Tunisia: tre anni dopo speranze di Bouazizi restano un sogno


ANSAmed


In anniversario martiro incertezza politica e disoccupazione.


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Tre anni dopo il clamoroso gesto del giovane commerciante ambulante Mohamed Bouazizi, che dandosi fuoco a Sidi Bouzid innescò la rivolta che in poche settimane fece cadere il presidente Ben Ali, la Tunisia non ha ancora realizzato le speranze nate con la rivoluzione, il primo dei sommovimenti che dal 2011 hanno cambiato il volto di tutta la regione.

A dimostrarlo oggi il tono delle manifestazioni indette a Sidi Bouzid, il paese del primo 'martire' della rivoluzione, cui non sono intervenute le massime cariche istituzionali: il capo dello Stato Moncef Marzouki, il presidente dell'Assemblea costituente Mustapha Ben Jaffar e il primo ministro uscente Ali Laradyeh, che hanno partecipato invece ad una cerimonia nel palazzo presidenziale di Cartagine. Assenti pare per motivi di sicurezza, come anche i vertici della potente Unione sindacale Ugtt. Ma è stato proprio il segretario aggiuto di quest'ultima a sintetizzare lo spirito in cui le manifestazioni si sono svolte.

''Gli abitanti di Sidi Bouzid, dove la situazione non è cambiata – ha detto Bouali Mbarki, citato dalla Tap – rifiutano il perdurare della marginalizzazione e chiedono il diritto allo sviluppo ed al coinvolgimento nell'elaborazione dei programmi". La situazione attuale di Sidi Bouzid si legge nei numeri: un tasso di disoccupazione tra i piu' alti del Paese (oltre il 24%) e il 57% dei diplomati, secondo i dati riportati dall'Afp.

Quanto alla situazione economica nazionale, una misura può darla il deprezzamento del dinaro sull'euro, che ha toccato quota 2,3 contro l'1,91 del 2010. Anche se gli investimenti esteri sono aumentati del 15,8% nel 2013, e del 18% sul 2011.

Sul piano politico, un lungo stallo nelle trattative tra maggioranza e opposizioni si è sbloccato nei giorni scorsi con la designazione di un nuovo premier, Mehdi Jomaa: un indipendente che già copre la carica di ministro dell'Industria nell'attuale governo guidato da Ennahda, il partito islamista che ha vinto le elezioni politiche del 2011. Sara' lui a portare il Paese verso nuove elezioni politiche nel 2014, anche se si attende ancora una nuova Costituzione – in corso di elaborazione – e una nuova legge elettorale. Una nomina, la sua, nell'ambito di un accordo piu' ampio che prevede la cessione del potere da parte di Ennahda nelle prossime settimane, per porre fine ad una crisi che ostacola la transizione. "Auspico che questo primo passo sia rapidamente seguito dalla formazione di un governo in accordo con la tabella di marcia elaborata dal Quartetto", si è felicitata oggi la responsabile della diplomazia Ue Catherine Ashton, con riferimento alle forze sindacali e imprenditoriali che hanno operato per la mediazione politica. Proprio nel giorno in cui il capo della delegazione Ue a Tunisi, riferisce la Tap, ha dovuto rispondere ad indiscrezioni di Le Monde, negando che la stessa Unione abbia sostenuto alcun candidatura a premier.

Le sfide che fronteggiano la Tunisia non sono pero' solo econonomiche e politiche, ma riguardano – anche se il Paese si presenta come un'isola relativemente tranquilla rispetto ad altri investiti dall'ondata delle rivolte arabe del 2011 – la crescita della criminalità politica e del salafismo jihadista.

Fenomeni che si sono anche tragicamente manifestati in questi anni, in particolare con l'assassinio di due carismatici esponenti della opposizione come Chokri Belaid e Mohamed Brahmi, uccisi in due agguati a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro.

Per la loro morte è sospettato Ansar al Sharia, gruppo jihadista fuorilegge per terrorismo e colpito da numerosi arresti. Anche i suoi militanti, sfidando il divieto, hanno indetto una manifestazione alla Kasbah di Tunisi, dove però – secondo una fotonotizia del sito business.news – sono comparse solo alcune centinaia di manifestanti con bandiere inneggianti alla sharia: solo una coraggiosa donna senza velo vi ha portato provocatoriamente il vessillo nazionale – il drappo rosso sventolato dalle migliaia di manifestanti che in Avenue Bourghiba chiedevano la caduta di Ben Ali – ''brandendolo davanti – scrive il sito – ai pretesi rivoluzionari".

Fonte: ANSAmed
18 dicembre 2013

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