pubblicato un articolo dal titolo «Impiccateli»: sotto l’esplicito invito, la lista, le foto e gli indirizzi di alcuni difensori dei diritti dei gay, tra cui Kato. Dopo la pubblicazione Kato ed altri due avevano querelato il quotidiano ottenendo il pagamento di danni e un’ingiunzione che vieta ai media di rivelare chi è gay.

David svolgeva la sua attività nel gruppo “Sexual Minorities Uganda”. «È morto mentre lo stavano trasportando in ospedale dopo che un uomo lo aveva assalito con un martello o con un’ascia nella sua casa di Kyetume-Mukono», ha detto la portavoce della polizia Jusith Nabakooba, sminuendo il movente dell’omofobia. «Stiamo ancora investigando sui motivi dell’omicidio – ha aggiunto – ma la zona è piena di criminali che usano sbarre di ferro».

Il quotidiano Rolling Stone ha condannato l’omicidio e si è chiamato fuori da ogni responsabilità: «Non volevamo promuovere gli attacchi contro i gay, ma spingere il governo a prendere misure contro chi propaganda l’omosessualità. Vogliamo che sia la legge ad impiccarli, non che vengano attaccati dai cittadini», ha detto il 22enne direttore del giornale. L’omosessualità è ancora reato in 37 Paesi africani, dove è vista come una contaminazione occidentale. Pochissimi gli africani che si dichiarano apertamente gay, perchè le storie di licenziamenti, violenze e arresti contro chi l’ha fatto sono all’ordine del giorno.

In Uganda il movimento anti-gay è molto forte, tanto da spingere il parlamento a discutere una legge che prevede la pena di morte per gli omosessuali. La proposta, che ancora pende in aula, è stata pubblicamente condannata dal presidente Usa Barack Obama mentre il segretario di Stato Hillary Clinton ha espresso la sua preoccupazione al presidente ugandese Yoweri Museveni. E il timore delle organizzazioni umanitarie è che la legge possa passare dopo le elezioni presidenziali di febbraio, in cui Museveni è dato per vincitore.

Fonte: La Stampa

28 gennaio 2011

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