Tunisi chiede ancora la caduta del regime


Irene Panighetti


Il Ramadan ha solo smorzato la protesta. Ogni giorno è palpabile il malumore per l’aumento del costo dei beni di prima necessità e, piu’ di tutto, per una rivoluzione ancora da realizzare.


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Tunisi chiede ancora la caduta del regime

“Il popolo vuole una nuova rivoluzione”: con questo slogan alcune centinaia di persone hanno manifestato oggi a Tunisi, a riprova che il malcontento politico e sociale è forte nel paese. L’iniziativa, organizzata da alcuni partiti di sinistra, dal sindacato Ugtt ma anche dall’ancora attivissima comunità di facebook, chiedeva in particolare l’indipendenza della magistratura, contestava i giudici ancora corrotti e il governo, giudicato ancora troppo influenzato dal vecchio apparato. Mentre al palazzo di giustizia si teneva il processo (in contumacia) a Ben Alì e alla moglie, verso il quale l’opinione pubblica pare piuttosto indifferente giudicandolo una farse, nella centralissima avenue Bourghiba giovani con la maglietta di Che Guevara, donne e uomini avvolti nella bandiera tunisina urlavano slogan contro la dittatura, puntando il dito contro la liberazione di alcuni ministri del regime di Ben Alì, come Abderrahim Zouari e Béchir Takkari, nonché la fuga al’estero dell’ex presidentessa della associazione tunisina delle madri ed ex deputata Saida Agrebi. Critiche al sistema della giustizia sono arrivate anche dalla commissione amministrativa del sindacato dei magistrati tunisini: “i cambi avvenuti all’interno del corpo giudiziario non hanno risposto alle aspettative dei magistrati, né rispettato i criteri fissati dal sindacato- si legge in un comunicato diffuso dopo la riunione di lunedì- il favoritismo e il nepotismo hanno predominato e ciò ha suscitato un’ondata di contestazioni”. L’iniziativa di oggi si inserisce in un quadro articolato di manifestazioni e proteste, che il ramadan e la pausa estiva hanno solo smorzato senza però fermare. Lunedì c’erano stati due presidi, uno per i diritti delle donne e l’altro contro la corruzione, martedì lo sciopero del trasporto pubblico, ha paralizzato la capitale, ogni giorno è palpabile il malumore per l’aumento esorbitante dei beni di prima necessità, in particolare dei prodotti tipici del ramadan. Sabato è in programma un’altra iniziativa contro l’ex partito al potere, Rcd, che, seppur disciolto, mantiene i suoi gangli nell’intero sistema amministrativo e burocratico. Le rivendicazioni politiche quindi si sommano a quelle sociali, in un momento di delicata transizione verso l’Assemblea Costituente, che sarà eletta il 23 ottobre, salvo colpi di scena affatto improbabili in questo combattivo agosto tunisino.

Fonte: http://www.nena-news.com/
12 Agosto 2011

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