Troppi strappi riducono la giustizia a brandelli


Stefano Fantino


Intercettazioni, ingerenza della politica sulla magistratura, sicurezza, mafia. Un colloquio con il magistrato Gian Carlo Caselli, recentemente nominato Procuratore Capo di Torino.


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Troppi strappi riducono la giustizia a brandelli

Dottor Caselli, lo scontro la Magistratura e Governo sembra farsi più serrato in questi giorni, dopo i recenti disegni di legge e dopo gli attacchi del premier alla magistratura. Cosa ne pensa?

Sono molto preoccupato perchè si dice di voler affrontare certi problemi e poi all'interno delle risposte presentate si inseriscono all’improvviso alcuni emendamenti riguardanti problematiche diverse che poco c'entrano con l'originale. Nel disegno di legge sulla sicurezza ad esempio è stato inserito un emendamento che va contro la sicurezza dei cittadini, in quanto causerà la sospensione di migliaia di processi anche per fatti assai gravi (sequestri di persona, estorsioni, rapine, furti in appartamento, scippi, stupri…..).

E come recepisce l'”ingerenza” politica nella sfera della giustizia?

A parte quel che sostengono molti commentatori, e cioè che il tutto è finalizzato a sospendere un processo che interessa direttamente il premier, va detto che bloccare un’infinità di processi con decreto governativo, senza passare per il CSM e senza lasciare ai magistrati di valutare caso per caso come sarebbe necessario ed equo, costituisce un precedente pericoloso. E poi sono ripresi gli attacchi alla magistratura da parte della classe politica, l'ennesimo capitolo di una storia infinita, di un tentativo di delegittimare la funzione giudiziaria. Un fatto che accade solamente in Italia.

Alcuni emendamenti prevedono strappi anche netti, magari nel tessuto costituzionale…

Un caso è quello della “monnezza” e della creazione di una procura e di un giudice speciale. Queste situazioni sono in contrasto con la Costituzione (articolo 102 ) e le emergenze non vanno assolutamente affrontate con degli strappi alla legalità costituzionale. Le cito quello che nel 1900 disse un giurista, Gaetano Mosca, in una prolusione intitolata “Che cosa è la mafia?” : «E' sperabile che le nostre classi dirigenti, edotte dall’esperienza, comprenderanno finalmente che, quando si permette uno strappo alla giustizia ed alla legalità, non è possibile prevedere dove lo strappo andrà a fermarsi e che può eziandio accadere che esso si allarghi tanto da ridurre a brandelli tutto il senso morale di un popolo civile».

Alcune proposte, invece minano alla base non solo dei diritti fondamentali come la libertà di stampa, ma anche lo svolgimento delle mansioni della magistratura. Penso alle intercettazioni.

La limitazione della durata delle intercettazioni telefoniche a soli tre mesi significa un grave depotenziamento di uno strumento spesso decisivo per le indagini, con ricadute negative – anche qui – sulla sicurezza dei cittadini. E’ poi assurdo che se vengono disposte delle intercettazioni per una rapina, poniamo, non si possa utilizzare quanto emerge dalle intercettazioni se non per perseguire il reato per il quale sono state autorizzate. In sostanza, se io dispongo delle intercettazioni telefoniche per una rapina e dai nastri emergono reati gravi, magari omicidi o stragi, le stesse intercettazioni non valgono perchè sono utili solo per perseguire il reato di rapina per il quale erano state disposte. Un fatto assurdo. Senza contare, ma su questo argomento ci sono ancora dei dubbi, alcune drastiche riduzioni degli spazi relativi alle intercettazioni ambientali, con danni anche per le indagini su reati di mafia e terrorismo.

All'interno dei confini di una giustizia come quella italiana, cosa potrebbe significare la penalizzazione di un reato come l'immigrazione clandestina?

Io penso che le migrazioni siano fenomeni epocali. Di dimensioni così vaste che pretendere di governarle con misure penali è un controsenso, essendo le stesse palesemente inadeguate. Inoltre sono da perseguire i “profili criminali” della migrazione, non la migrazione in sé. Una giustizia cui sia affidato questo fine, non può reggere il carico, con conseguente implosione della giustizia stessa e delle carceri. Dunque ritengo che il reato sarebbe risposta prettamente di facciata, mentre i problemi sono altri.

Quindi un problema sicurezza che sebbene presente viene messo in luce come se fosse l'unico?

Di fianco alla necessità di sicurezza, che è un diritto di tutti, vi sono altri drammatici problemi come quello del costo della vita, dei salari inadeguati, dell'Alitalia, del dibattito sul ritorno al nucleare, delle condanne della Corte Europea per quello che concerne le frequenze televisive, del lavoro che non c’è o è drammaticamente pericoloso. Ma la sicurezza è diventata l’unico vero problema, e si arriva persino alla militarizzazione di quartiere, tirando in ballo i “Vespri Siciliani” e non ricordando che all'epoca si era davanti a una situazione diversa, a due stragi, a un attacco eversivo allo Stato.

Anche il problema mafia. Cosa si potrebbe fare di più dal punto di vista politico? Pensa che sia stata interessante l'impostazione data all'ultima commissione antimafia?

Penso che l'impostazione sia corretta e che la relazione prodotta sia pregevole e importante. Quanto alla mafia è ormai acclarato che il nodo da sciogliere sia quello tra mafia e politica, cosa apparsa sempre più chiaramente dopo il periodo stragista.

Cosa ricorda della sua esperienza a Palermo?

Sono stato 7 anni a capo della Procura di Palermo. Un periodo molto intenso. Tantissimi arresti di latitanti del calibro di Riina, Brusca, Aglieri, Graviano, Bagarella. 10 mila miliardi di vecchie lire il valore dei beni sequestrati, 650 ergastoli comminati. I primi processi “eccellenti”.

Di quello, però, in tanti italiani permane una visione distorta. Come la sentenza sul caso Andreotti, erroneamente, conosciuta come assoluzione…

Questo è uno scandalo, una vergogna. Alla maggioranza della popolazione è stata nascosta la sentenza, dove fino al 1980 viene riconosciuta la frequentazione, penalmente rilevante, di Andreotti con Cosa Nostra, sebbene il senatore a vita sia stato prescritto. Cancellare e stravolgere la verità, parlando di assoluzione, è grave anche da parte di molta informazione. La gravità sta soprattutto nel fatto di legittimare, in questo modo, un tipo di politica che giustifica i rapporti e le connivenze con la criminalità organizzata; significa andare oltre alla linea di demarcazione tra lecito e illecito.

Ora a Torino, il 30 marzo, la nomina a Procuratore Capo, dopo essere stato Procuratore Generale. Come vive questa fase della sua vita professionale?

Volendo scherzarci sopra, ai Procuratori generali spetta l'appellativo di Eccellenza, quindi dal punto di vista dei titoli sono… sceso. Significa però che dovrò rimettermi a “pedalare”, in un ufficio operativo. E questo lo faccio molto volentieri.

Fonte: Libera Informazione

19/06/2008

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