Tre milioni e 300mila persone, lo 0,7% del pil ma il nuovo welfare è di nuovo sulle barricate


Riccardo Bagnato


Ieri per la giornata internazionale del volontariato proclamata dall’Onu convegni, seminari e mostre in tutta Italia. Occasione per fare un bilancio del lavoro svolto da oltre 40 mila organizzazioni, che rappresenta oltre sette miliardi e 700 milioni di euro. Ma anche per protestare contro la soppressione dell’Agenzia per il terzo settore prevista dalla manovra Monti…


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Tre milioni e 300mila persone, lo 0,7% del pil ma il nuovo welfare è di nuovo sulle barricate

Li abbiamo visti spalare via il fango dopo la recente alluvione a Genova, cercare fra le macerie del terremoto all’Aquila o intervenire tutte le volte che ne avevamo bisogno. Ogni giorno, li possiamo scorgere mentre guidano le ambulanze, prestano aiuto ai senza tetto, accudiscono gli anziani, accompagnano i disabili, tengono compagnia ai bambini in ospedale o servono i pasti ai poveri. Garantiscono diritti e dignità laddove lo Stato non è mai arrivato o non arriva più e dove le aziende non possono o non vogliono arrivare. Sono i volontari italiani, oltre 3 milioni e 300 mila secondo le ultime rilevazioni disponibili, che prestano gratuitamente il proprio tempo fuori e dentro le oltre 40mila organizzazioni nate per lo più dopo il 1980. A loro, oggi, come ogni 5 dicembre dal 1985, l’Onu dedica la giornata internazionale dei volontari. A cui si sommano però, quest’anno, altre ricorrenze: dai festeggiamenti per i vent’anni della legge quadro sul volontariato, la 266 del 1991, alla chiusura dell’Anno europeo del volontariato, il 2011, passando per le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia. Proprio in un momento, tuttavia, in cui dal governo sembrano arrivare indicazioni e apprezzamenti di tutt’altro segno, come ad esempio la soppressione dell’Agenzia per il terzo settore, che costringono volontariato e non profit ancora una volta alle barricate.

Un popolo di donatori che lo Stato, vent’anni fa, ha riconosciuto a livello istituzionale e che oggi – per chi ancora non lo sapesse – rappresenta lo 0,7% del Pil italiano, ovvero 7.779 milioni di euro, pari a poco meno di un terzo della manovra correttiva del governo Monti 1. Una cifra che, se sommata al totale del valore della produzione di tutte le organizzazioni di Terzo settore, porterebbe a quantificare la ricchezza prodotta dall’intero settore non profit in Italia al di sopra del 4% del prodotto interno lordo. Parola dell’Istat che, a luglio, ha reso noti i primi risultati di una ricerca commissionata dal Cnel sul valore economico del volontariato partendo dai dati del 1999. Ogni anno – dice l’Istituto nazionale di statistica – sono 702 milioni circa le ore che tutti i volontari messi insieme mettono a disposizione, pari al lavoro che svolgerebbero 384.824 individui a tempo pieno. Infine – sostengono i ricercatori – per ogni euro rimborsato ai volontari c’è un ritorno economico di circa 12 euro, calcolato sulla base dell’indicatore “Viva” (Volunteer Investment and Value Audit), elaborato dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO).

Chiamateli dunque “tute arancioni”, scout, crocerossine, oppure utilizzate le sigle storiche sotto cui spesso prestano il proprio servizio come Caritas, Auser, Anpas, Misericordie, Uildm, Avis, Focsiv, Uisp, o ancora definiteli più genericamente come “volontari”, sta di fatto che sono loro l’asse portante su cui si sta formando un nuovo welfare, complementare a quello statale e alternativo a quello di matrice aziendale, senza cui milioni di persone già oggi non potrebbero andare avanti.

Organizzati in piccole o grandi realtà, i volontari si incontrano online grazie a Facebook o Twitter, aderiscono a comitati o gruppi spontanei, sono soci di organizzazioni di volontariato più o meno storiche, o ancora partecipano a nuove forme di impresa sociale strutturate, diventando l'”anima e il cuore” di molte cooperative sociali, ong, fondazioni, associazioni di promozione sociale e associazioni sportive dilettentistiche.

Si impegnano per oltre il 50% nel campo dell’assistenza e della sanità, per il 13% in quello della cultura, nel 10% dei casi ad attività di protezione civile e un 5% preferisce dedicarsi all’ambiente. Difficile ignorarli, impossibile non conoscerli.

Per questo, in tutta Italia, sono stati organizzati convegni, seminari, mostre, per fare il punto su cosa è cambiato negli ultimi vent’anni e sul futuro. Se nel capoluogo lombardo il settimanale del non profit, Vita, promuove un mostra fotografica e un convegno dal titolo “Nutrire la comunità. Il ruolo del Volontariato”, a Roma, invece, il Forum del Terzo settore, il coordinamento dei Centri di servizio per il Volontariato (CSVnet) e la Conferenza Permanente delle Associazioni, Federazioni e Reti del Volontariato (ConVol) hanno organizzato un incontro ufficiale alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero.

In questa occasione gli Stati Generali del volontariato italiano hanno deciso di presentare al capo dello Stato un appello per richiamare l’attenzione delle istituzioni verso il proprio settore: “Chiediamo più spazio e rispetto nei confronti del volontariato” dice Andrea Olivero, portavoce del Forum. E aggiunge: “Siamo una delle risorse per la rigenerazione del nostro Paese. E proprio per questo non capiamo e siamo contrari alla soppressione dell’Agenzia del Terzo settore prevista dalla manovra Monti. Non si tiene in considerazione la nostra crescita e si vuole ridurre il settore a un ruolo ancillare. Non possiamo permetterlo”.

Sulla stessa linea d’onda Fausto Casini, coordinatore della Consulta del Volontariato presso il Forum e presidente Anpas: “Tutti ci dicono che la crisi dei mercati è dovuta alla mancanza di fiducia e credibilità, perché allora non investire sul volontariato e cioè su uno degli elementi che possono certamente restituire sia fiducia sia credibilità sociali?”. E precisa: “Per questo, proprio in occasione della giornata internazionale dei volontari, chiediamo anzitutto ai cittadini di fare volontariato, così come chiediamo alle istituzioni di permettere loro di poterlo fare”. Mentre Stefano Tabò, neopresidente del CSVnet sottolinea: “il governo oggi parla di equità, crescita e sviluppo, parole da sempre nel dizionario del volontariato, una delle vere capacità per far crescere il Paese”, a cui è di nuovo Casini a dar seguito dichiarando: “Alle istituzioni chiediamo concretamente: invece di eliminare gli sgravi di cui gode il volontariato con la prossima delega fiscale, o di ritardare i pagamenti del 5 per mille come sta avvenendo, o ancora, invece di dichiarare guerra ai falsi invalidi senza nemmeno consultare chi, come il volontariato, conosce la situazione, perché non considerare una volta per tutte il valore economico e sociale che il volontariato genera, smettendola una volta per tutte di considerarlo uno strumento per abbattere i costi?”.

Domande che rimangono sullo sfondo di una giornata concentrata soprattutto sugli aspetti celebrativi. Ma che potrebbero trovare qualche risposta, seppur parziale, nella scelta di evitare l’abolizione dell’Agenzia per il terzo settore: “Una notizia inaspettata e un segnale grave di disattenzione verso chi dimostra di avere capacità occupazionali e valore sociale” ha commentato a caldo Edoardo Patriarca, membro dell’Agenzia. O ancora nella tanto auspicata riforma della legge quadro sul volontariato più volte annunciata, e sistematicamente accantonata in qualche angolo del Parlamento. Un destino quest’ultimo che, purtroppo, la accomuna a tante altre norme che coinvolgono il volontariato e il non profit, da quella per la stabilizzazione del 5 per mille alla tanto dibattuta riforma del servizio civile. Come a dire: appuntamento al prossimo 5 dicembre, se non prima, per verificare le novità.

Fonte: Repubblica.it

5 dicembre 2011

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